Nuova recensione a cura di Luca Fumagalli
A partire dal Concilio Vaticano II anche la gerarchia cattolica è stata conquistata dal “pensiero unico” del mondialismo e dalla sua nuova fede, cioè quell’«impostura religiosa», come recita il Catechismo, «che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità». La casta modernista che ha occupato la Chiesa, ne ha deformato il volto, dividendo e contrapponendo giustizia e misericordia, verità e carità, e sostituendo la globalizzazione alla cattolicità. Tuttavia, al colmo del potere, il desolante Bergoglio ha fatto cadere il velame, causando di riflesso un aumento della santa, irriverente opposizione al volto totalitario della sedicente “Chiesa della misericordia”.
Ma in realtà i personaggi che oggi popolano i sacri palazzi e che sono stati i protagonisti degli scandali vaticani degli ultimi cinquant’anni appartengono sia alla “cosca” conservatrice che a quella progressista del Vaticano II, tutti uomini concepiti, partoriti, allevati, nutriti nel “sacro grembo” del mitico Concilio.
Quanti, per esempio, sanno che il Cardinal Lercaro, vescovo di Bologna, icona dei progressisti e grande elettore di Paolo VI, era intimo amico del piduista Umberto Ortolani, sodale di Licio Gelli? Che c’entra la prestigiosa Università “L.U.I.S.S. Guido Carli”, da cui provenivano alcuni dei Ministri del Governo Monti, con l’Università Pro Deo, il cui Presidente arruolava ex-nazisti, tra cui il maggiore delle SS Karl Hass? E cosa ci faceva un “prete di strada” come l’Abbè Pierre in udienza da Giovanni Paolo II con un ex-terrorista rosso che aveva collaborato coi Servizi segreti americani? E’ vero che esiste una loggia massonica in Vaticano? E quanto è potente dietro le mura leonine la Lobby gay? Chi ha costretto Benedetto XVI a dimettersi?
A queste e a molte altre domande scomode, troppo spesso colpevolmente ignorate, risponde Kyriakos Enòsasnel saggio Cosa Vostra (Edizioni Radio Spada, 2018), un inquietante viaggio tra i retroscena di una gerarchia che, al pari di Giuda, sembra aver svenduto Cristo al miglior offerente. Difatti, come recita la quarta di copertina: «Se mille fotogrammi sparsi non dicono nulla, ricomposti adeguatamente diventano un film».