di Luca Fumagalli

Classe 1935, l’inglese David Lodge è oggi conosciuto presso il grande pubblico soprattutto per i suoi romanzi satirici sulla vita nei campus universitari e per i saggi di critica letteraria. Tuttavia anche il cattolicesimo è uno dei temi centrali delle sue opere, la maggior parte delle quali è stata tradotta e pubblicata in Italia dalla casa editrice Bompiani. Da studente scrisse una tesi sulla letteratura cattolica britannica e quando, appena venticinquenne, decise a sua volta di cimentarsi con il genere, lo fece quindi con una profonda consapevolezza.

Sull’ortodossia della sua Fede, però, vi è qualche dubbio: nonostante non abbia mai voluto palesare fino in fondo la sua posizione teologica, è noto come Lodge ami definirsi un «agnostico cattolico», invertendo volutamente i termini già usati a suo tempo da Graham Greene, che invece si autoproclamava un «cattolico agnostico». Lodge, anche se praticante, è fondamentalmente scettico a proposito della verità ultima che si cela dietro al linguaggio simbolico della liturgia e della scrittura; per lui la religione è solo un palliativo, utile a dare un senso a un’esistenza che altrimenti apparirebbe vuota, priva di scopo, fatta di dolore e di ingiustizie (da qui deriva anche l’avversione per ogni forma di materialismo).

Ciononostante i suoi romanzi, oltre a narrare dal punto di vista del semplice fedele i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato la Chiesa nel Novecento, hanno il merito di offrire un brillante ritratto del cattolicesimo contemporaneo in terra inglese. 

Il volume d’esordio, The Picturegoers (1960), è uno studio di stampo tradizionale sulla vita di una famiglia cattolica londinese della classe medio-bassa, lo stesso milieu socio-culturale in cui è nato e cresciuto il giovane Lodge. La trama ruota attorno a due istituzioni contrapposte: il cinema e la Chiesa cattolica. Ognuna ha i suoi guardiani – il manager e il sacerdote – i suoi eroi e le sue eroine – i divi e i santi – e soprattutto ognuna offre con Hollywood o il paradiso una versione più luminosa e affascinante del mondo. Il personaggio centrale, lo studente Mark Underwood, è un apostata che torna alla Fede grazie ai Mallory, una coppia irlandese presso cui ha trovato alloggio; se a un certo punto pare addirittura intenzionato a sposarne la figlia, Clare, nell’epilogo cambia idea, accettando la più alta vocazione del celibato ecclesiastico. L’unica figura comica che appare nel romanzo è quella di padre Kipling, un parroco di vedute ristrette che non perde occasione per scagliare anatemi contro chi osa mettere piede in una sala cinematografica.

Il secondo catholic novel di Lodge, È crollato il British Museum (The British Museum is Falling Down), datato 1965, abbandona l’impostazione del lavoro precedente per trattare il tema della contraccezione con piglio ironico, intessendo tra l’altro una ragnatela di riferimenti intertestuali che si sovrappongono alla vicenda principale spesso come dei sogni ad occhi aperti. Il libro, scritto al tempo del Concilio Vaticano II, ha per protagonisti Adam Appleby e la moglie Barbara, entrambi speranzosi in una Chiesa più aperta e liberale, in particolare per quanto concerne il controllo delle nascite (un tema allora ampiamente dibattuto a Roma e che avrebbe portato nel 1968, con grande disappunto dei progressisti, all’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI). La vicenda, che come nell’Ulisse di Joyce si esaurisce in una sola giornata, prende il via quando Adam, un ricercatore a corto di soldi e già padre di tre figli, scopre che Barbara potrebbe essere di nuovo incinta: da quel momento cominciano per lui una serie di avventure e strani incontri che lo risucchieranno poco alla volta in una spirale kafkiana di fantasmi e follie.   

Quindici anni dopo, nel 1980, vide la luce Quante volte figliolo? (How Far Can You Go?), romanzo in cui Lodge segue le vicende di un gruppo di cattolici inglesi dai primi anni Cinquanta, epoca in cui sono studenti universitari a Londra, fino alla fine degli anni Settanta, in piena “primavera conciliare”. Col passare del tempo qualcuno ha abbandonato la Fede, mentre altri, sebbene ancora cattolici, si sono adattati – più o meno volentieri – al nuovo corso della Chiesa. Tra questi spicca padre Austin Brierley, uno spretato rivoluzionario, emarginato, che continua comunque ad essere in qualche modo legato al Vangelo. Il tono, in generale, è più serio rispetto a quello di È crollato il British Museum, tuttavia il narratore, che a volte si rivolge direttamente a chi legge, non si fa troppi problemi a usare ampiamente gli strumenti ironici a sua disposizione per canzonare sia i conservatori che i novatori.

Nel suo ultimo lavoro in cui la religione gioca un ruolo centrale nella storia, Notizie dal paradiso (Paradise News), del 1991, Lodge combina il meglio delle doti satiriche con una profonda disamina dei problemi che l’aldilà solleva per il cristiano in un’epoca in cui in molti hanno messo in discussione il dogma tradizionale. Il personaggio principale, Bernard Walsh, è un ex sacerdote, ormai senza più Fede, che insegna teologia in una facoltà ecumenica. La maggior parte della trama è ambientata alle Hawaii – il presunto paradiso in terra a cui allude il titolo – dove Bernard si reca con il padre per visitare la vecchia zia morente. Lì il protagonista si trova forse per la prima volta a fare seriamente i conti con se stesso e con la propria vocazione tradita: la possibilità di coronare il suo sogno d’amore con Yolande e un’apertura, per quanto timida, all’ipotesi della salvezza eterna ribaltano in positivo un epilogo altrimenti cupissimo.

David Lodge, per concludere, ha avuto il grande merito di rinnovare il romanzo cattolico tanto nella forma quanto nei contenuti, tramutandolo nello specchio di un presente fatto di confusione dottrinale e di cristiani smarriti, un mondo descritto con stile corrosivo, a tratti surreale, esito di una fascinazione per le più moderne tecniche narrative. Leggere uno qualsiasi di questi suoi libri è dunque un’occasione per comprendere ancor meglio, di riflesso, attraverso lo sguardo di un uomo in cui disincanto e fiducia convivono, le radici di quel male che sembra aver adombrato la Chiesa stessa. 


Fonte: R. GRIFFITHS, The Pen and the Cross, Continuum, Londra, 2010.