di Massimo Micaletti

L’Alfa Romeo Brera nasce come prototipo nel 2002 e viene commercializzata solo tre anni più tardi, nel 2005, e già questo è un pessimo inizio: non si fa invecchiare un’auto prima ancora di venderla.

Alla sua presentazione, la bella linea di Giugiaro fa strage di cuori e di premi di design poi però Fiat la mette in naftalina per un bel pezzo. Ma i problemi non sono solo questi: la Brera nasce sul pianale Premium Fiat / General Motors, concepito quando la fusione tra i due gruppi era data per certa. Si tratta di una piattaforma pesante e poco sportiva, nonostante le caratteristiche delle sospensioni e dei motori non fossero affatto malvagie, e rivelatasi poco dinamica su tutte le numerose auto che l’hanno adottata: Fiat Croma, Alfa 159, Sabba 9.3, Opel Signum, Chevrolet Epica, Cadillac BLS e, appunto, la Brera e la derivata Spider. Intendiamoci: non si tratta di un’auto lenta anche perché la potenza non mancava, ma non aveva caratteristiche di guida da sportiva, Alfa Romeo per di più. Gli interni inoltre lasciavano molto a desiderare quanto a stile e qualità, come sulla sorella Alfa 159. Aggiungiamo motori tutti made in General Motors e potremo comprendere come le vendite fossero tutt’altro che esaltanti: il leggendario V6 Alfa Romeo “Busso” fu messo da parte per ragioni di inquinamento e fu adottato un V6 3200cc addirittura australiano (preso dalla Holden, un marchio della galassia General Motors); per la versione meno potente, fu montato un 2.2 Opel. Pianale e motori condivisi con Opel: per gli alfisti la misura era colma.

Alfa corre ai ripari, dapprima adottando l’ottimo 2.4 turbodiesel da 200cv, in seguito montando il 2.0 turbodiesel da 170cv e il 1750 turbo benzina da 200cv: ottime combinazioni, ma la frittata è fatta e quando viene tolta di produzione, nel 2010, ne restano tanti esemplari invenduti che la Brera resterà in listino fino al 2011 inoltrato. Il disegno Giugiaro, la costruzione in Pininfarina e il marchio Alfa Romeo non sono stati sufficienti a garantire il successo di quella che si presentava come una sportiva ma era, in definitiva, una berlina a passo corto fatta con componenti che provenivano un po’ da mezzo mondo.

La Brera però è una bella macchina, ingiustamente penalizzata da aspettative talmente alte (è pur sempre un’Alfa!) che hanno impedito di valutare serenamente quel che poteva dare. Le forme di questa coupé restano godibili e decisamente particolari, contrapponendo un muso molto lungo a una parte posteriore tozza e tronca, acquisendo ulteriore muscolarità nella variante Spider. I motori sono molto godibili pur se carenti di blasone (fatta eccezione per il 1750 benzina che alla grinta aggiunge le origini italiane) e la tenuta di strada è più che valida, tanto ciò è vero che in Gran Bretagna è ancor oggi molto apprezzata e ne sono state realizzate versioni potenziate e alleggerite riservate esclusivamente a quel mercato.

Un’auto che non ha avuto fortuna al suo tempo, ne avrà molto probabilmente negli anni a venire tra gli appassionati.