Ferula di san Pietro Apostolo, reliquiario ottoniano nel tesoro della Cattedrale di Limburg, Goodness Shamrock / Public domain

Volentieri offriamo ai lettori Credere al Papato, nota introduttiva di Piergiorgio Seveso al libro I Papi da San Pietro a Pio IX. Esempi e sintesi di fatti storici, di San Giovanni Bosco, riedito in questi giorni da Radio Spada.

Perché pubblicare un libro così? Quale la sua relazione con il presente? Si tratta “solo” di storia? Leggete e valutate:


Credere al Papato

di Piergiorgio Seveso

Nel dare alle stampe questo prezioso testo storico-apologetico, ero colpito anzitutto dallo sforzo divulgativo che i cattolici dell’Ottocento hanno messo in campo per istruire, formare e preservare il popolo fedele da errori e da ubriacature propagandistiche anticattoliche. Questo sforzo, titanico e sublime, meritorio e santificatore, è stato condotto con metodicità e costanza e, se certamente non ha fermato il percorso della rivoluzione e della decattolicizzazione delle masse, certamente ha ritardato l’erosione della società cristiana.

E ho voluto che si aggiungesse quasi a compimento della mia prefazione un breve estratto da un opuscolo di Don Bosco su Papato, Concilio ecumenico e infallibilità perché ritenevo necessario fosse ancor più chiara ai nostri lettori la posta in gioco che stiamo vivendo in questi decenni disordinati e terribili. La posta in gioco è la credibilità, la sostenibilità, la sostanzialità della Chiesa cattolica stessa.

Chi legge quest’opuscolo e poi la chiusa aggiuntiva di Don Bosco avrà chiarissimo un senso di vertigine, di nausea e di completo rigetto rispetto all’oggi, generato dal Concilio Vaticano II.

Viviamo una crisi (e questo lo si dica con buona pace di tutti) senza eguali nella storia della Chiesa, nessun paragone storico si rivela sostenibile malgrado vari scrittori si siano affaticati in questi anni, imbrattando carte e cervelli, a sostenere il contrario. Non solo ma questa crisi, ben lungi dall’essere episodica oppure semplicemente legata a questo o quel protagonista ecclesiastico, si rivela come essere sistemica, umanamente irrevocabile e irreversibile, progressiva e inarrestabile.

Questa crisi intacca l’essenza stessa della Chiesa, manomettendo gravemente il deposito dottrinale e concomitantemente la liturgia e la pietà, de facto portando un vulnus storicamente unico alla storia della Redenzione.

Se il Papa è il centro della sfera ecclesiale da cui scaturisce ogni perfezione, se il Papa è il centro gravitazionale ed il cuore pulsante della Chiesa militante, è immediatamente evidente lo sconquasso, l’inversione, la sovversione, la perversione della attuale situazione ecclesiale.

Volendo fare un paragone cinematografico che colpisca la vostra immaginazione e la vostra sensibilità, pensate di rientrare nella vostra casa una sera e di esservi accolti da vostro Padre che, iniettati gli occhi di sangue e brandendo una scure, iniziasse ad inseguirvi con chiarissimi gesti e intendimenti omicidi, come e più del Jack Torrance nello Shining di Stanley Kubrick.

Vostro padre! Nella vostra casa, luogo di sicurezza, d’affetti, d’amore! Non solo ma quel padre non vi insegue, come nel paragone cinematografico, per rubarvi la vita fisica (e in questo caso sarebbe ancora poca cosa) ma per ghermire la vita della vostra anima, la Salvezza, attraverso un’immane congerie di prassi scandalose e di insegnamenti falsi, erronei, distorti e financo palesemente ereticali.

Certo, passato l’iniziale inebetimento, cerchereste di mettervi in salvo, cerchereste la salvezza nella fuga, nell’allontanamento forzato, nell’esilio, ma con quale animo? Con quali sentimenti? Con quali speranze?

I sentimenti sarebbero certamente di sconcerto, angoscia, dolore, (et quod Deus avertat) disperazione e forsanche desiderio di morire. Le speranze? Che il (Bianco) Padre rinsavisca oppure, se non è possibile altra via, che muoia e che ne arrivi un altro che mostri ancora il volto benedicente di Cristo oppure, e qui la faccenda si fa ancora più controversa e difficile, che venga messo in condizione di non nuocere più a nessuno, nella “casa” e fuori.

Intanto però, nella dura notte, all’addiaccio, circondati da altri pochi fratelli, egualmente in fuga, egualmente feriti, egualmente in esilio, bisogna restare e bisogna restare vivi, nella Fede e nelle opere, essere Lupi cattolici (“Domini lupi”) senza inselvatichirsi e senza perdere gli ultimi brandelli di umanità e di civiltà.

Questo comporta mantenere integra la dottrina sulla natura divina della Chiesa cattolica e del Papato romano, senza comode ed esiziali vie di fuga, senza tentennamenti dottrinali, senza correzioni e aggiornamenti ad hoc. Questo comporta anche mantenere integra la lettura della storia della Chiesa senza piegarla alla lettura della tragica contemporaneità. Questa ristampa va decisamente in questa direzione, pur senza voler dirimere tutti gli affannosi interrogativi che dilaniano oggi la coscienza e le carni del cattolico fedele.

Spetterà alla Chiesa, tornata nella sua pienezza e nel suo ordine, rispondere infallibilmente agli interrogativi che questa crisi ha aperto, serrare per sempre quel Vaso di Pandora che questa rivoluzione ha dischiuso, disseminando di errori e di vizi vecchi e nuovi il Mondo.

Nostro compito è però custodire integralmente e senza manomissioni il suo glorioso passato e, superato l’osceno presente, condurlo verso un nuovo e glorioso futuro di Vittoria.


Breve citazione del dialogo di un ragazzo col prevosto, da: I Concili generali e la Chiesa Cattolica, conversazioni tra un parroco e un giovane parrocchiano pel sacerdote Giovanni Bosco.

Tom. Ma di grazia, sig. Prevosto, non è forse mai avvenuto che qualche Papa abbia… Mi pare di aver udito che qualcuno sia…

Prev. Che qualche Papa abbia… che qualche Papa sia… ma su, dimmi tutto; io non ti capisco.


Tom. Indovini, e dica lei.


Prev. Vuoi forse dire che qualche Papa abbia sbagliato in materia di fede? Che qualcuno sia caduto in errore?


Tom. Per lo appunto; ha proprio indovinato. Non osavo dire tutto io, perché per la grande stima che ho pel Sommo Pontefice mi ripugnava il proferire queste parole.


Prev. Bravo, Tommaso; da questo tuo ritegno conosco veramente che tu hai un cuore pieno di sentimenti cattolici. Sta dunque di buon animo, poiché io sono in grado di affermarti che nessun Papa come Papa, cioè quando parla, come dicono, ex cathedra, quale maestro dei cristiani, nessun papa, dico, da s. Pietro sino al regnante Pio IX, né per ignoranza, né per malizia, ha mai insegnato il minimo errore; e di ciò noi cattolici siamo così sicuri che sfidiamo tutti i nemici dell’infallibilità a portarci anche una sola prova in contrario. È vero che per lo passato alcuni malevoli da qualche fatto oscuro o a bella posta oscurato, pretesero dedurre che alcuni Papi, come Liberio, Onorio, avevano errato in materia di fede; ma dal progresso della scienza, dalla pazienza di dotti ingegni fu in seguito messa in chiara luce la verità, ed oggi chiunque asserisce il contrario si mostrerebbe o ignorante o malizioso.

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