
Testo di Anonimo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso
Nella festa di S. Giustino di Chieti, primo Vescovo della città teatina, il ricordo del Vescovo Venturi, sulla cattedra di S. Giustino dal 1931 al 1947.
Nato da famiglia di agricoltori il 4 giugno 1874 a Mezzane di Sotto (Diocesi di Verona), Giuseppe Venturi entrò, all’età di 13 anni, nel seminario di Verona, dove proseguì gli studi fino al conseguimento della maturità classica . Venne poi ammesso all’Almo Collegio Capranica di Roma e conseguì la laurea cum laude in Sacra Teologia presso la pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 21 settembre del 1899 , venne nominato vicedirettore del seminario veronese, per essere promosso cancelliere vescovile nel 1909. Il 9 luglio 1926 Papa Pio XI lo elesse Vescovo di Cagli e Pergola. Venturi ricevette, quindi, la consacrazione episcopale il 29 agosto successivo dal Vescovo Girolamo Cardinale , nella cattedrale di Verona. Il 18 febbraio 1931 Papa Ratti lo elevò Arcivescovo, assegnandogli la sede di Chieti. Mons. Venturi reggerà l’Arcidiocesi teatina fino al 1947, anno della sua morte. Sulla cattedra di S. Giustino, il Vescovo veneto si spese anzitutto per la riorganizzazione della vita ecclesiastica operando per il buon funzionamento del seminario, al quale vennero affiancati i collegi di Vasto e Pescara; favorì l’insediamento di nuove case religiose; aprì poi numerosi asili e un istituto magistrale affidato alle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata e si adoperò per il restauro della Cattedrale. I meriti del Vescovo Venturi e la conseguente imperitura gratitudine del popolo teatino verso questo suo Pastore sono, però, legati soprattutto al coraggio e alla fermezza che egli dimostrò durante gli anni difficili del secondo conflitto mondiale. Infatti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i tedeschi stabilirono a Chieti un comando di presidio: per mesi il territorio dell’Arcidiocesi fu sferzato da continui bombardamenti aerei. Per difendere la città e i suoi figli, Venturi promosse un’accorta azione diplomatica presso la Santa Sede e le autorità militari tedesche: il 21 dicembre 1943 si recò a Roma dove fu ricevuto dal Segretario di Stato, il Cardinale Maglione, e da Pio XII , ai quali chiese di appoggiare la richiesta da lui avanzata di dichiarare Chieti città aperta. Il Presule si rivolse anche a padre Pancrazio Pfeiffer, superiore generale della Società del Divin Salvatore e amico personale del feldmaresciallo Kesselring , comandante di tutte le forze tedesche in Italia. Inizialmente l’opera di Venturi non sembrò sortire l’effetto sperato: il 26 dicembre 1943 , Kesselring ordinò pretestuosamente lo sfollamento totale del capoluogo, intimando all’Arcivescovo stesso di abbandonare per primo la città dando l’esempio agli abitanti. Venturi, oppose un fermo rifiuto e continuò la sua opera di conforto spirituale e materiale verso i suoi figli, non lesinando sforzi e perseverando nell’azione diplomatica presso le ambasciate straniere a Roma. Il 9 febbraio 1944 l’ordine di evacuazione venne finalmente revocato e il 24 marzo successivo Chieti venne dichiarata città aperta, prima in Italia a ottenere questo status. Sull’esempio di S. Giustino – primo Vescovo dell’antica Theate e difensore del suo popolo durante il travagliato periodo delle invasioni dei Goti e della diffusione dell’eresia ariana – Mons. Venturi, con fermo coraggio e profondo zelo, salvò così Chieti e i suoi figli, garantendo loro non solo incolumità fisica e sicurezza materiale, ma soprattutto il conforto della fede. Morì l’11 novembre 1947 dopo aver concluso il Sinodo diocesano, essendosi impegnato ulteriormente nell’opera di ricostruzione morale e materiale di Chieti. Le sue spoglie riposano nella cripta della Cattedrale di S. Giustino e la cittadinanza di Chieti, eternamente grata, ha dedicato negli anni al suo Pastore una lapide posta sulla facciata del Palazzo Arcivescovile e un monumento nella Villa Comunale.
Figure già trattate sul sito (sono escluse le innumerevoli figure trattate sulla pagina Facebook)
Monsignor Beniamino Socche
San Juan de Ribera
Giuseppe II di Costantinopoli
Monsignor Florentino Asensio Barroso
Monsignor Giuseppe Mela
Monsignor Alessandro Domenico Varesino
San Giosafat