Alcuni stralci di un articolo pubblicato su destinazionemarche.it.
Nota di RS: per la sua origine pagana e per il suo prestarsi alla vanità di chi l’indossa (e non tanto per il noto precetto veterotestamentario ampiamente citato da protestanti palesi e occulti), il tatuaggio non ha mai goduto di grande favore nel cattolicesimo e ha visto circoscritta e tollerata la sua ragion d’essere, con soggetto religioso, soprattutto tra i pellegrini o tra cui viveva, specie in Oriente, come minoranza in partibus infidelium [trovate un approfondimento accademico sui tatuaggi di area balcanica qui]. Sono invece destituite di fondamento le “pie fake news” di presunti anatemi di Papa Adriano I contro il tatuaggio, o di un divieto legale dell’imperatore Costantino per i medesimi [approfondimento in lingua inglese qui]. Il pudore, la prudenza, il buon senso siano in generale la bussola per il lettore di queste righe.
I tatuaggi ormai, si sa, sono diventati una moda diffusissima. Pochi sanno però che […] nelle Marche, il tatuaggio era praticato già 500 anni fa […] era in realtà un fatto mistico e devozionale.
La tradizione vuole che durante le crociate, i soldati si tatuassero i simboli religiosi della propria fede per farsi riconoscere dagli “infedeli” e per garantirsi la sepoltura ecclesiastica […]. Il tatuaggio era quindi un marchio di riconoscimento che rappresentava la cristianità.
Questa tradizione ha attraversato i secoli giungendo alla sua massima diffusione proprio nella nostra regione, nelle Marche, e più precisamente presso uno dei santuari mariani più venerati al mondo, il Santuario della Santa Casa di Loreto. […]
Qui i pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa si riunivano dopo il lungo percorso di fede e si facevano imprimere sulla pelle il ricordo di tanto ardore devozionale. In prossimità del Santuario infatti si trovavano numerosi “marcatori”, provenienti da una lunga tradizione familiare di sole quattro o cinque famiglie del posto, che con tavolette di bosso e punteruoli, chiamate penne, tatuavano ai viandanti i segni del loro amore verso la Madonna, Gesù, lo Spirito Santo e San Francesco.
Proprio dal Santo di Assisi proviene la tradizione di farsi tatuare principalmente mani e avambracci, di modo da ricreare sulla pelle le stimmate di San Francesco. Non è affatto una rarità, erano in tanti a sottoporsi a questa pratica, nonostante fosse malvista e appena tollerata dalla Chiesa, tanto che era facile fino a poche decine di anni fa incontrare contadini marchigiani che, alzate le maniche delle camicie, mostravano i segni bluastri della propria fede.
I tatuaggi erano sì principalmente sacri, ma a volte è normale che nelle tradizioni popolari il sacro ed il profano si mescolino fra loro. Così capitava di vedere spose novelle con il tatuaggio dello Spirito Santo, come augurio per la loro condizione, oppure artigiani mostrare i simboli della loro professione [oppure vedove con teschi o simili memento mori, ndr].
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