
“Persone da ascoltare senza giudicare“. Questo il titolo dell’intervento dell’Arcivescovo di Sassari, Monsignor Gianfranco Saba, sulla Nuova Sardegna del 13 luglio scorso, a tema “Sacerdoti e omosessualità” segnalatoci da un lettore. Un’intervento che invero ci ha lasciati interdetti per la notevole ambiguità delle frasi.
Dopo un elenco delle indicazioni dei Santi Padri per procedere o meno all’ordinazione dei candidati al sacerdozio, il Presule scrive: “[La tradizione patristica] Ancora oggi può illuminare la questione dell’omosessualità, per certi aspetti forse ancora molto nascosta. E come tutto ciò che è sconosciuto, confuso e immaginato come terribile può spaventare. Anche di fronte a tale questione può accadere che si chiudano gli occhi, si fugga, si diventi persino violenti. Risulta peraltro di fondamentale importanza l’approccio che si ha verso l’argomento senza mai dimenticare che dal termine “omosessualità” bisogna scorgere i volti delle persone che lo abitano. Volti reali di persone che hanno da dire, da essere ascoltate senza essere giudicate“.
E continua richiamando l’invito di papa Francesco ad “attivare processi più che fermarsi a spazi occupati da risposte già trovate” per una comprensione migliore del problema da parte della Chiesa.
Non ci è ben chiaro in cosa consista questa attivazione di processi, questo ascolto senza giudizio, questa fuga (per usare un termine impiegato nell’intervento) dalle risposte già trovate. Forse significa passare ad una accettazione di una realtà come l’omosessualità su cui, non tanto il Chiesa “preconciliare”, quanto i conciliarissimi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno espresso più volta una inesorabile condanna, comprendente l’esclusione dagli ordini di coloro che hanno un orientamento deviato?
Sono domande che sorgono spontanee se pensiamo a certe dichiarazioni rilasciate due anni fa del medesimo Arcivescovo. Pur definendo “un pericolo per l’umanità” il gender, volle fare alcune precisazione: “E’ profondamente sbagliato mettere alla berlina, deridere ed umiliare chi vive una esperienza di diversità in ordine ai propri orientamenti. Ciò che qualifica la persona non è il suo orientamento sessuale. La persona è il valore ed è al primo posto e se lo è, non ha senso cercare di indagare o di giudicare il suo orientamento sessuale” (La Nuova Sardegna, 11 febbraio 2018). Frasi che gli procurarono la simpatia del Movimento Omosessuale Sardo: “Qualcuno ha addirittura proposto di inviare a monsignor Saba un mazzo di fiori … nessuno di noi lo conosce, ma anche solo da queste poche frasi la prima impressione è tutta positiva. Siamo anni luce avanti rispetto ai predecessori. Ci ha colpito la posizione molto rispettosa verso la persona e verso la dignità umana … non c’è arroccamento nelle posizioni, non c’è intransigenza. C’è anzi voglia di confronto e di dialogo, e questa è una cosa per noi importantissima che finora ci è mancata” (La Nuova Sardegna, 12 febbraio 2018)
Ecco perché ci piacerebbe avere dei chiarimenti, chiarimenti che siano dettati dalla logica del “si si, no no”, che sarà pure una risposta trovata, ma la si trova nel Vangelo di Cristo. Del resto, i Santi su questi temi avevano le idee piuttosto chiare:
“ASCOLTARE SENZA GIUDICARE”: esattamente quello che vorrebbero questi Lestofanti dalla loro gente…. ( e si presentano come GUIDE, senza volontà di sapere quale sia la strada giusta….)
Da il Vangelo secondo Sodoma