La santa fede insegna, e noi siam obbligati a crederlo, che nell’ostia consacrata vi sta realmente Gesù Cristo sotto le specie di pane. Ma bisogna che intendiamo insieme ch’egli sta ivi su i nostri altari, ma come in trono d’amore e di misericordia per dispensare grazie e per dimostrare l’amore che ci porta, col voler dimorare di giorno e di notte così nascosto fra noi. Ben si sa che specialmente a questo fine la S. Chiesa ha voluto istituire la festa del SS. Sacramento con ottava solenne, e con tante solennità di processioni e di esposizioni del Venerabile che in quel tempo si praticano, acciocché gli uomini coi loro ossequi, ringraziamenti ed affetti siano grati a riconoscere ed onorare quest’amorosa presenza e dimora di Gesù Cristo nel Sacramento dell’altare. Oh Dio, e quante ingiurie e disprezzi questo amabile Redentore ha dovuto e dee ogni giorno soffrire in questo Sacramento da quegli uomini stessi, per amore de’ quali si è lasciato in terra sugli altari! Ben egli se ne lagnò con quella sua cara serva Suor Margherita Alacoque, come riferisce l’autore del libro della divozione al Cuor di Gesù. Un giorno appunto ch’ella si trattenea dinanzi al SS. Sacramento Gesù le diede a vedere il suo cuore in un trono di fiamme, coronato di spine e con sopra una croce, e poi così le disse; Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che non ha risparmiato niente, è giunto a consumarsi per mostrare loro il suo amore; ma per riconoscenza io non ricevo che ingratitudini dalla maggior parte per le irriverenze, freddezze, sacrilegi e disprezzi che mi fanno in questo Sacramento d’amore. E ciò che più m’è sensibile è che sono cuori a me consacrati. Indi Gesù le richiese che il primo venerdì dopo l’ottava del Sacramento fosse dedicato ad una festa particolare per onorare il suo adorabil Cuore, in cui le anime sue amanti cercassero compensare con i loro ossequi ed affetti i disprezzi ch’egli ha ricevuti dagli uomini in questo Sacramento sugli altari. E prometté abbondantissime grazie a chi l’avesse renduto quest’onore.
Ciò fa intendere quel che il Signore già disse una volta per lo suo profeta, ch’egli trova le sue delizie nello star fra gli uomini; mentre non sa lasciarli benché da loro abbandonato e disprezzato. E questo stesso ancora fa vedere, quanto gradiscono al Cuore di Gesù quelli che spesso lo visitano e si trattengono a tenergli compagnia nelle chiese, dove sta sacramentato. Egli impose a S. Maria Maddalena de’ Pazzi che lo visitasse trentatré volte il giorno al santissimo Sacramento: e questa sua diletta sposa ben l’ubbidì appressandosi in ogni visita all’altare quanto più poteva anche col corpo, come si narra nella sua Vita. Ma parlino tutte quell’anime divote che spesso vanno a trattenersi col santissimo Sacramento, e dicano i doni, i lumi, le fiamme che ivi ricevono, il paradiso che godono alla presenza di questo Dio sacramentato. Il servo di Dio il P. Luigi La Nusa gran missionario nella Sicilia era anche da giovane e secolare così innamorato di Gesù Cristo che parea che non si sapesse staccare dalla presenza del suo caro Signore, tali erano le delizie che vi provava; talmente che avendogli ordinato il suo direttore per ubbidienza che non vi stesse più d’un’ora, finita l’ora, nell’ubbidire dimostrava — dice lo scrittore della sua vita — la gran violenza che si faceva nello staccarsi dal petto di Gesù Cristo, quale appunto dimostra un bambino nell’essere staccato dal seno della madre, mentre con più avidità ne sta succhiando il latte; e dovendosi partire, dicesi che si tratteneva così in piedi a riguardare l’altare ed a replicare vari inchini, come non sapesse licenziarsi dal suo Signore, la cui presenza gli era così dolce e gradita. — Similmente a S. Luigi Gonzaga fu data l’ubbidienza di non trattenersi avanti il SS. Sacramento, ed egli passandovi e sentendosi tirare a restarvi dalle dolci attrattive del suo Signore, si partiva con violenza, dicendogli con tenerezza d’amore: Recede a me, Domine, recede. — Quivi ancora S. Francesco Saverio trovava il ristoro delle tante fatiche che faceva nell’Indie: mentre il giorno l’impiegava in aiuto dell’anime e la notte poi la spendeva in orazione avanti al SS. Sacramento. Lo stesso far solea S. Gio. Francesco Regis, il quale trovando qualche volta chiusa la chiesa, si consolava pure col trattenersi genuflesso avanti la porta di quella, all’acqua, al freddo, per far corteggio almen così da lontano al suo Consolatore sacramentato. S. Francesco d’Assisi in ogni travaglio che passava, l’andava subito a comunicare a Gesù sacramentato.
