di Miguel
Cari Amici di Radio Spada,
mi permetto di scrivervi in questo periodo burrascoso per l’umanità, con lo scopo di presentare una piccola riflessione scritta di getto, come quasi tutte le mie lettere.
Chiarisco: quando scrivo “Amici di Radio Spada”, mi rivolgo principalmente a chi la gestisce, a chi fatica ogni mattina per presidiare quel lembo di terreno fumante che nessuno – con questi mezzi – pare aver più voglia di difendere. Parlo alle persone che hanno deciso di diventare soci, o che moderano i commenti, impaginano articoli e libri, preparano grafiche, discutono gli argomenti, propongono strategie.
Parlo a chi c’è e a chi fa.
Ecco, tutti gli altri vadano pure altrove. Chi vuole invece continuare a leggere sia avvertito che non andrò leggero.
Anni fa uno dei motti più significativi di questo manipolo di folli era breve e chiaro: siamo qui per dirvi ciò che non volete sentire. Fu da sempre questa la scelta radicale di questa banda di irregolari chiamata Radio Spada.
Su queste pagine non si viene per baloccarsi con narrazioni dolciastre ma per l’agere contra, in un certo senso, per essere contrariati.
Nei recenti giorni di trionfo ratzingerian-woitiliano sarebbe stato molto semplice fare quello che hanno fatto sostanzialmente tutti gli altri siti: tacere o strizzare l’occhio. Avrebbe creato consensi, avrebbe evitato polemiche e insulti. In alcuni casi avrebbe evitato anche situazioni al limite dell’intimidatorio.
Ecco: per giorni su Radio Spada si è mitragliato con proiettili carichi di fatti oggettivi per spiegare che il mellifluo inganno secondo cui i problemi sono iniziati l’altroieri è solo una comoda bugia per non mettersi in discussione. Apriti cielo: gente scandalizzata, signore confuse che scappavano con bigodini dai colori della bandiera polacca o bavarese, isterici che urlavano nel bidone facebookiano.
Sul tema del grande-complotto-Covid? Pure lì sarebbe stato facilissimo pizzarsi nel coro (anti)conformista per cui ci devono microchippare con aparecchi 5G controllati da Gates vestito da Rocco Casalino. Il tutto tenendo presente la possibile parafrasi di Flaiano: i conformisti si dividono in due categorie: i conformisti e gli anticonformisti.
Sarebbe stato comodo. Avrebbe portato like e applausi a basso costo. Insomma: si sarebbe raccontata la storia che il popolo (anche tradizionalista) vuole sentire.
Sì, la narrazione comoda per cui c’è sempre un complotto che sgrava le coscienze, c’è sempre un cattivone più cattivone dei cattivoni che ineluttabilmente gestisce ogni cosa e che è la quintessenza del male. Una quintessenza che ci fa sentire bene perché oltre a essere molto peggio di noi, è talmente forte e potente da esimerci. Il male è la fuori, insomma. Il popolo oppresso è (quasi) buono. E tutto andrebbe bene se solo… sì, convengo: siamo ai limiti del bergoglismo.
Anni fa c’era il gentismo per cui il mondo migliore sarebbe arrivato se ci fosse stata informazione trasparente e il popolo avesse potuto decidere. Mi permisi di far notare che la gente cui far decidere era la stessa che nel 2014 aveva votato al 40% Renzi.
E badate: chi scrive crede ai complotti. Ma proprio perché ci crede, li vaglia, li soppesa quasi maniacalmente. Magari poi sbaglia ma non li accetta così. Se oggi dovessi vedere un complotto sarebbe quello per cui sono stati “usati” alcuni complottisti inconsapevoli: parlare per giorni dei vaccini di Bill Gates, per poi scoprire che il pessimo Bill (pessimo davvero) lavorava pure sul plasma. Oppure agitarsi per le ipotesi sull’app Immuni, quando potenzialmente siamo tutti tracciabili da anni attraverso il nostro smartphone (e pure intercettabili). E sia ribadito: Gates e app di tracciamento non mi piacciono affatto!
Quando Radio Spada ha pubblicato il suo instant book sul coronavirus ha voluto due medici tra gli autori. Non perché siano infallibili ma perché su queste materie bisogna essere chiari e precisi, a costo di essere impopolari. Uno di loro, Domenico Sambataro, parlò nel podcast di Radio Spada del tema del plasma ben prima che diventasse una moda.
Certo, fare un articolo strappalike sarebbe stato più semplice, comodo, veloce e fruttuoso in termini di visibilità. Ma siamo qui per questo? No.
Attenzione: non sto giudicando le intenzioni di nessuno, che presumo ottime, veramente. Credo però che ognuno debba fare il suo, anche per dar luogo ad un sano dibattito, persino acceso.
Radio Spada è così, fa guerra anche a se stessa se necessario.
Costerà bronci, lagne, punzecchiature, forse perdite ma vi prego:
tenetela così. E non prendetevela.
Hasta luego