Dal libro 80 miracoli che han fatto la storia – Segni indelebili della veracità della Chiesa in 20 secoli volentieri offriamo ai lettori questo assaggio:
S. Filippo Neri risuscita il giovinetto Paolo Massimo, che di nuovo per suo comando torna a morire per soddisfarlo.
L’anno di Cristo 1583 ai 16 di marzo.
Fabrizio de’ Massimi avendo avuto da Lavinia de’ Rustici cinque figliuole, ed essendo ella di nuovo gravida e con le doglie del parto, disse al santo Padre che pregasse Dio per sua moglie che stava per partorire. Filippo stando alquanto sopra di sè rispose: La tua moglie questa volta farà un maschio; ma voglio che tu gli ponga nome a modo mio: te ne contenti? Rispose Fabrizio di sì; e Filippo soggiunse: Gli porrai adunque nome Paolo. E questo non solo glielo predisse allora, ma glielo avea detto molte volte prima.
Andandosene dunque Fabrizio a casa, incontrò un suo servitore che gli diede nuova come Lavinia sua moglie avea partorito un figliuolo, al quale Fabrizio pose nome Paolo, come avea promesso al P. Filippo. Morta da poi Lavinia, e arrivato il fanciullo all’età di quattordici anni in circa, nell’anno mille 1583 alli 21 gennaio si ammalò di febbre continua, la quale gli durò sessantacinque giorni, andando il santo Padre ogni dì a visitarlo, come quegli che l’amava assai e l’avea sempre confessato insino da fanciullo. Ma giunto il giovinetto per quell’infermità all’ultimo della sua vita e desiderando il Santo che quando il fanciullo stava sullo spirare se glielo facesse sapere; gli mandarono a dire che se lo voleva veder vivo v’andasse quanto prima, perché stava a malissimo termine. Arrivato adunque colui che portava l’ambasciata a San Girolamo, dove abitava, trovò che il Padre stava dicendo Messa, onde non potè altrimente parlargli e in quel mentre il giovinetto spirò. Suo padre gli chiuse gli occhi e di già il curato gli avea dato l’olio santo e raccomandata l’anima si era partito. Quei di casa aveano preparata l’acqua per lavarlo e i panni per vestirlo. Quando essendo passata mezz’ora, arrivò il B. Padre, a cui Fabrizio si fece incontro a capo alla scala, e piangendo gli disse: Paolo è morto! Rispose Filippo: Perché non mi avete mandato a chiamare? Disse Fabrizio: L’abbiamo fatto, ma Vostra Reverenza diceva Messa. Entrò poi Filippo in camera dove stava il fanciullo morto e si gettò sopra la sponda del letto, facendo un mezzo quarto d’ora orazione con la solita palpitazione del cuore e tremore del corpo; e poi prese dell’acqua santa e lo spruzzò nel viso del figliuolo e gliene gettò alquanto in bocca. Indi soffiandogli nel volto con mettergli la mano in fronte lo chiamò con voce alta e sonora due volte: Paolo! Paolo! Il quale subito, come da un sonno risvegliato, aperse gli occhi e rispose: Padre; e soggiunse: Io m’era scordato di un peccato, però vorrei confessarmi. Allora il Santo fatti ritirare alquanto quelli che erano intorno al letto e dandogli un Crocifisso in mano lo riconciliò. Poscia ritornati tutti in camera, si mise a ragionar seco della sorella e della madre, le quali ambedue erano morte. Durando il ragionamento per lo spazio di mezz’ora, rispose sempre il giovinetto con una voce chiara e franca come se fosse stato sano; anzi gli tornò il color nel volto, che a tutti quelli che lo guardavano parea che non avesse avuto mal nessuno. Ultimamente il Santo gli do mandò: Se moriva volontieri; ed egli rispose di sì. Interrogandolo poi Filippo la seconda volta: Se moriva volontieri, rispose parimente che moriva volonterissimo, massime per andare a vedere sua madre e sua sorella in paradiso. Onde il B. Padre dandogli la benedizione gli disse: Va, che sii benedetto, e prega Dio per me. E subito con un volto placido e senza alcun movimento, tornò a morire nelle braccia del Santo; stando presente a tutto questo Fabrizio suo padre con due sue figliuole, la sua seconda moglie, Francesca di Antonio da Civitella, la sua serva ed altre[1]. In memoria e riverenza di sì gran fatto fu convertita questa stanza in divota cappella, dove ogni anno nel dì anniversario dell’operato prodigio – che fu al 16 di marzo del 1583 – vi si fa nobilissima festa con numero grande di messe e pien concorso di popolo[2].
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[1] Vita di S. Filippo Neri fiorentino, fondatore della Congreg. dell’Oratorio, composta da Pietro Giacomo Bacci aretino, prete della mcdesima Congrega zione, pag. 54, S VllI. ln Milano 1622.
[2] Vita nuovissima del Santo Padre taumaturgo Fillppo Neri, apostolo di Roma ecc., del P. Domenico Sonzonio della Congregazione dell’Oratorio di Venezia, lib. III, cap. XIII, pag. 383. In Padova 1733.