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La riforma liturgica comprende tre riforme distribuite su tre anni: nel 1968 furono promulgate tre nuove preghiere eucaristiche; nel 1969 fu promulgato il Novus Ordo Missæ; nel 1970 è apparsa la prima edizione del messale latino romano “restaurata per decreto del secondo Concilio Ecumenico del Vaticano”.
Le tre nuove preghiere eucaristiche
Il termine preghiera eucaristica indica il Canone della messa, la parte centrale del rito che contiene le preghiere della consacrazione. Secondo Paolo VI, queste nuove preghiere sono una “grande innovazione”1.
La propiziazione, ostacolo all’ecumenismo
Dom Guy-Marie Oury, una liturgista benedettino, scrive: “Il Canone romano era stata l’unica regola per la celebrazione dell’Eucaristia, praticamente dal V secolo”2. Tuttavia, “nonostante le sue insostituibili qualità e preghiere, il Canone romano ha i suoi limiti e le sue carenze. Il primo difetto che è problematico dal punto di vista ecumenico è l’enfasi forse esagerata su uno degli aspetti fondamentali della Messa a scapito di altri aspetti anch’essi fondamentali”3.
È facile indovinare quale aspetto del Canone è troppo enfatizzato e quale è trascurato. Max Thurian, osservatore protestante al Concilio, lo spiega: “Questo venerabile documento liturgico non ha le stesse qualità delle tre nuove preghiere eucaristiche, frutto del Concilio Vaticano II, che verranno promulgate. Resta dipendente da una concezione giuridica, preoccupata di vedere l’Eucaristia accettata da Dio come un sacrificio perfetto e degno di lui. Questa dimensione sacrificale non può essere esclusa dall’Eucaristia profondamente tradizionale, ma l’enfasi posta dal Canone romano sul concetto di sacrificio è problematica dal punto di vista ecumenico”4. In particolare, prima del Concilio, “l’inflazione dell’aspetto propiziatorio del sacrificio eucaristico bloccava il dialogo ecumenico”5.
Così la dimensione propiziatoria – il fatto che la Messa sia un’offerta di riparazione per il peccato – diventa problematica. Rifiutata dai protestanti, è fortemente affermata da tutta la tradizione della Chiesa, a cominciare dai testi del Nuovo Testamento. Fu sottolineata in particolare dal Concilio di Trento, che dovette proprio combattere contro l’eresia luterana. Nel nuovo rito viene praticamente cancellata.
Un sostituto per la propiziazione
Per sostituirla, viene proposta la nozione di memoriale. Classico nella teologia cattolica, assume qui un nuovo significato in relazione all’imperativo ecumenico: “Con la parola ‘memoriale’ (anamnesi o racconto, secondo il greco), sosteniamo la nozione biblica che rivelerà tutta la sua ricchezza e tutto il suo valore unificante ed ecumenico per definire l’Eucaristia. (…) Dicendo che il banchetto pasquale del Signore è il memoriale di un sacrificio (…) abbiamo trovato, penso, la realtà in grado di conciliare le posizioni disgiunte dei cristiani sull’Eucaristia: il memoriale è una nozione ecumenica”6.
È l’imperativo ecumenico che guida questo cambiamento. L’obiettivo è quello di mostrare maggiormente il rapporto tra l’Eucaristia e l’Ultima Cena: “L’importante è – è un desiderio urgente – riscoprire l’antica preghiera eucaristica e quindi riformare il Canone. Questa assimilazione dell’Eucaristia all’Ultima Cena di Gesù ha un notevole significato ecumenico”7.
Pertanto, a causa dei “problemi ecumenici posti dal Canone romano”8, “agli occhi di altri cristiani, qualsiasi riforma si bloccasse davanti al Canone, senza dare all’Eucaristia e al racconto dell’istituzione eucaristica l’espressione di cui hanno bisogno, sarebbe una riforma superficiale”9.
