Dall’Ufficio del Sacro Cuore di Gesù, un’omelia di San Bernardino al passo di san Giovanni: «Uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato e subito ne uscì sangue ed acqua».
Ex Corde scisso Ecclésia,
Christo jugáta, náscitur:
Hoc óstium arcæ in látere est
Génti ad salútem pósitum.
(Inno ai Vespri del Ss.Cuore)
Giovanni soggiunge: «Uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato e subito ne uscì sangue ed acqua». O amore che tutto sciogli! come per la redenzione nostra abbandonasti il nostro amante? Difatti, affinché il diluvio dell’amore inondasse da ogni parte, furono rotti su di noi i grandi abissi; vale a dire, i penetrali del Cuore di Gesù, che, raggiungendo l’intimo, una lancia crudele non risparmiò. «Ne uscì sangue ed acqua». Il sangue a redenzione, ma anche l’acqua scorse a purificazione; onde fu formata la Chiesa dal costato di Cristo, affinché sappia lei essere eternamente l’unica e diletta da Cristo, e affinché riconosca quanto sia dispiaciuta la colpa per cui uscì in tal guisa il sangue divino dell’uomo Dio vivo e morto. Non siamo dunque fatti di piccola quantità, se per noi si versa il sangue divino.
L’acqua letteralmente non uscì confusa col sangue. Infatti non si sarebbe potuto comprendere dagl’ignoranti, se fosse uscita mescolata col sangue. E forse tutto il sangue uscì da quel corpo divino in segno di tutto l’amore donato, dopo di che uscì l’umore acqueo. Ciò avvenne certamente per un gran mistero, affinché cioè prima uscisse dal medesimo corpo il prezzo del riscatto, e poi l’acqua nella quale è significata la moltitudine dei popoli redenta. Poiché ci sono molte acque, molti popoli; tuttavia quelli che appartengono alla fede cristiana formano un solo popolo fedele, cosicché non siano acque, ma acqua che uscì dal costato di Cristo, come nel capo decimo della prima lettera ai Corinti dice l’Apostolo: Unico pane, unico corpo formiamo noi tutti quanti partecipiamo di quell’unico pane e di quell’unico calice. E di nuovo agli Efesini, al capo quarto dice: Un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo.
Però è da notar bene che il costato di Cristo si dice aperto, non ferito: poiché propriamente non si può fare una ferita se non in un corpo vivo. Infatti l’Evangelista Giovanni dice: «Uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato»; affinché, nel costato aperto, impariamo l’amore del suo Cuore fino alla morte, ed entriamo a quell’ineffabile suo amore onde egli è giunto a noi. Appressiamoci dunque al suo Cuore, Cuore grande, Cuore secreto, Cuore che a tutto pensa, Cuore che tutto conosce, Cuore che ama, anzi arde d’amore; e comprendiamone la porta aperta almeno nella veemenza dell’amore; entriamo cuoriformi nel secreto nascosto fin dall’eternità, ma ora rivelato nella morte quasi dall’aperto costato; poiché l’apertura del costato dimostra l’apertura del tempio eterno, dove è la felicità perfetta di tutti gli esseri.
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