Ma troppo tenera fu poi la divozione di S. Venceslao re al SS. Sacramento. Fu questo santo re tanto innamorato di Gesù sacramentato, che non solo egli colle proprie mani raccoglieva il grano e l’uva, ne faceva l’ostie e ‘l vino e poi lo distribuiva per uso delle Messe, ma di più la notte poi andava anche di verno visitando le chiese dove stava il Venerabile; e da tali visite traeva la sua bell’anima tali fiamme d’amor divino, che anche al corpo se ne comunicava l’ardore, in modo che toccando le nevi toglieva loro il rigore del freddo: sapendosi, come narra l’istoria, che andava la notte un servo accompagnando il santo re, e perché quegli camminando sopra la neve pativa gran freddo, egli avendone pietà gli ordinò che lo seguisse e mettesse i piedi non altrove che sopra le sue pedate, e così avveniva che ‘l servo non sentiva più freddo. – Leggerete nelle Visite altri esempi dell’affetto che hanno avuto le anime innamorate di Dio a trattenersi alla presenza del SS. Sacramento. Ma tutti i santi troverete che sono stati innamorati di questa dolcissima divozione; giacché in terra non possiamo trovare gioia più bella, tesoro più amabile che Gesù nel Sacramento. Certamente che fra tutte le divozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi. Non vi rincresca dunque, anima divota, di cominciarla ancor voi; e staccandovi dalla conversazione degli uomini, trattenetevi da oggi avanti ogni giorno per qualche tempo, almeno d’una mezz’ora o di un quarto, in qualche chiesa alla presenza di Gesù Cristo sacramentato. Gustate et videte quam suavis est Dominus. Fatene l’esperienza e vedrete il gran profitto che ne caverete. Sappiate che il tempo che spenderete a trattenervi con divozione avanti questo divinissimo Sacramento, sarà il tempo che più vi frutterà in vita e più vi consolerà nella vostra morte e nell’eternità. E sappiate che forse guadagnerete più in un quarto d’ora d’orazione alla presenza del Sacramento, che in tutti gli altri esercizi spirituali del giorno. È vero che in ogni luogo Dio esaudisce le orazioni di chi lo prega, avendolo promesso: Petite et accipietis: ma insegna il Discepolo che Gesù nel SS. Sacramento dispensa con più abbondanza le grazie a chi lo visita. E ‘l B. Errico Susone similmente dicea che Gesù Cristo sugli altari sacramentato esaudisce più che altrove le orazioni de’ fedeli. E dove mai l’anime sante hanno fatto le risoluzioni più belle che a piè del SS. Sacramento? E chi sa se ancora voi dinanzi a qualche custodia farete un giorno la risoluzione di darvi tutto a Dio? Bisogna ch’io palesi in questo libretto, almeno per gratitudine al mio Gesù sacramentato, questa verità: io per questa divozione di visitare il SS. Sacramento, benché praticata da me con tanta freddezza ed imperfezione, mi trovo fuori del mondo, dove per mia disgrazia son vivuto sino all’età di 26 anni. Beato voi se poteste più presto di me staccarvi dal secolo e darvi tutto a quel Signore che tutto si è dato a voi! Replico, beato voi non solo nell’eternità, ma ancora in questa vita! Credetemi che tutto è pazzia: festini, commedie, conversazioni, spassi, questi sono i beni del mondo, ma beni tutti pieni di fiele e di spine: credete a chi ne ha l’esperienza e la sta piangendo. E assicuratevi che quell’anima, la quale con un poco di raccoglimento si trattiene avanti il SS. Sacramento, Gesù Cristo sa consolarla più che il mondo con tutti i suoi festini e spassi. Oh che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede e con un poco di tenera divozione a parlare alla familiare con Gesù Cristo, che ivi sta a posta per sentire ed esaudire chi lo prega! Domandargli perdono de’ disgusti dati! Presentargli i suoi bisogni, come fa un amico ad un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza! Cercargli le sue grazie, il suo amore, il suo paradiso! E sopra tutto oh che paradiso trattenersi a far atti d’amore verso quel Signore che su quell’altare sta pregando per noi l’Eterno Padre e sta ardendo d’amore per noi! giacché lo fa contentare di starsene così nascosto e sconosciuto ed anche disprezzato dagl’ingrati. Ma che servono più parole? Gustate et videte.
In quanto poi alla Visita a Maria SS. è celebre e comunemente seguita la sentenza di S. Bernardo, che Dio non dispensa alcuna grazia se non per mano di Maria: Deus nihil voluit nos habere, quod per manus Mariae non transiret. Onde attesta il P. Suarez esser oggidì sentimento della Chiesa universale che l’intercessione di Maria non solo è utile, ma necessaria ancora per ottenere le grazie: Sentit ecclesia Virginis intercessionem esse utilem ac necessariam. E di ciò è gran fondamento l’osservare che la S. Chiesa applica a Maria le parole della divina Scrittura facendole dire: In me omnis spes vitae et virtutis. Transite ad me omnes (Eccli. XXIV, 25, 26): Venite a me tutti giacché io sono la speranza d’ogni vostro bene. Ond’ella poi soggiunge: Beatus homo qui audit me, et vigilat ad fores meas quotidie (Prov. VIII, 34): Beato quello ch’è diligente a venire ogni giorno alle porte della mia potente intercessione, mentre ritrovando me, ritroverà la vita e la salute eterna: Qui me invenerit inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino (Prov. VIII, 35). Onde con ragione vuole la S. Chiesa che tutti la chiamiamo la nostra comune speranza, salutandola: Spes nostra, salve.
