
di Massimo Micaletti
È bello scoprire di pensarla come Marcello Gandini.
Marcello Gandini è uno dei più grandi designer di automobili di ogni tempo: ha disegnato leggende come le Lamborghini Miura e Countach, le Maserati Khamsin e Shamal, la Lancia Strato’s ma anche la Renault Super5 e l’Alfa Romeo Montreal. E proprio di questa voglio parlare.
La Montreal ha numerosi ammiratori a me è sempre parsa incompiuta, non molto armoniosa, un oggetto strano tra le opere del maestro: in una recente intervista che ho pescato in rete[1] è stato Gandini stesso a dar ragione delle mie impressioni.
La vettura fu presentata come prototipo nel 1967 all’Expo di Montreal: da notare che l’ente organizzatore dell’esposizione aveva commissionato proprio all’Alfa Romeo un’auto che rappresentasse “la massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili”, a riprova di cosa fosse nel mondo l’auto italiana negli Anni Sessanta. Il successo del prototipo, nato appunto dalla matita di Marcello Gandini per Bertone come auto da salone, fu enorme sicché Alfa Romeo pensò di produrla.
La macchina era stata disegnata attorno al 4 cilindri 1.600cc della Giulia ma per la produzione in serie la Casa decise di montare il V8 della 33 da corsa, portato a 2.600cc per garantire affidabilità: questa variante, del tutto comprensibile sia per avere prestazioni da granturismo che per appagare gli acquirenti d’oltreoceano attratti, allora come oggi, dalle grosse cilindrate, comportò di ridisegnare interamente la parte anteriore, muso e cofano motore, alzandola e stringendola, stravolgendo di conseguenza l’equilibrio delle fiancate e giocoforza della coda.
Il risultato? Se la Montreal di serie vi pare bella… beh, guardate il prototipo (quello bianco) che splendore era. Quale altro capolavoro di Gandini vi ricorda? Esatto, la Miura.
Parliamo sempre di un’auto da 200 cavalli che per giunta viaggiavano su un telaio che era poi quello della giulia dell’epoca, pensato per potenze ben inferiori (e per motori meno pesanti del V8 da 2600cc). Insomma, la Montreal era bella da guidare come tutte le Alfa, forse con qualche brivido in più. Purtroppo la crisi petrolifera ne mortificò le ambizioni, accomunando il suo destino a quello delle pariclasse degli Anni Settanta sicché la produzione, avviata nel 1972, terminò nel 1977 dopo meno di quattromila esemplari venduti: inutile precisare che quest’ultimo dato, unito alle prestazioni e al fascino del marchio Alfa Romeo, la rende molto ricercata tra i collezionisti.
[1] https://www.driveexperience.it/gandini-racconta-miura-countach-strato
Ho avuto il piacere di vederla dal vivo nel 1967 nel padiglione Italia dell’Expo’67. All’epoca era una vera rivoluzione stilistica, un’alta testimonianza del gusto italiano. A proposito di gusto, lì a fianco c’era il bar dove la Lavazza offriva tazzine di caffè all’italiana. Ambedue le proposte, l’auto e il caffé, riscossero grande successo. Purtroppo poi, nella vita, di queste eccellenze ho potuto permettermi solo il caffé …