Sintesi della 600° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano , non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo causa epidemia di coronavirus. e postata nella festa della Santissima Trinità. Relatore: Silvio Andreucci (testo e prosa poetica raccolti a cura di Piergiorgio Seveso).
Cari amici, coloro che tra di voi hanno avuto modo di leggere la sintesi della conferenza precedente, “la Siria culla del cristianesimo orientale”, sicuramente hanno compreso che le comunità cristiane (quella melchita, quella greco-ortodossa, quella Siro-cattolica, quella caldea, quella armena) hanno avuto un ruolo non trascurabile nella salvaguardia dell’indipendenza e dell’unità nazionale della Repubblica araba siriana, nonché dell’ identità cristiana. Le comunità cristiane avevano infatti percezione del fatto che l’epopea per l’unità nazionale contro tagliagole jihadisti e presunti ribelli “democratici”, in realtà finanziati e foraggiati da servizi segreti esteri e poteri forti, doveva andare di pari passo con la salvaguardia del patrimonio tradizionale cristiano.
Attraverso un articolo del sito Eurasia del 29 settembre 2017, nonché attraverso l’eccellente opera del giornalista torinese Fulvio Scaglione, “Siria. i cristiani nella guerra”, è possibile avere un atlante delle principali milizie cristiane, talvolta allineate saldamente al regime di Damasco, talaltra più indipendenti, che hanno preso parte al conflitto:
– La milizia dei “Leoni dei Cherubini”(Usud-al-Qerubim), che hanno preso le armi contro i tagliagole jihadisti in occasione dell’assalto perpetrato nel 2013 contro la cittadina di Saidnaya (la cospicua presenza cristiana, si caratterizza per la presenza di un monastero miracolosamente sopravvissuto a saccheggi e distruzioni);
– I Guardiani dell’Alba (Huras-al-fair), saldamente schierati al fianco dell’esercito regolare siriano e collaboratori dell’intelligence governativa, una sorta di confederazione cristiana che per merito e coraggio ha finito per egemonizzare la battaglia contro gli islamisti;
– I “Soldati di Cristo “(Junud-al-Masih), che non possono essere considerati da meno quanto a valore e coraggio ai” Guardiani dell’Alba”;
– Sutoro (Mawtbo d’sutoro Suryoyo, ovvero ufficio di sicurezza siriaco). Essa è nata nel 2013 presso il governatorato di Haraka e ha condotto battaglie contro l’Isis, sia nel governatorato stesso sia in altre cittadine come Deir-a-Zor e Raqqa. A causa del loro schieramento a fianco del Pyd (Unione democratica curda) il Sutoro è passato in cattiva luce presso alcune milizie cristiane che non hanno accettato questa scelta. Il Sutoro stesso ha subito una scissione tra i miliziani fedeli all’esercito regolare siriano e quelli che hanno voluto continuare a militare a fianco delle forze curde:
– Nel nord della Siria, precisamente nella cittadina di Qamishli, si è costituita la milizia del Sootoro altrimenti nota come “Forze di protezione Gozarto” (da non confondere con quella precedente), composta sia da militari siro cattolici sia da miliziani armeni, e saldamente schierati a fianco del presidente Assad.;
– Menziono infine le “Forze della Rabbia” (Quwat-al-Ghadab), fondate da Philip Suleiman nella cittadina a prevalenza cristiana ortodossa di Suqaylabyya, strettamente schierate a fianco della Guardia Repubblica e dell’ Intelligenze dell’aviazione del regime.
Anche lo stesso presidente della Repubblica araba siriana Bashar Assad , poco prima del settembre del 2017, aveva riconosciuto il ruolo eminente e pregnante delle comunità cristiane della Siria per garantire alla nazione unità, coesione e indipendenza; il premier alawita, circa un anno prima, nel corso delle festività natalizie del 2016, volle trattenersi per qualche giorno entro le mura dello storico plurisecolare monastero di Saidnaya per rendere omaggio all’icona dedicata a Nostra Signora della Caccia , ivi conservata.
Nondimeno, la comunità cristiana, o meglio, le comunità cristiane troppo spesso vengono dimenticate dal pensiero globalista occidentale per diverse ragioni; innanzitutto, per meri calcoli geopolitici, in secondo luogo per una mancanza di interesse e sensibilità verso il cristianesimo orientale, in terzo luogo perché buona parte della stampa mainstream ha ripetuto costantemente durante gli anni del conflitto (attualmente concentrato nella regione di Idlib, ove si è aperto dallo scorso autunno un nuovo contenzioso tra Turchia e Repubblica araba siriana con la popolazione curda che, con qualche ragione plausibile, lamenta di trovarsi all’incrocio di fuochi contrapposti, ma che deve le sue difficoltà anche a una strategia comportamentale spesso miope e ambigua) il mantra della “reductio ad Hitlerum” di Assad; in questa ottica, la maggioranza dei cristiani essendosi schierati con il legittimo governo siriano, sarebbero dei “venduti” ad Assad, “macellaio” del Medio Oriente e questa considerazione basterebbe a passare sotto silenzio il loro considerevole, non di rado decisivo contributo nel corso del conflitto.