Dunque, dice S. Bernardo (il quale giungeva a chiamare Maria tutta la ragione della sua speranza; Tota ratio spei meae): Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus. Cerchiamo le grazie e cerchiamole per mezzo di Maria; altrimenti — dice S. Antonino — se domanderemo le grazie senza la sua intercessione, tenteremo di volare senz’ali, e nulla otterremo: Qui petit sine ipsa duce, sine alis tentat volare.
Si leggano poi nel libro degli Affetti scambievoli del P. Auriemma le grazie innumerabili che ha fatte la Madre di Dio a coloro che han praticata questa utilissima divozione di visitarla spesso nelle sue chiese o immagini; le grazie che fece in simili visite al B. Alberto M., a Ruperto abbate, al P. Suarez, in ottenere specialmente loro il dono dell’intelletto, per cui divennero poi così celebri nella chiesa per la loro scienza; le grazie che fece al fratello Gio. Berchmans della Compagnia di Gesù, il quale ogni giorno soleva visitar Maria in una cappella del Collegio Romano, protestando di rinunziare a tutti gli amori del mondo per amar non altri che la SS. Vergine dopo Dio: e teneva scritto sotto l’immagine dell’amata Signora: Numquam quiescam, donec obtinuero tenerum amorem erga matrem meam. Le grazie che fece a S. Bernardino da Siena, ch’essendo giovane andava anche ogni giorno a visitarla in una cappella presso la porta della città, dicendo che quella Signora gli avea rapito il cuore, onde la chiamava poi la sua innamorata e diceva che non poteva far di meno di visitarla spesso; e per suo mezzo ottenne poi la grazia di lasciare il mondo e diventar quel gran santo ed apostolo dell’Italia che poi divenne.
Procurate dunque ancor voi d’unir sempre ogni giorno alla Visita al SS. Sacramento la Visita a Maria SS. in qualche chiesa o almeno in qualche divota sua immagine in casa. E se la praticherete con affetto e confidenza, sperate di ricevere gran cose da questa gratissima Signora, la quale ha per uso, dice S. Andrea Cretense, di rendere gran doni a chi l’offerisce qualche minimo ossequio: Solet maxima pro minimis reddere.

Dolce Maria, speranza mia,
Chi mai scordarsi potrà di te?
Abbi, o regina, pietà di me.


VISITA AL SANTISSIMO SACRAMENTO
Signor mio Gesù Cristo, che per l’amore che portate agli uomini ve ne state notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e d’amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi; io vi credo presente nel Sacramento dell’altare; vi adoro dall’abisso del mio niente, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte, specialmente di avermi donato voi stesso in questo Sacramento, d’avermi data per avvocata la vostra santissima Madre Maria e d’avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amantissimo cuore, ed intendo salutarlo per tre fini: prima in ringraziamento di questo gran dono. Secondo per compensarvi tutte le ingiurie che avete ricevute da tutti i vostri nemici in questo Sacramento. Terzo intendo con questa visita adorarvi in tutt’i luoghi della terra, dove voi sacramentato ve ne state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io v’amo con tutto il cuore. Mi pento d’avere per lo passato tante volte disgustata la vostra bontà infinita. Propongo colla grazia vostra di più non offendervi per l’avvenire; ed al presente miserabile qual sono io mi consacro tutto a voi, vi dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi avanti fate voi di me e delle mie cose tutto quello che vi piace. Solo vi cerco e voglio il vostro santo amore, la perseveranza finale e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del purgatorio, specialmente le più divote del SS. Sacramento e di Maria santissima. Vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore e così uniti gli offerisco al vostro Eterno Padre e lo prego in nome vostro che per vostro amore gli accetti e gli esaudisca.

VISITA A MARIA SANTISSIMA
Santissima Vergine immacolata e madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la regina del mondo, l’avvocata, la speranza, il rifugio de’ peccatori, ricorro ogg’io che sono il più miserabile di tutti. Vi adoro, o gran regina, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte finora, specialmente in avermi liberato dall’inferno tante volte da me meritato. Io v’amo, Signora amabilissima, e per l’amore che vi porto vi prometto di volervi sempre servire e di far quanto posso, acciocché siate amata ancora dagli altri. Io ripongo in voi tutte le mie speranze, tutta la mia salute; accettatemi per vostro servo ed accoglietemi sotto il vostro manto, voi Madre di misericordia. E giacché siete così potente con Dio, voi liberatemi da tutte le tentazioni; o pure ottenetemi forza di vincerle sino alla morte. A voi domando il vero amore a Gesù Cristo. Da voi spero di fare una buona morte. Madre mia, per l’amore che portate a Dio vi prego ad aiutarmi sempre, ma più nell’ultimo punto della vita mia. Non mi lasciate fintanto che non mi vedrete già salvo in cielo a benedirvi ed a cantare le vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen. Così spero, così sia.