
Stamattina, nella purtroppo quotidiana e purtroppo visibilissima predica di Santa Marta, Bergoglio ha intrattenuto i presente e gli ascoltatori su Giuda Iscariota.
Ci soffermiamo su un punto:
Una cosa che attira la mia attenzione è che Gesù mai gli dice “traditore”; dice che sarà tradito, ma non dice a lui “traditore”. Mai lo dice: “Vai via, traditore”. Mai! Anzi, gli dice: “Amico”, e lo bacia. Il mistero di Giuda: com’è il mistero di Giuda? Non so … Don Primo Mazzolari l’ha spiegato meglio di me … Sì, mi consola contemplare quel capitello di Vezelay: come finì Giuda? Non so. Gesù minaccia forte, qui; minaccia forte: “Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito: meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Cf. Mt. 26,24). Ma questo vuol dire che Giuda è all’Inferno? Non so. Io guardo il capitello. E sento la parola di Gesù: “Amico”.
Al di là del fatto che “traditore” e “colui che tradisce” voglion dire la stessa cosa: basta aprire un qualsiasi dizionario della lingua italiana … notiamo:
1) che Bergoglio non fa che ribadire posizioni già espresse dai due suoi immediati predecessori, di cui uno ancora vivente;
2) che sul destino eterno di Giuda non c’è nessun mistero: Gesù stesso ce lo rivela dannato.
Punto primo.
Di Giovanni Paolo II possiamo citare questo passo: “Di nessuno, neppure di Giuda, si può parlare con sicurezza di eterna dannazione” (Varcare la soglia della speranza, 1994, pp. 201-202). Dubbi sulla dannazione del traditore, che non reputando la Divina Misericordia capace di assolverlo andò ad impiccarsi, anche Benedetto XVI: “Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto” (Udienza generale del 18 ottobre 2006). Quindi ormai questo dubbio è “dottrina comune” post-conciliare: non potrebbe essere altrimenti visto che l’agnosticismo è una delle basi del modernismo; e Francesco, da elogiatore del dubbio e da modernista, la fa sua e la “insegna”. E questo insegnamento è quasi “dogmatico” tanto che il tristemente noto Mons. Parla non ebbe timore pochi mesi or sono di affermare: “Per la Chiesa cattolica, se uno afferma che Giuda sta all’inferno, è un eretico” (vedi qui). Verrebbe da rispondergli: Medice cura teipsum!
Punto secondo.
La dannazione di Giuda non è un mistero a noi ignoto: essa ci chiaramente palesata dalle Scritture.
Il Cristo chiama Giuda “figlio di perdizione ” (Joann. XVII, 12) che “è un ebraismo che significa: colui che si è perduto. Con questo nome si allude a Giuda traditore. Non è per incuria di Gesù che Giuda andò perduto, ma per la perversa sua volontà. Dio, che ciò aveva permesso, lo fece preannunziare nella Scrittura (Salm. XL, 10; CVIII, 8)” (Padre Marco M. Sales OP, La Sacra Bibbia – Il Nuovo Testamento, Torino, 1925, Vol. I, p. 429, n. 12). San Pietro nel passo citato degli Atti degli Apostoli usa in riferimento al destino eterno del traditore l’espressione andare nel luogo suo proprio: “un eufemismo per indicare l’inferno. Giuda abbandonò il luogo che occupava tra gli Apostoli per acquistarsi un luogo nell’inferno, come si conveniva all’enormità del suo delitto” (Ibid. p. 463, n. 25). Ecco perché il Signore usò quella frase tremenda: “meglio per lui se non fosse mai nato”
Lapidario è il Catechismo del Concilio di Trento, eco dell’unanime (e quindi infallibile) consenso dei Padri: “Spesso avviene infatti che gli uomini non si pentano dei peccati quanto dovrebbero; che anzi vi sono taluni, a detta di Salomone, che si rallegrano del male commesso (Pr 2,14); mentre vi sono altri che se ne affliggono cosi amaramente, da disperare di salvarsi. Tale sembra essere stato il caso di Caino che esclamo: Il mio peccato è più grande del perdono di Dio (Gn 4,13); e tale fu certamente quello di Giuda, il quale pentito, appendendosi al laccio, perdette insieme la vita e l’anima (Mt 27,3 Ac 1,18)”.
La liturgia romana infine in una orazione che della Messa in Coena Domini e della funzione del Venerdì Santo mette a confronto le figure del Buon Ladrone, che fu “canonizzato” dallo stesso Gesù prima di morire, e di Giuda: mentre del primo si dice che ricevette “confessiónis suæ praemium“, evidentemente la salvezza (“Oggi sarai meco in Paradiso”), del secondo che ricevette “reatus sui poenam“, evidentemente il castigo nell’Inferno stabilito una volta e per sempre.
Pertanto se della figura di Giuda vi è qualcosa di oscuro, non è certo al sua sorte eterna in inferno, che noi dobbiamo evitare. E ad evitarla dovrebbero invitarci certi pastori che invece son tutti occupati a scagionare il Traditore, quasi a riabilitarlo, ad assolverlo forse volendo assolvere essi stessi e i propri tradimenti contro Gesù e la sua Sposa, la Chiesa.
Sul tradimento di Giuda consigliamo la lettura dei testi dell’abate Giuseppe Ricciotti.
Ma non leggiamo: ” E Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio TRADISCI il Figlio dell’uomo?”
E uno che tradisce che cos’ è se non un TRADITORE? Ma questo qui – Bergoglio- è proprio ciocco, e nemmeno sa leggere. Sì, lo chiama ‘amico’: e che cosa c’è di peggio di un amico che tradisce un amico, l’amicizia e la fiducia in lui riposta?? Niente. E Gesù infatti gli dice che sarebbe stato meglio che non fosse nato. (Mazzolari e) Bergoglio dicano quello che vogliono, dicano che non sanno, almeno, che non vogliono sapere, E tacciano. E Bergoglio è peggio di Giuda: almeno Giuda il dolore per quanto ha fatto l’ha sconvolto, Bergoglio continua ad essere testardamente felice, E SE NE VANTA, di tradire, se non la sua (dubito che l’abbia mai avuta) la fede dei cattolici, della quale dovrebbe esser garante!