Quasi mai la stampa occidentale, eccezion fatta per lo scrupoloso lavoro di giornalisti non allineati (come Fulvio Scaglione, Ouday Ramadan, Sebastiano Caputo e pochi altri) si è data la pena di consultare durante il conflitto il parere dei religiosi autoctoni che spesso confligge con i triti e ritriti luoghi comuni delle principali testate giornalistiche italiane.
Organizzatesi in gruppi di autodifesa, rifornite spesso di armi leggere e kalashnikov dall’esercito regolare, le milizie cristiane hanno combattuto strenuamente per difendere e liberare la Valle dei Cristiani (Wadi-al-Nasara) nell’Ovest della Siria e le città a maggioranza cristiana di Maaloula e Saidnaya. Pochissima la traccia lasciata da queste gesta nella stampa ufficiale, quasi inesistente.
Un’ ulteriore obiezione a vantaggio del fatto che i combattimenti delle milizie cristiane non siano stati presi in considerazione dai principali quotidiani potrebbe essere questa:le milizie cristiane avrebbero strumentalizzato la fede cristiana, dal momento che le gerarchie delle Chiese orientali non hanno sponsorizzato, non hanno “benedetto” queste “crociate”.
Osserva Fulvio Scaglione:”Il tema dei cristiani che hanno attraversato la Valle siriana con le armi in mano è ovviamente delicato: Le gerarchie ecclesiastiche hanno sempre invitato i cristiani a non prendere le armi. Quando si sono formate squadre cristiane di autodifesa nelle zone diverse del paese, magari con la sollecitazione delle autorità e anche in situazioni di rischio oggettivo, patriarchi e vescovi hanno sempre rifiutato di benedirle o di dar loro una qualsiasi forma di legittimazione”.
Non sono mancati comunque religiosi, come monsignor Luka al Khoury, vescovo ausiliario del patriarcato greco-ortodosso di Antiochia che hanno lanciato a tutti i cristiani del paese un appello, affinché impugnassero le armi per la salvaguardia della cristianità e della Siria (questo appello fu lanciato in occasione dell’attacco delle orde dei jihadisti a Maaloula e Saidnaya, culminato con il rapimento di tredici suore dal convento di Santa Tecla).
Ma la stampa occidentale non diede spazio alla voce dei religiosi autoctoni né dei vertici della chiesa siriana; non si occupò delle considerazioni di monsignor Luka al Khoury, così come fece passare sotto silenzio quelle di monsignor Jacques Benhan Hindo, arcivescovo Siro cattolico della diocesi di Hasaka_Nisibi; questi aveva rimproverato a mezzo di lettera l’allora presidente degli Usa Barack Obama di fingere di combattere l’Isis e di continuare a muovere al premier Bashar al Assad accuse infondate come quella di impiegare gas e armi chimiche contro i civili. In ogni caso, a differenza di monsignor Luka al Khoury, monsignor Jacques Hindo approvò le operazioni militari dei gruppi cristiani come forma di autodifesa, ma ritenne esagerato “benedire” una vera e propria crociata.
Il pio e intrepido Guardian dell’alba (prosa poetica)
Ogni giogo gli è legger… ogni giogo è legger al pio e intrepido Guardian dell’alba.
Con il sole spaccapietre e con il gelo che le dita rattrappisce, con ogni intemperia e turbamento
Egli pugna fiero contro il crudel di rara crudeltà e brutal tagliagole.
Poco dopo l’alba il suo pugnar è
cominciato, nella precarietà dell’ uman
vivere egli pugna, che del
ritorno integro e vivo la sera non
vi è certezza.
O vile, fetido e crudel di rara crudeltà tagliagole.
A morire
pugnando il crociato Guardian
dell’alba disposto è, ogni giogo
tollerar egli puote, ma non già
quello di veder il vessillo nero (1)
prevaler sul patrio vessillo della
Repubblica siriana
O codardo, o verme tagliagole,
prepara la bara, prepara la bara!
Miglior sorte di finir in pasto a
fiere ed avvoltoi altrimenti
il cadavere del tuo corpo non merita
Forse il cuor tuo speme(2) nutre
di lasciar impunito il rapimento
pochi giorni orsono delle inermi
sorelle a Maaloula e Saidnaya?(3)
Il pio e intrepido Guardian dell’alba
a Dio l’anima renderà non senza aver
vendicato il vile rapimento delle
Inermi religiose.
