La Santa Chiesa nell’ufficio del Sacratissimo Cuore di Gesù fa leggere alcuni passi tratti dagli scritti del Serafico Dottore san Bonaventura. Li riprendiamo per la meditazione dei Lettori.

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«Affinché dal costato di Cristo dormiente sulla croce si formasse la Chiesa “e s’adempisse la Scrittura che dice: Volgeranno lo sguardo a colui che han trafitto” fu voluto dalla divina disposizione che uno dei soldati aprisse con una lancia e trapassasse quel sacro costato onde, uscendone sangue ed acqua, si versasse il prezzo della nostra salvezza, il quale versato cioè dal fonte misterioso del Cuore, desse ai sacramenti della Chiesa la virtù di comunicare la vita della grazia, e fosse, per quelli che già vivono in Cristo, bevanda di sorgente viva “che sale fino alla vita eterna”. Sorgi dunque, o anima amica di Cristo, non cessare di vegliare, accosta ivi la tua bocca “per bere alle sorgenti del salvatore”» (Liber de ligno vitæ, num. 30).

«Giunti una volta al Cuore dolcissimo di Gesù, e siccome è bene lo starsene qui, non lasciamoci facilmente distaccare da lui. “O quanto è buono e dolce abitare in questo Cuore”. Un buon tesoro, una perla preziosa è il tuo Cuore, o ottimo Gesù, che abbiam trovato dopo aver scavato nel campo del tuo corpo. Chi getterà questa perla? Anzi darò via tutte le perle, darò in cambio i pensieri e gli affetti miei e me la comprerò, gettando ogni mia sollecitudine nel Cuore del buon Gesù, ed esso senza dubbio mi nutrirà. Avendo dunque trovato questo Cuore, ch’è tuo e mio, o dolcissimo Gesù, ti pregherò, o mio Dio: ammetti nel sacrario della tua udienza le mie preghiere: anzi attirami tutto nel tuo Cuore. Per questo appunto fu trapassato il tuo costato, affinché ci sia aperta una entrata. Per questo fu ferito il tuo Cuore, affinché liberi dalle esterne perturbazioni, possiamo abitare in esso. Ma esso fu ferito ancora, affinché per la ferita visibile vediamo la ferita invisibile dell’amore. Poteva mostrarsi meglio questo amore ardente, che lasciandosi squarciare da una lancia non soltanto il corpo ma financo lo stesso Cuore? La ferita corporale indica dunque la ferita spirituale. Chi non amerà questo Cuore così trafitto? chi non riamerà chi tanto ci ama? chi non abbraccerà amante sì casto? Noi dunque che siamo ancora in questo corpo, per quanto possiamo, amiamo, riamiamo, abbracciamo il nostro ferito, cui empi agricoltori trapassarono le mani e i piedi, il costato e il Cuore: e preghiamo affinché egli si degni di legare col vincolo e di ferire col dardo del suo amore il nostro cuore ancor duro e impenitente» (Della vite mistica Cap. 3).