di Massimo Micaletti

Papa Leone XII mise al centro del suo magistero la difesa della Chiesa dagli attacchi del modernismo, sia nelle forme esplicite degli assalti demoniaci (sua è la preghiera a san Michele Arcangelo) che nella specie della corruzione della dottrina e del clero. Nell’Enciclica “Fin dal principio”, il Pontefice rende manifesta la preoccupazione della formazione dei preti, ponendola in correlazione stretta e necessaria con la natura stessa del sacerdozio. Riportiamo questi brani che descrivono in maniera luminosa la figura del sacerdote e il suo alto ufficio.

“Il Sacerdozio cattolico, divino nella sua origine, soprannaturale nella sua essenza, immutabile nel suo carattere, non è tale istituzione che possa accomodarsi alla volubilità delle opinioni e dei sistemi umani. Partecipazione del sacerdozio eterno di Gesù Cristo, esso deve perpetuare fino alla consumazione dei secoli la missione stessa dal divin Padre affidata al suo Verbo Incarnato: “Sicut misit me Pater, et ego mitto vos” (1Gv 20,21). Operare la salute eterna delle anime sarà sempre il grande mandato, a cui esso non potrà mai venire meno; come, per fedelmente attuarlo, non dovrà mai cessare di ricorrere a quei soprannaturali presidi e a quelle norme divine di pensiero e di azione che gli diede Gesù Cristo, quando inviava i suoi Apostoli per tutto il mondo a convertire i popoli al Vangelo. Quindi S. Paolo nelle sue lettere vien ricordando, non essere altro il sacerdote che il “legato“, il “ministro di Cristo“, il “dispensatore dei suoi misteri” (2Cor 5,20; 6,4; 1Cor 4,1), e ce lo rappresenta quasi collocato in luogo eccelso (cf. Hb 5,1), quale intermediario fra il cielo e la terra per trattare con Dio gl’interessi sommi dell’uman genere, che sono quei della vita sempiterna (…)  Tal distinzione e separazione deve dunque rimanere inalterata anche ai tempi nostri, e qualunque tendenza ad accomunare o confondere l’educazione e la vita ecclesiastica con la educazione e la vita laicale, ha da giudicarsi riprovata nonché dalla tradizione dei secoli cristiani, ma dalla dottrina stessa apostolica e dagli ordinamenti di Gesù Cristo.

“Certamente nella formazione del clero e nel ministero sacerdotale ragion vuole che si abbia riguardo alle varie condizioni dei tempi. Quindi è ben lungi da Noi il pensiero di rigettare quei mutamenti che rendano l’opera del Clero sempre più efficace nella società in mezzo a cui vive; che anzi appunto per tale considerazione Ci è sembrato conveniente di promuovere in esso una più solida e squisita coltura, e di aprire un campo più largo al suo ministero. Ma ogni altra innovazione che potesse recar qualche pregiudizio a ciò ch’è essenziale al sacerdote, dovrebbe riguardarsi come affatto biasimevole. Il sacerdote è sopra tutto costituito maestro, medico e pastore delle anime, e guida ad un fine che non si chiude nei termini della vita presente. Ora non potrà egli mai corrispondere appieno a cosi nobili uffici, se non sia, quant’è mestieri, versato nella scienza delle cose sacre e divine; se non sia fornito a dovizia di quella pietà che ne fa un uomo di Dio; se non ponga ogni cura in avvalorare i suoi insegnamenti colla efficacia dell’esempio, conforme all’ammonimento dato ai sacri pastori dal Principe degli Apostoli: “Forma facti gregis ex animo” (1Pt 5,3). Comunque volgano i tempi, e le condizioni sociali cangino e si tramutino, queste sono le proprie e massime doti che debbono rifulgere nel sacerdote cattolico, giusta i principi della fede; ogni altro corredo naturale ed umano, sarà certo commendevole, ma non avrà rispetto all’ufficio sacerdotale, che una secondaria e relativa importanza. Se pertanto è ragionevole e giusto che il Clero si pieghi, fin dove è lecito, ai bisogni dell’età presente, è altresì doveroso e necessario che alla prava corrente del secolo, non che cedere, fortemente resista. E ciò, mentre risponde naturalmente all’alto fine del sacerdozio, vale altresì a renderne più fruttuoso il ministero, crescendogli decoro e procacciandogli rispetto. Ora è noto pur troppo come lo spirito del naturalismo tenti inquinare ogni parte anche più sana del corpo sociale: spirito che inorgoglisce le menti e le ribella ad ogni autorità; che avvilisce i cuori e li volge alla ricerca dei beni caduchi, trascurati gli eterni”.

Testo integrale dell’Enciclica qui.