Ignazio da Loyola e Francesco Saverio: “Ecco – scrive Gregorio XV nella bolla della loro canonizzazione (12 marzo 1622) – i nomi più grandi nella storia della Compagnia di Gesù. Il primo, grande per l’ammirabile conversione, per austerezze di penitente, per magnifiche e svariatissime imprese in promuovere la maggior gloria di Dio e l’esaltazione di santa Chiesa; grande il secondo per gli slanci d’un’accesissima carità, per indicibili fatiche tra i gentili e prodigi degni dei primi apostoli della fede”. Furono uniti da una intensissima carità, tanta quanto fu quella del Patriarca della Compagnia nel guadagnare alla sua causa il suo compagno di stanza all’Università di Parigi. Quest’ultimo, dalle lontane terre del Giappone, scriveva la seguente tenera preghiera al Padre che anche noi possiamo recitare.

Io finalmente, o Padre dell’anima mia, e a me venerabile in sommo grado, colle ginocchia in terra (così scrivo a Vostra Paternità questa lettera), e come se io qui l’avessi presente: vi supplico a non cessar mai di pregare il Signore per me nei suoi santi Sacrifici ed Orazioni, acciocché si degni in tutta la vita mia di farmi e conoscere ed eseguire perfettamente la sua Santissima Volontà.

da : Lettere di S. Francesco Saverio, apostolo dell’Indie (traduzione di p. Orazio Torsellino sj), Venezia, 1716, p. 119