Itzike / CC BY-SA (per BHL, Gates: pubblico dominio)

di Miguel

Cari Amici di Radio Spada,

vi scrivo perché è tempo che facciamo arrabbiare un po’ di gente. Con un’avvertenza: chi vuole analisi tagliate con l’accetta o uno striscione da sventolare nella quotidiana tifoseria italofona, passi oltre. Questo articolo non piacerà.

Avete visto a Roma, il congresso che – in maniera demenziale – certi giornaloni hanno chiamato “negazionista” del Covid? Tutti a concentrarsi sulle parole di Bocelli o sulla mascherina di Salvini. E ancora una volta tutti a guardare il dito e non la luna.

Tra i nomi che lo hanno animato si trova anche il Prof. Ainis, editorialista de La Repubblica e articolista, nel corso degli anni, per buona parte della carta stampata che conta, oltre che componente – dal 2016 – dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Ma, pochi lo sottolineano, c’è una notizia ancora più interessante: la presenza-video di Bernard-Henri Lévy, in arte BHL. Uno che non si muove a caso.

Insomma il movimento anti-lockdown annovera un nome pesante, anzi pesantissmo. Se da una parte abbiamo le smanie di Bill Gates, dall’altra abbiamo il filosofo-attivista-multimilionario Lévy.

Figura complessa: ben noto in campo geostrategico, soprattutto ai tempi delle primavere arabe, famoso sulla scena intellettuale per la sua nouvelle philosophie, un mix regolato ma asfissiante del peggio emerso negli ultimi secoli. Flessibile in campo politico-partitico, con una spiccata capacità di cogliere a destra e a sinistra situazioni contingenti, funzionali alla sua visione.

Se Gates è il tipico miliardario-filantropo con pessime idee, Lévy ha pessime idee ma chiarissime e un peso intellettuale che Gates si sogna.

Ora che accade? Lévy, via videomessaggio, dice: «Il rischio è che usciamo da questa crisi sanitaria con una epidemia di stupidità, di autoritarismo, di odio della libertà. È abbastanza inquietante e incredibile come un po’ ovunque ci siamo piegati alle restrizioni. Va bene le misure per il contenimento, ma non si possono alzare delle barriere tra le persone. La facilità con la quale sono state prese certe decisioni hanno comportato una riduzione delle libertà».

Da BHL è curioso, parliamo di uno rispetto a cui persino Emma Bonino qualche anno fa disse: Al mio amico Bernard-Henry Levy, che esorta François Hollande a ripetere in Siria l’azione compiuta in Libia da Nicolas Sarkozy, in nome del diritto-dovere di ingerenza umanitaria a me caro, vorrei ricordare che una simile decisione rischierebbe di aggravare una realtà già tragica.

Come mai alla testa dei “negazionisti” troviamo un personaggio di questo calibro? Un caso? Può essere. Un risveglio tardivo? Non si può esludere.

O forse, più probabilmente: che i due fronti contrapposti non rappresentino un’alternativa così perfettamente riducibile alle categorie di bene e di male? Forse che la situazione sia un filo più complessa?

Domande che sorgono spontanee dopo mesi passati a parlare del non-caso Immuni e di altri non-casi, finiti come sappiamo.

Detta in breve: non mi intrupperò dietro a Gates ma – statene certi – nemmeno dietro a BHL o altri del codazzo.

Hasta luego.