Il Novus Ordo Missæ
Uno studio dettagliato del nuovo rito sarà oggetto di un successivo articolo. Basti notare qui alcuni aspetti caratteristici della dimensione ecumenica della riforma.
Il saluto liturgico del celebrante all’assemblea dopo il canto di ingresso e un atto comune di pentimento secondo un confiteor semplificato sono due azioni care alle liturgie protestanti.
Soprattutto, l’Offertorio romano, uno dei gioielli della massa tradizionale, viene completamente sacrificato sull’altare dell’ecumenismo. D’ora in poi, “l’Offertorio semplificato non appare più come un doppione della preghiera eucaristica, né come un atto sacrificale anticipato: così vengono mitigate le difficoltà che il vecchio offertorio creava nel progresso ecumenico”10.
L’edizione tipica del messale romano riformato
L’edizione tipica o originale è quella a cui si farà riferimento in seguito. Include “alcuni temi che sono oggi al centro della riflessione cristiana, come la solidarietà della Chiesa con tutti gli uomini, l’ecumenismo, l’escatologia e soprattutto il mistero pasquale”.
Il mistero pasquale deve essere inteso come la nuova concezione del mistero di redenzione, un segno che la nuova messa è il rito di una fede trasformata o distorta.
Infine, la riforma non consiste in una serie di ritocchi dei dettagli, ma piuttosto di una revisione generale, come affermano il cardinale Lercaro, mons. Jenny o mons. Bugnini: “Una riforma del culto cattolico non può essere fatta in un giorno né in un mese né in un anno. Non si tratta solo di ritoccare un’opera d’arte di grande valore, ma a volte è necessario dare nuove strutture a interi riti. È un restauro fondamentale, direi quasi che è stato ridisegnato e, per certi aspetti, una vera nuova creazione”11.
Questa riprogettazione spiega perché gli osservatori sentivano di assistere alla più grande riforma liturgica della storia, una rivoluzione liturgica che nessuno aveva mai visto: “Non è esagerato dire che questa costituzione inaugura una nuova era nella preghiera e nella vita della Chiesa”. Bugnini continua a parlare della “più grande riforma liturgica che sia mai avvenuta nella Chiesa”12.
La più grande ? Questo è vantarsi. Perché non è una riforma, è una rivoluzione che ha cambiato tutto per manifestare un nuovo spirito, una nuova religione.
(Fonte: FSSPX – FSSPX.Actualités – 04/07/2020)
[1] Missale romanum, DC 1541, 1° giugno 1969, p. 516.
[2] G. Oury, La messe de Saint Pie V a Paul VI, Solesmes, 1975, p. 13
[3] J. Cornelis, « La portée œcuménique des nouvelles prières eucharistiques », Unitas, 1° trim. 1969, p. 87.
[4] Max Thurian, « Le Canon romain », Verbum Caro [revue théologique de Taizé] 85, 1° trim. 1968, p. 64.
[5] L. M. Chauvet, « La dimension sacrificielle de l’Eucharistie », LMD 123, 3° trim. 1975, p. 48.
[6] Célébrer la vie, célébrer le Christ, Editions ouvrières, 1981, p. 23.
[7] H. Küng, Le Concile épreuve de l’Eglise, Seuil, 1963, p. 124.
[8] Ib., p. 119
[9] J. Cornelis, « La portée œcuménique des nouvelles prières eucharistiques », Unitas, 1° trim. 1969, p. 91.
[10] Thurian, « Le nouvel ordre de la messe va dans un sens profondément œcuménique », La Croix, 30 maggio 1969.
[11] Dichiarazione alla stampa del 4 gennaio 1967, in DC 1493, 7 maggio 1967, col. 829.
[12] Annibale Bugnini, « Dieci anni », Notitiæ 88, dicembre 1973, p. 395.
perchè non è possibile stampare il testo ” I 50 della nuova messa: la realizzazione del nuovo messale