Finalmente è arrivato! Finalmente è arrivato il protocollo per la celebrazione, dal 18 maggio, delle messe cum populo.
Il testo, predisposto dalla Conferenza Episcopale Italiana e approvato dal Comitato Tecnico-Scientifico, potremmo paragonarlo, se solo non fosse così enormemente ridicolo (oltre che offensivo per la libertà della Chiesa), ai decreti di Giuseppe II, l’imperatore sagrestano, che pure rivendicava il diritto di decidere sulla lunghezza dei ceri.
Comunione, ça va sans dire, in mano, distanziamento da uno a un metro e mezzo, accessi contingentati (con sicura recriminazione contro il povero prete che dovrà dire “tu non entri” al malcapitato fedele di troppo), gel e mascherine, appositi contenitori per le offerte, l’organista se proprio ce n’è bisogno ma … c’è sempre un ma! … guai a far girare libretti di canti e preghiere e soprattutto un no assoluto alla presenza del coro.
Tutte cose che ammantano di ridicolaggine non solo le funzioni del nuovo rito, che già di per sé ne sono impregnate, ma la stessa istituzione ecclesiastica, offesa nella sua libertà e nella sua dignità, da autorità che danno da spalla a questo becero giuseppinismo da burla con velleità di dittatura sanitaria.
In attesa che da Santa Marta si dica qualcosa in questo teatrino da trivio, potete di seguito leggere il testo del protocollo che riprendiamo dal sito ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana.
Seleziona Pagina
…perché, ‘questa’ chiesa avrebbe una dignità? Ma lasciamo che la prendano in burla, che burla è! Disposizioni per regolare una cerimonia farlocca… ma dove siamo, quando ci sono tante situazioni autenticamente drammatiche che vengono lasciate a se stesse come inevitabili…
Nostro Signore perdonerà chi si rifiuterà di partecipare a questo sacrilegio. Meglio rimanere senza comunione che riceverla nel peccato. Il Sacrificio dell’Agnello ridotto ad un intervento da infermiere. Infami massoni all’interno delle gerarchie ecclesiastiche che hanno lavorato dal CVII per anni a questa protestantizzazione della Chiesa.
Innanzi tutto mi stupisco delle tempistiche: a dir poco tardive. Perché un protocollo di disinfestazione e di distanziamento non è stato subito preparato dalla CEI all’indomani dello scoppio della pandemia nel nostro Paese? Ci sarebbe forse voluta qualche settimana per attuarlo, ma non più di due mesi! Non dimentichiamoci che, nel momento stesso in cui la Conferenza Episcopale Italiana si affrettava a decretare la sospensione delle celebrazioni, c’era una pletora di sciatori sulle piste lombarde e tantissima gente a fare bisboccia ai navigli milanesi, ma questi sono solo degli esempi di ciò che continuava ad avvenire nel nostro Paese. È proprio vero ciò che ha affermato il professor Turco: non ci troviamo dinanzi ad un semplice cambiamento, ma ad un’epoca. L’epoca dell’esilio di Dio, dell’idolatria dell’uomo, del suo volersi sostituire all’Onnipotente. Le tante persone (purtroppo , anche battezzate) che vedono in questi provvedimenti restrittivi solo dei mali necessari, senza chiedersi se sia stato violato uno stato di diritto, dimostrano che ci stiamo spingendo verso una deriva pericolosissima, dalla quale usciremo con le ossa rotte, perché tutte le volte in cui l’uomo ha confidato solo in se stesso, è rimasto deluso, la storia ce lo insegna. Se una mazzata come il Covid-19 non è riuscita a farci ravvedere, mi sa che faremo la fine del Faraone d’Egitto ai tempi di Mosè.