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La decisione su Santa Sofia è finalmente arrivata: sarà nuovamente una moschea!
Costruita dall’imperatore Giustiniano in onore della Divina Sapienza al di sopra di preesistenti chiese, fu sede del patriarcato costantinopolitano fino al 29 maggio 1453, quando le orde di Maometto II presero Costantinopoli. Allora, dopo un’orrida profanazione, fu orbata dei mosaici (ricoperti d’intonaco) e riconvertita in moschea.
Il culto maomettano vi fu celebrato fino al 1935 quando il presidente della neonata Repubblica Turca, Mustafa Kemal Atatürk, trasformò l’edificio in un museo.
Contro la decisione del premier Erdogan si erano levate varie voci, tra cui proprio oggi l’UNESCO.
Anche il “patriarca” Bartolomeo ha protestato, ovviamente con dichiarazioni molto ecumeniche in quanto la ri-conversione in moschea nuocerebbe alla funzione di “Santa Sofia … come luogo e simbolo di incontro, dialogo e coesistenza pacifica dei popoli e delle culture, comprensione reciproca e solidarietà tra la Cristianità e l’Islam” (ansamed.info).
Da un prelato cristiano (anche se scismatico) ci si aspetterebbe almeno un riferimento alla empietà di installare in una chiesa dedicata al vero Dio un culto profano.
Aspettiamo le dichiarazioni della Santa Sede, ma i modernisti che la occupano prevediamo non vadano oltre le patetiche dichiarazione dell’amico Bartolomeo. Al massimo come Avvenire citeranno la Commissione Europea che “ha chiesto ufficialmente e a gran voce che rimanga un museo, «simbolo di dialogo interreligioso e interculturale»”.
Del resto come dicono il Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ed in ultimo l’apostatico documento di Abu Dhabi, “cristiani e musulmani hanno lo stesso Dio”.