Ogni giogo è legger al pio e intrepido Guardian dell’alba,
al valoroso camarata. pace
in cuor suo non albergherà,
sino a che l’ultimo residuo
delle orde tagliagole …..
L’ultimo superstite delle orde
tagliagole a furor di popolo dal
patrio suolo siriano cacciato sarà
… ancorché non sarà breve il
contendere
O miliziano Sotoro traditor…come tranello e vile trama
hai potuto realizzare, come inferir
hai potuto sui tuoi fratelli in Cristo Re?(4)
Chi tra voi, miliziani del Sotoro, speme ha riposto nell’infido curdo,a comprendere l’ottusità
di cotale scellerato patto giungerà (5).
Chi tra voi, miliziani del Sotoro,
speme ha creduto riporre nel gretto
curdo, di corta storica memoria e
labile raziocinio prova da.
A cuore la salvezza del patrio suolo
non ha…al proprio tornaconto pensiero ripone…al dolo vigliacco
sovente ricorre
O miliziani del Sotoro, qualcheduna
tra voi scellerata intesa, di funeste
conseguenze foriera, ha stipulato
Lo sa bene il Guardian dell’alba, lo sa bene… che l’astuto curdo in cuor
suo amor non ripone verso il crociato patriota
Tanto il pio e intrepido Guardian dell’Alba dell’unità patria il disio
nutre quanto il curdo subdolo a
frammentar il suol siriano aspira (6)
Nessun traditor del fratello in Cristo Re, nessun traditor del suol siriano
anche solo sostener il fiero sguardo
del Guardian dell’alba oserà!
Note
(1) il vessillo nero è la bandiera dello stato islamico guidato da al_Baghdad (deceduto lo scorso inverno) che intendeva sovvertire la Repubblica araba siriana. La coalizione formata da milizie cristiane siriane (Leoni dei Cherubini, Forze della Rabbia, Guardiani dell’Alba, Soldati di Cristo), Russia, Iran, Partito di Dio libanese (Hezbollah) è stata decisiva per debellare lo Stato islamico che, come già accennato, attualmente è in possesso della sola area di Idlib
(2) speme, cioè speranza
(3) il rapimento delle tredici suore dai conventi di Maaloula e Saidnaya fu uno degli eventi che indussero la formazione di molte milizie cristiane che imbracciarono le armi contro i miliziani dello stato islamico (in cui convergevano accanto all’Isis, formazioni salafite provenienti da al_Qayda, ad esempio al_Nusra e Daesh).
(4) una nota alquanto polemica nei confronti del Sutoro, organizzazione di autodifesa sorta fin dal 2013 nel governatorato di Haraka allo scopo di garantire la difesa della popolazione cristiana. e’ dubbia la configurazione politica del Sutoro, in ogni caso essi non si schierarono ne’ con Assad né con l’Esercito Siriano libero, la maggior parte di loro trovò invece un’ottima intesa con la Repubblica democratica curda (ypg). Occorre ricordare, a parte la discutibile scelta di schierarsi con i curdi, generalmente poco fedeli e affidabili, che il Sutoro si macchiò di vari omicidi verso altri miliziani cristiani nel corso del conflitto siriano.
(5) è giusto, ad avviso di chi scrive, definire scellerato il patto stretto con i democratici curdi; infatti i miliziani del Sutoro dimostrano di avere la memoria corta, dimenticano troppo presto che i curdi storicamente non furono amici dei cristiani, peraltro furono complici del genocidio degli armeni e durante il recente conflitto compirono numerose vessazioni e maltrattamenti nei confronti della popolazione cristiana, ad esempio nella regione di Idlib.
(6) chi scrive approfondisce la requisitoria polemica nei confronti della strategia geopolitica dei miliziani curdi; scarsamente validi in battaglia, tendono a un “vittimismo” spesso infondato, ad un’ attenta analisi si evince la loro opzione a favore di una certa ingerenza di Usa ed Israele nel territorio Siriano; la loro strategia è stata in linea generale ambigua durante il conflitto siriano, dimostrando di avere a cuore non già l’unità e l’indipendenza della nazione siriana, piuttosto la sua balcanizzazione in molteplici zone di influenza. Nella primavera del 2018, i curdi di Afrin rischiarono di essere decimati dall’esercito turco e in quell’occasione fu proprio l’ esercito regolare siriano a proteggere la popolazione di etnia curda della regione di Afrin; nonostante questo, i miliziani curdi voltarono le spalle al premier Bashar al Assad e preferirono mettersi sotto l’ala protettiva degli Usa, che comunque a breve termine li avrebbero piantati in asso.