Testo riportato dal VII e ultimo capitolo del Trattato dell’Amor di Gesù, opera devozionale composta da padre Girolamo Savonarola poco dopo l’ordinazione ma pubblicata solo nel 1492, una volta rientrato nel Convento di San Marco a Firenze.
Della grandezza della Passione del Nostro Signore Gesù Cristo
Anima mia, ti prego che mai non esca dalla tua mente il grandissimo amore del tuo Sposo e dolce Redentore Cristo Gesù.
Questa contemplazione sarà il nostro pane e il nostro cibo, notte e giorno.
Il nostro vivere e il nostro morire sia continuamente nelle Piaghe e nelle Viscere del Dolcissimo Verbo Incarnato.
Contempla, dunque, anima mia, quanta è stata la Sua Passione e quanto il Suo Dolore.
Non vi è passione che a questa possa [anche solo] assomigliare, perché tutti i suoi sensi erano brutalizzati e dentro e fuori percossi, la Sua tristezza era grandissima nella Sua nobile e forte Mente, nella quale con forte impressione apprendeva le cose che Lo rattristavano e, massimamente, i peccati di tutti gli uomini.
I quali peccati erano in disonore di Suo Padre e strumento immenso di perdizione di anime.
E tanto più quando vedeva contro di Lui i giudei peccare gravissimamente, essendo Suoi fratelli, avendo tristezza della malizia dei grandi e compassione dell’ignoranza dei piccoli, cioè della plebe.
Ancor di più accresceva la Sua tristezza quando vedeva patire ogni generazione di uomini: dal popolo ebraico a quello gentile, essendo dagli scribi e dai farisei accusato e da Pilato condannato.
Da Erode beffato e da maschi e femmine perseguitato – e in massimo modo da quella donna che fece negare Pietro – da principi e servi, dai Suoi amici abbandonato, da Pietro Negato, da Giuda tradito.
E tutte queste generazioni di uomini portavano la tristezza interiore del nostro Salvatore.
Ancora si muoveva il Suo Cuore mondissimo, avendo tristezza dell’offesa la quale ingiustamente tollerava, e tanto più quanto che era in grande irriverenza del Suo Eterno Padre, soprattutto vedendosi spogliato e nudo in mezzo a tanto popolo, tra il quale già aveva predicato gloriosamente e fatto mirabile operazioni.
La crudeltà ancora della Passione e della morte, la quale non aveva meritata, Lo affliggeva molto e tanto più quanto che questa proveniva dalla misera volontà di scribi e farisei.
Ma soprattutto queste afflizioni più Lo affannavano dentro la Pietà e Compassione che aveva verso quelle donne devote, le quali con gran dolore Lo seguivano.
E sopra ogni dolore Lo affliggevano dentro le lacrime e sospiri e grandissima passione della Sua Dolce Madre, La quale amava tenerissimamente.
Fu così grande la Passione del nostro Salvatore nei sentimenti.
Ma portò anche un’acerbissima Passione nei sensi esterni e, principalmente, nel tatto essendo percosso tante volte alla Colonna, e trapassato nel Capo dalla Corona di acutissime spine.
E tanto più quanto era beffato, e picchiato, e strattonato, e continuativamente percosso da persone ignobili e crudeli, le quali non sapevano cosa fosse la pietà.
Ma sopra tutto ciò furono le Piaghe quando fu Crocifisso, perché fu ferito nei punti nervosi, cioè nelle Mani e nei Piedi; e aggravava il dolore il peso del Corpo prendente sopra quei chiodi, e tanto più per il lungo tempo in cui Vi stette sospeso, per quanto il Dolce e Buon Gesù era di sana Costituzione, ma delicata e molto sensibile.
Questo perché essendo nobile e robusto il Suo Fisico tuttavia, secondo i filosofi, Lui aveva una fortissima sensibilità e per questo ogni minima puntura e taglio risultava molto dolorosa.
Allora pensa a quanto dolore portò per il tuo amore.
La Sua purezza accrebbe questo dolore, perché Gesù trasfuse nel dolore tutta la Sua sensibilità, anzi la incrementò volontariamente perché, avendo assunto di Propria sponte questa Passione, voleva riceverla ancora più grave per soddisfare il Sacrificio in bene dell’umanità.
O Carità inestimabile!
Gesù avrebbe potuto soddisfare il Suo Sacrificio con una goccia di sangue, ma per dimostrare il Suo amore e per convincere la Sua creatura ad amarlo, accettò un patimento straziante.
Ulteriormente la moltitudine delle passioni, le quali insieme concorrevano in quel candido Corpo, moltiplicandone di molto il Dolore, perché non patì solamente in una parte del Corpo, ma in tutte, da Capo a Piedi.
E non solamente nel senso del tatto, ma con tutti: nel gusto quando gli fu dato il fiele e l’aceto da bere; nell’odorato, perché fu Crocifisso in un luogo fetido, dove si uccideva e torturava; nell’udito, perché continuamente udiva la voce dei giudei che Lo bestemmiavano e si facevano beffe di Lui, e dall’altra parte la dove di quelle sante donne che lo seguivano; inoltre, [udiva] le parole pietose e piene di lacrime e sospiri della Sua dolce Madre, più angustiata di tutte presso la Croce.
Anima mia, il tuo sposo Gesù, per salvarti, ha portato tanta passione, dimostrandoti le viscere della Sua misericordia, per invogliare il tuo duro cuore ad amarLo.
È certamente duro come il ferro chi, a Tutto Questo pensando, non si infiamma.
Pertanto, contempla molto la Sua Passione per infiammarti del Suo dolce Amore, il quale fa apparire ogni fatica leggera e con gioia aiuta a camminare verso la Vita eterna.
[Raccolto e riadattato in italiano moderno da Lorenzo Roselli]