La festa di san Gioacchino, sebbene antica presso gli Orientali, fu introdotta nel Breviario e nel Messale Romano solo da Giulio II. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Gregorio XV e confermata da Leone XIII che di nome faceva appunto Gioacchino. San Pio X ne fissò la festa al 16 agosto, spostandola dalla Domenica fra l’Ottava dell’Assunta. Dall’Ufficio del santo genitore della Vergine Maria riprendiamo un brano di san Giovanni Damasceno e l’offriamo alla meditazione del Lettore.

Siccome la Vergine Madre di Dio doveva nascere da Anna, la natura non osò produrre niente prima del germe della grazia; ma attese che la grazia avesse prodotto il suo frutto. Infatti bisognava che Maria fosse la prima a venire alla luce, dovendo ella generare il Primogenito di tutte le creature, colui in cui tutte le cose sono state fatte. O coppia felice Gioacchino e Anna! Tutta la creazione vi è debitrice. Poiché per voi essa poté offrire al Creatore il più prezioso dei doni, cioè la casta madre, che sola era degna del Creatore. Esulta, Gioacchino, perché dalla tua figlia ci è nato un Figlio; il quale si chiama l’Angelo del gran consiglio, cioè della salvezza di tutto il mondo. Arrossisca di onta Nestorio, e si copra la faccia colle mani. Questo fanciullo è Dio. Come dunque non sarà Madre di Dio chi l’ha dato alla luce? Chi non rende omaggio alla santa Madre di Dio, è respinto dalla Divinità. E questa dottrina non è soltanto mia; l’ho ricevuta come eredità preziosissima dal padre Gregorio il teologo. O coppia felice Gioacchino e Anna! La vostra purezza ben si riconosce dal frutto del vostro seno, secondo che dice Cristo in un luogo: «Li conoscerete dai loro frutti». Voi avete regolato la vostra maniera di vita com’era accetta a Dio e degna di colei che doveva nascere da voi. Adempiendo costantemente e santamente i vostri doveri, avete prodotto un tesoro di verginità.

(San Giovanni Damasceno, Discorso 1 sulla Natività della Vergine Maria. divinumofficium.com)