
di Massimo Micaletti
Il nome di Howard Phillips Lovecraft, per molti, non è del tutto sconosciuto. Scrittore del fantastico, della fantascienza e – semplicisticamente – dell’orrore, Lovecraft ha ispirato ed ispira generazioni di autori di questi generi: per dirne uno, Stephen King vi ha attinto a piene mani. Come molti, ha conosciuto gloria solo dopo la morte, grazie a persone che ne hanno intuito il genio, amici che lo conoscevano in vita e che ne hanno condiviso l’animo travagliato e sensibile sepolto sotto una lastra di materialismo. Dagli incubi di Lovecraft sono scaturite creature come Cthulhu, Azatoth, Nyarlatothep e compagnia… brutta, che ancora oggi possiamo ritrovare in romanzi, film, giochi di ruolo. Ateo e materialista, solitario ma non triste, capace di sentirsi piccolissimo rispetto al cosmo ma curioso delle stelle, Howard Phillips Lovecraft non sarebbe noto al grande pubblico se non fosse stato… per un cattolico!
August Derleth (1909 – 1971), assieme all’amico Donald Wandrei, fondò nel 1939 la Arkham House, casa editrice che si occupò di raccogliere e pubblicare le opere di Lovecraft, ordinandole secondo una sistematica e una poetica, recuperando non solo gli scritti autografi ma anche le decine di novelle che il solitario di Providence – così veniva chiamato, per il suo ostinato isolamento nella cittadina natale – aveva pubblicato assieme ad altri o aveva di fatto concepito e scritto rimaneggiando racconti mediocri che gli venivano sottoposti da dilettanti o aspiranti scrittori. La locuzione “Miti di Chtulhu” la dobbiamo a Derleth, come pure il meticoloso lavoro di collazione delle migliaia di lettere che Lovecraft scrisse nella sua non troppo lunga vita. Egli stesso ebbe un ricco rapporto epistolare di stima ed amicizia con Lovecraft, che continuò finché questi morì, nel 1937, a quarantasette anni quando Derleth ne aveva ventotto: il primo era il maestro, il secondo l’allievo. Va detto che Lovecraft aveva diversi amici e corrispondenti cattolici: oltre a Derleth, possiamo annoverare Frank Belknap Long (1901 – 1994), scrittore dell’orrore raffinato e composto e soprattutto Robert E Howard, creatore di Conan il barbaro e Solomon Kane (1906 – 1936).
Di ingegno molto versatile, Derleth serviva a Messa, era un responsabile della parrocchia di Sant’Aloisio a Sauk City, città del Wisconsin dove era nato e viveva, e costruì una biblioteca poi aperta al pubblico ove raccolse i suoi oltre dodicimila volumi e la sua ricca collezione di dischi di musica jazz della quale era appassionato. La Arkham House sotto la sua guida pubblicò anche altri autori fino ad allora poco conosciuti: Algernon Blackwood, Lord Dunsany ed altri che avevano quale comune denominatore di essere stati di ispirazione per Lovecraft o suoi contemporanei. Derleth era però soprattutto un autore straordinariamente prolifico (suoi più di tremila componimenti, tra romanzi, saggi, racconti e poesie), la cui produzione fu assai vasta nei generi del fantastico, dell’orrore e della fantascienza… ma non solo: scrisse anche la biografia di Sant’Ignazio e la storia della Compagnia di Gesù, ad esempio; ancora, suo è il personaggio di Solar Pons, un detective ispirato a Sherlock Holmes molto popolare in America negli Anni Cinquanta e Sessanta e pure oggi molto gradevole da leggere. Quando la moglie lo lasciò per divorziare, Derleth ottenne la custodia delle due figlie e non si riaccompagnò.
In ordine al suo rapporto con la Fede, egli diceva di se stesso: “non sono uno scrittore cattolico, sono un cattolico che fa lo scrittore”; ed in effetti non metteva i temi della religione nelle sue opere fantastiche, per una sorta di rispetto, ma riconosceva di amare Sant’Agostino, Hilaire Belloc, Chesterton, Mons. Knox. Ed in realtà, in molti suoi racconti si coglie chiaramente, senza ambiguità, la distinzione tra male e bene e sovente è quest’ultimo a prevalere: anche in questo è molto distante dal suo amico e mentore, che invece vedeva il più delle volte l’uomo soccombere ad un orrore cieco e amorale.
Derleth cercava il genio e la bellezza, da credente, anche in autori che apparentemente nulla avevano ed hanno a che vedere con la Fede, anche nel suo amico ateo e materialista (ma non immorale): la Arkham House fu per lui una sorta di missione e impiegò parecchio denaro per ripianare i debiti che sistematicamente produceva, tanto convinto che l’opera del solitario di Providence fosse un tesoro che è stato definito, e a ragione, l’esecutore testamentario dell’eredità di Lovecraft.
Robert E Howard, cattlico?
Mi giunge nuova.
In alcuni suoi scritti si accenna spesso alla reincarnazione. In altri l’evoluzionismo sembra farla da padrone.