Flaminio Piccoli, Ciriaco De Mita e Arnaldo Forlani alla commemorazione dei cent’anni dalla nascita di Alcide De Gasperi (1981); dati.camera.it / CC BY

Chiacchierata col Guelfo Rosa:

RS: Liberali e contenti, insomma.

GR: Ma certo, ragazzi. Questa è la dinamica della rivoluzione: partire da 8, lasciare intendere di ambire a 12 e portare a casa 10. E tutti festeggiano: quelli che hanno ottenuto 10 perché 12 lo avevano solo lasciato intendere, quelli che volevano restare a 8 perché si rischiava 12. E quelli che volevano proprio 10 perché hanno visto quadrare i conti.

RS: Vecchia storia.

GR: Che credevate, che un gruppo di persone benintenzionate in piazza col cartellino pro-libertà di opinione, fermasse l’onda? Dai, siamo seri. Il Family Day – si dice con partecipazione a 6 zeri – non fermò Renzi sulle unioni civili, ora una manciata di lettori di libri sul pubblico selciato doveva far retrocedere il mostro legale. Suvvia. Sia chiara una cosa: la legge non è ancora passata, mai dire mai. Però, anche si dovesse incagliare, non è certo (o soprattutto) per queste dinamiche. Ma poi, scusate, avete un’infarinatura di storia italiana? La vicenda democristiana relativa ad aborto e divorzio, l’avete sentita nominare? Basta guardare lì.

RS: Se l’obbiettivo non era difendere la verità sulla famgilia, ma “restare liberi” di dire un’opione, sono quasi stati accontentati.

GR: Solito gioco per cui, alla fine, son tutti contenti. O quasi. Gli LGBT mettono una nuova bandierina e quelli dell’Alleluja delle lampadine possono continuare ad andare in parrocchia a dire che un bambino ha bisogno di mamma e papà. Ma è solo un’opinione libera, sia chiaro.

RS: Il vero tema…

GR: Il vero tema è che bisogna rispiegare ai cattolici l’abc del Cattolicesimo (e della logica). Ma questa è operazione fastidiosa, che divide, che fa sembrare superbi, perché la verità miei cari… è intollerante. Sì, è questo il problema della verità: è radicalmente attrattiva e allo stesso tremendamente ripugnante perché è chiara, obbliga. Almeno in un certo senso. Spiegare che la libertà è tale se tende alla verità e che la verità ha il primato sulla coscienza è roba dura da digerire. Perché poi costringe a precise scelte. Scelte in tutti i campi. Più semplice, ovviamente in buona fede, è raccontare alla gente la storiella comoda per cui la presunta riscossa passa da una comparsata orizzontale e liberaleggiante, in piazza. La gente vuol sognare, miei cari. La realtà (parente stretta della verità) guasta i sogni, gli svolazzi emotivi, le chiacchiere. La riscossa quando ci sarà non passerà (principalmente) da sforzi umani, questo va raccontato. Ancora oggi molti non hanno capito che le processioni di riparazione erano un atto, prima di tutto, soprannaturale.

RS: Salvare i semi.

GR: Esatto, ma salvare e custodire i semi è faticoso. Vanno prima raccolti, poi messi da parte, poi protetti. In mezzo a gente che strepita e ti bercia contro perché non corri a lanciarli sulla terra ghiacciata. Ci vuole pazienza. E io ne ho poca, purtroppo.

RS: Torniamo alla legge.

GR: Secondo me hanno fretta di approvarla ma, allo stesso tempo, vogliono la maggioranza più larga possibile. Non è detto che i due aspetti si combinino al meglio, ma se uscirà dal forno non sarà troppo diverso da come sembra ora. Anche qui chiariamoci: il problema non è la parola in più o in meno che si troverà nel testo finale. Il tema è la visione antropologica che si vuole applicare alla società. Una visione ovviamente non arginabile con gli argomenti moderni e liberali che l’hanno originata. E badate, questo vale in tutti i campi: famigliare-bioetico, economico, religioso, ecclesiale. L’idra ha tante teste ma è un essere unitario. Pensare di tagliare una testa dialogando “in maniera liberale” con un’altra, semplicemente non funziona. Bisogna andare al cuore del problema.

RS: Per fare questo bisogna avere idee chiare e formazione.

GR: Quella è la parte faticosa. Molti vogliono combattere, ma devono prima capire per cosa.