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La Beata Imelda nacque a Bologna in una delle più illustri e ricche famiglie di quella città, quella dei Lambertini. Vide la luce nel 1320; suo padre si chiamava Egano e la madre Castora dei Galluzzi con cui Egano era passato a seconde nozze, essendo rimasto vedovo della prima moglie Misina Guastavillani.
Castora, oltre ai beni materiali, aveva portato in casa Lambertini un elevato “corredo” di virtù cristiane a cui Imelda, fin dal suo apparire poté attingere per trarre conforto da una fede cristiana viva e profonda. Fin da piccola incominciò a manifestare un grande interesse per le cose di Dio; preferiva ascoltare storie sacre, racconti di vite di santi, recitare i salmi piuttosto che udire le fiabe. Così Imelda imparò a nutrire il gusto di “piacere al Signore” e a tenersi lontana dalle vanità del mondo. Manifestò presto il desiderio di consacrarsi a Dio e, verso gli 11 o 12 anni, come era di consuetudine a quei tempi, scelse di entrare nel Monastero Domenicano di S. Maria Maddalena in Valdipietra.
Qui Imelda si mise alla scuola dei grandi maestri della spiritualità Domenicana e, anche se non si sa nulla della sua vita interiore, possiamo supporre con quanto fervore e quanta devozione partecipasse alla preghiera diurna e notturna insieme alle sorelle del suo monastero. Al centro della sua solida pietà vi era certamente il culto Eucaristico nutrito già nell’ambito della sua famiglia e della sua città. La giovane Imelda però non poteva accostarsi al banchetto divino a causa della sua età, per cui, mentre le monache si recavano a ricevere Gesù Eucaristia, essa ne rimaneva esclusa ma desiderosa di potersi accostare al Sacro Altare. In Lei il desiderio di ricevere Gesù era così grande che Gesù stesso la esaudì e Imelda al suo primo incontro con l’Ostia santa, come in un’estasi d’amore, fu resa perfetta nella sua intima unione con Dio.
Il fatto avvenne il 12 maggio 1333, vigilia dell’Ascensione. Dopo la S. Messa e la recita dei salmi le monache si ritirarono dal coro e Imelda, come di consueto, rimase in preghiera davanti all’altare. Ad un tratto apparve un’Ostia circonfusa di luce e un odore fragrante di pane si diffuse nel monastero. Accorsero le suore e il sacerdote che aveva da poco terminato la celebrazione. Raccolta l’Ostia in una paterna, comunicò Imelda che, traboccante di gioia in quella estasi d’amore , passò alla vita di gloria nella comunione eterna con il suo Signore. Aveva appena 13 anni. Un così grande miracolo circondò Imelda dell’aureola dei santi. Il suo culto si estese subito e lo si riferì al culto eucaristico della città. Le sue reliquie, dapprima custodite nel monastero di Valdipietra, furono trasferite nel 1798 nella chiesa di S. Sigismondo dove ancora si venerano. Leone XII ne approvò il culto nel 1825 e nel 1908 S. Pio X la indicò come protettrice dei bambini che per la prima volta si accostano alla Prima Comunione.