
Chiacchierata col Guelfo Rosa:
RS: Da dove partiamo?
GR: Da dove volete, ma andiamo un po’ veloci che è quasi ora di pranzo.
RS: Facciamo così, decida lei. Le cose più rilevanti.
GR: Guardate, sinceramente in questo momento la cosa più rilevante che ho visto accadere nel nostro piccolo mondo è la (ancora parziale) presa d’atto di don Minutella sul ruolo devastante del ratzingerismo. Il resto: dalla riduzione in farsa del fronte pseudoconservatore – il mondo di mezzo, insomma – fino alle news politiche dell’ultim’ora mi paiono cose piuttosto modeste.
RS: Sì, però diciamo qualcosa anche su quelle.
GR: Guardate, sapete perché dico che la svolta di don Minutella è il fatto più rilevante? Non perché voglia ridimensionare alcuni suoi svarioni passati (in particolare in materia di locuzioni, voci, ecc) ma perché è il segno che ormai persino chi ha fatto di Ratzinger una bandiera fatica a non ammettere la realtà. Poi c’è un altro motivo: oggi in Italia, quello minutelliano, è il movimento “sedevacantista” (se riferito al solo Bergoglio) di gran lunga più vasto del Paese. Certo, a differenza degli altri sedevacantisti che non ritengono Bergoglio Papa, il prete di Palermo continua a credere che il Prontefice sia Benedetto XVI, ma – al netto di tutto – risulta difficile non annoverarlo il quel mondo, o almeno affiancarlo, dal momento che ha già sostanzialmente lasciato intendere che non riconoscerà futuri Papi eletti in Vaticano dai cardinali bergogliani.
RS: Le conseguenze?
GR: Difficile dirlo. Certo, rimane il grande problema di un certo soggettivismo del mondo sedevacantista, che decide in proprio sulla visibilità e continuità del papato. Da questi vicoli ciechi poi si fatica a uscire e il rischio del conclavismo, nella storia recente, si è dimostrato una soluzione più comica che canonica.
RS: Parliamo dei vari Palmar, Pope Michael, ecc?
GR: Certo, parliamo di chi s’è fatto Papa da solo, o con gli amici al bar, o perché incaricato da messaggi celesti. I frutti disastrosi li vediamo nella piccola San Pietro non lontana da Siviglia o nel vicinato di Topeka, in Texas. Non vorrei, da qualche discorso che mi è parso di intuire, che anche dalle parti di Palermo si compisse questo errore madornale: sarebbe un suicidio e una pietra tombale. Spero ovviamente di sbagliarmi, nel caso non mi sbagliassi mi auguro che si cambi idea e si fughino dubbi in materia. Alzo, modestamente, il mio cartellino giallo. Se mi chiedesse un parere gli direi: prenditi una pausa, ritirati un po’ di tempo in preghiera e portati nel ritiro qualche libro di Mons. Lefebvre.
RS: Il conclavismo rischia di mettere in burla cose serie.
GR: Del resto il Papato 2.0 a cui ci stanno abituando da circa 60 anni, aiuta questi svarioni. Lo faceva in epoca montin-woitiliana immaginatevi in tempo di post-bergoglismo.
RS: Post- bergoglismo?
GR: Sì, l’abbiamo detto. Il bergoglismo è finito da un pezzo, ora abbiamo Bergoglio sul soglio di Pietro ma certa allure argentina è finita quando si è passati dai discorsi luogocomunisti (da attesa al banco del fresco) a quelli paracomunisti dell’accelerazione eco-progressista (da attesa al tesseramento in una cellula rossa). I primi piacevano alle signore confuse, i secondi solo a quelli dei centri sociali. Lì è finito il bergoglismo come sistema di creazione del consenso e della sua gestione. Almeno lì è finito il primo bergoglismo.
RS: E a questo è speculare l’implosione del fronte pseudoconservatore.
GR: Certo. Qualcuno avrebbe potuto sognare che di fronte allo sgretolamento mediatico del bergoglismo sorgesse un’opposizione conservatrice interna. Errore da principianti: sono lati della stessa medaglia modernista e i lati cadono uniti. Lo abbiamo visto anche in tempi recenti. Il punto non è essere la faccia bella della medaglia brutta, il punto è essere cattolici. Mons. Lefebvre lo aveva capito una cinquentina abbondante di anni fa. E aveva ragione.
RS: Tra l’altro il mondo di mezzo che punta le sue carte sui conservatoroni curiali rischia di morire d’apnea.
GR: Beh, già il conclave che elesse Bergoglio era certamente un segno della pervasività del progressismo nel collegio cardinalizioo, ora – dopo iniezioni concistoriali abbondantissime e turbo-moderniste – lo spazio di manovra del mondo di mezzo si è ridotto ai minimi termini. Nel medio periodo tutto il codazzo dei loro seguaci rischia di restare nel guado. Son vasi di coccio tra vasi di ferro: da una parte i modernisti con gerarchia e soldi, dall’altra i cattolici (cosiddetti tradizionalisti) con la Dottrina di sempre. E in mezzo loro: gli pseudoconservatori.
La ragione, il tempo, i fatti e la storia giocano accanitamente contro la squadra del colpo al cerchio e alla botte, del né carne né pesce, del sì sì no no che diventa nì nì so so. Lo abbiamo visto anche con certi appelli. Ma qui non entro perché è meglio che taccia. Dai cartellini gialli passeremmo agli allarmi rossi.
Ora scusate, ma è ora di pranzo.
RS: Alla prossima!