“Lo scandalo che dà un sacerdote facendo un discorso scorretto
è molto più grave dello scandalo di un giovinastro
che fa lo stesso discorso”

(Padre C. T. Dragone)

Suor Monica e le sue “chicas”
[da korazym.org]

Il 18 agosto scorso il padre gesuita James Martin, membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, molto vicino a Bergoglio nonché al mondo del (sedicenti) cristiani LGBT, ha rilanciato tutto gioioso le parole che il medesimo Bergoglio ha rivolto alla carmelitana scalza Monica Astorga Cremona.

Cara Monica, Dio, che non è andato in seminario e non ha studiato teologia, ti ripagherà abbondantemente. Prego per te e per le tue ragazze

Parole che non dicono nulla da sole, ma che dicono anche troppo se riferite a una suora argentina conosciuta come “la suora dei trans”.
Non andiamo a giudicare delle vite di questi uomini (che Bergoglio chiama “ragazze”) né il bene che l’opera di questa carmelitana potrebbe fare, ma certamente questi apprezzamenti “pontifici” ripresi dal maggior bardo dell’omossessualismo in ambito “cattolico”, risultano sospetti ed inquietanti.
Non foss’altro che Bergoglio non si fece certo intimorire dallo scandalo e dal disorientamento che avrebbe potuto provocare quando ricevette a Santa Marta una “felice” (parola dell’ospite) una donna transgender (già uomo) e sua moglie.
Si dirà che papa Francesco ha parlato spesso contro il gender. Certo, ma quanti mali ha fatto quel suo famoso “chi sono io per giudicare”? E quanto è pericoloso l’aperturismo (anche solo percepito) rispetto alle tematiche così delicate come quelle LGBT? Non dimentichiamoci poi del modernismo di Bergoglio e per i modernisti non ci sono verità: per cui se oggi la “chiesa” condanna il gender, non è così campato per aria che un giorno possa chiedere scusa per l’atteggiamento ottuso dimostrato da coloro che non colsero la profonda umanità celata dietro le teorie di genere.
In tutto questo contesto grande è lo scandalo che si dà ai fedeli, inculcando direttamente o indirettamente la normalità di certi comportamenti intrinsecamente disordinati e quindi “porge[ndo] al prossimo occasione di peccare, distogliendolo dal bene o incitandolo al male” (Padre C.T. Dragone, Commento al Catechismo di San Pio X, n. 199)