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A Roma intanto si continua a festeggiare l’ottava degli Apostoli, rito che era già in vigore ai tempi di san Leone Magno, il quale tenne uno dei suoi discorsi al popolo appunto In octavis sanctorum Apostolorum [1]. Anzi, se ci potessimo affidare agli Atti di san Sebastiano almeno per un particolare liturgico, bisognerebbe riportare l’origine dell’ottava dei santi Pietro e Paolo qualche decennio prima del IV secolo; giacché nella persecuzione Dioclezianea il rito dove a essere già in vigore; quando il presbitero Tranquillino il dì ottavo della festa degli Apostoli fu sorpreso dai pagani mentre pregava sul sepolcro di san Paolo, e venne perciò martirizzato.
La Messa infra octavam Apostolorum manca negli antichi Sacramentari, e rappresenta un po’ un’abile rapsodia.

L’introito è come il giorno di sant’Andrea, il 30 novembre [2]; tutte le collette invece si desumono dalla festa natalizia dei due Apostoli, il 29 giugno.
La prima lezione derivata dagli Atti, è come il mercoledì dei Quattro tempi di Pentecoste, mentre invece il Vangelo è tolto dalla festa del 25 gennaio [3].
Il responsorio graduale è identico a quello assegnato per sant’Andrea [4], ma il verso alleluiatico è speciale:
«Allel. (Luc., XXII, 32) Io ho pregato per te, o Pietro, perché non venga meno la tua fede, e tu finalmente convertito, rinsalda i tuoi fratelli».
Ecco il fondamento scritturale del dogma dell’infallibilità pontificia. Gesù voleva garantire alla sua Chiesa il possesso inalienabile delle verità rivelate, che non dovevano quindi venir compromesse dall’ignoranza e defettibilità dell’umano intelletto. Che fa Egli?
Prega il Padre ed impetra al suo Vicario in terra il privilegio dell’assistenza dello Spirito Santo, cosi che la sua fede cattolica non venga mai meno, né subisca alterazione. Il carisma è limitato alla professione di fede, – cioè all’insegnamento pontificio in ordine alla fede ed ai costumi – e non alle opere del Papa. Quella infatti è la stella polare che deve servire di guida a Pietro ed a tutti nel vogare verso il cielo; mentre queste invece, cioè le opere, sono di carattere privato e personale, e possono facilmente venir corrette e raddrizzate giusta i dettami della fede.
L’antifona per l’offerta delle oblate, è come il 21 dicembre [5]; mentre l’altra per la Comunione dei fedeli, è tolta dalla messa di san Mattia il 24 febbraio [6].

In onore del Principe degli Apostoli ci piace di riferire oggi quest’antica iscrizione esistente altra volta nella basilica Vaticana sotto una pittura in cui era rappresentato appunto il Cristo che consegna a Pietro le chiavi:

TERRVTIT – ANGELICAS – ACIES – CONCESSA – POTESTAS
TANTA – PETRO – RESERARE – POLOS – ET – PASCERE – CAVLAM
EREPTAM – DE – FAVCE – SEBVET – SANCTAM – SIBIMETQVE -DICATAM

Le milizie angeliche rimasero atterrite al potere concesso a Pietro, di aprire cioè i cieli e di pascere l’ovile sottratto alle fauci del lupo. Egli protegga noi e conservi questo sacro tempio a lui dedicato.

In onore del Dottor delle Genti, riferiamo quest’altro distico di Alcuino, composto verisimilmente per l’abbazia di san Paolo:

SERVA – PAVLE – TVI . VENERANDA – SACRARIA – TEMPLI
NE – LATRO – DEPOPVLANS – VASTET – OVILE – TVVM

Conserva, o Paolo, il tuo venerato santuario, perché l’antico ladrone, non devasti o saccheggi il tuo ovile.


I versi si leggono anche oggi nel Chiostro interno del Sacratissimo Monastero del Dottor delle Genti.



[1] Serm. LXXXIV, al. LXXXI.
[2] Ps CXXXVIII, 17, 1-2
[3] Act. Ap. V, 12-16; Matth. XIX, 27-29
[4] Ps. XLIV, 17-18
[5] Ps. XVIII, 15
[6] Matth. XIX, 28



(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Notizie storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VII. I Santi nel Mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dalla Quaresima all’Ottava dei Principi degli Apostoli), Torino-Roma, 1930, pp. 295-298)