Altri excerpta da un articolo di Sì sì no no (anno XXXII, N. 17, 15 ottobre 2006) intitolato “A proposito di mariologia coranica“. Si tratta di una risposta all’invito rivolto da Vittorio Messori (sulla scia di analoghe dichiarazioni dell’allora musulmano Magdi Allam) a cominciare il dialogo coi musulmani a partire da Maria, che godrebbe presso la setta di Maometto di gran venerazione.
Il Gesù del Corano non è Gesù Cristo Nostro Signore ed anzi vi si oppone: è addirittura il nemico dei cristiani. Già dalla visione d’insieme della “mariologia” coranica si evince che il Gesù del Corano non ha nulla a che vedere con quello autentico dei Vangeli. Egli non ha due nature, una umana e una divina, unite nella sua unica divina persona. È presentato come un semplice uomo, sia pure nato nelle circostanze che si sono viste e dotato di poteri straordinari (guarigioni, miracoli). Non solo. La crocifissione viene negata (Cor. 4, o delle donne, vv. 156-7). Il Corano dice che Gesù è stato elevato al cielo da Allah e che al posto suo è stato crocifisso un altro. Si tratta, come è noto, di una variante dell’eresia docetista, che considerava solo apparente o frutto di illusione la morte in croce di Nostro Signore: “Maometto accoglie quindi un aspetto della dottrina docetista, la quale sosteneva che Gesù si era rivestito di un corpo apparente, e che quindi solo in apparenza aveva sofferto ed era morto. Tale dottrina era sostenuta, in diverse forme, sia da sette monofisite, sia dai manichei e da alcuni gnostici: in particolare Basilide [fondatore di una setta gnostica] aveva insegnato che Gesù non aveva subito la crocifissione, ma che il Cireneo – noto dal racconto evangelico della Passione – era stato trasfigurato nelle sue sembianze ed era stato crocifisso in vece sua” ((I. Sordi, Che cosa ha veramente detto Maometto, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1970, pp. 130-1). È negato dunque il fatto storico della crocifissione. Il Gesù del Corano non è e non può essere il Cristo sofferente, che sopporta la Passione per adempiere la volontà del Padre e per redimerci dal peccato, risorgendo poi nella Gloria. Per i musulmani, come per gli ebrei, la Croce è una bestemmia. Essa offende l’idea che essi si fanno di Dio. Ma un Gesù che non sia il Cristo sofferente dei Vangeli, l’Agnello senza macchia che con il suo sangue toglie i peccati del mondo, non può propriamente considerarsi Gesù. È un’entità che noi cattolici non conosciamo e con il culto della quale non dobbiamo evidentemente comprometterci in alcun modo, per il bene delle nostre anime […] Gesù elevato al cielo, dunque, nel Corano, sembra con il corpo (terrestre, non trasfigurato), se ne sta in cielo, per decreto speciale di Allah, e ritornerà il giorno del Giudizio universale, per testimoniare a favore di Maometto e far condannare alla dannazione eterna i cristiani, poiché hanno creduto alla bestemmia della sua natura divina! Un Gesù buon musulmano, come la Maria del Corano, che testimonierà contro i cristiani prima di morire! “Gesù tornerà sulla terra, scenderà su di un minareto della grande moschea di Damasco, ucciderà l’Anticristo, darà la pace al mondo, lo convertirà tutto all’islamismo e infine morirà”. I concetti di peccato originale, Incarnazione, Redenzione, Grazia sono del tutto assenti dal Corano ed incomprensibile per i musulmani, che negano i relativi dogmi e li combattono. La personalità del loro Gesù sarà perciò quella di un musulmano particolarmente accetto a Dio, come dimostra la sua inclusione nel rango dei profeti dell’islam, cioè di coloro che, secondo il Corano, hanno preannunziato Maometto e il suo monoteismo irrazionale ed arbitrario, della sua sottomissione incondizionata ad un Dio unico. Ma come fa a concepirsi un Gesù “musulmano”, che addirittura vuole mandare all’inferno i cristiani perché credono nella sua natura divina? Che significa ciò? Quale diabolico rovesciamento è mai questo? Che significa questa appropriazione della figura di Gesù da parte di Maometto e dei suoi seguaci? Lo ha spiegato nel miglire die modi, a nostro avviso, il prof. Arnaldez, nel suo citato studio. Dopo aver ricordato che nel Corano, Gesù è presentato anche come un taumaturgo, che opera guarigioni miracolose a testimonianza (non della sua natura divina) ma dell’onnipotenza di Allah che si manifesta per suo tramite, l’autore conclude nel seguente modo: “Si comprende dunque perché numerosi versetti del Corano siano pervasi dalla polemica anticristiana [anche quando lodano la figura di Gesù come taumaturgo, perché fanno sempre riferimento anche diretto alla aborrita fede dei cristiani nella sua natura divina]. L’Islam doveva recuperare [a se stesso] Gesù in modo che i cristiani non potessero rivendicarlo come proprio. Il cristianesimo non conosce il vero Gesù [che sarebbe invece quello del Corano]; ne fa un idolo, adorandolo [come Figlio di Dio consustanziale al Padre]. Ma l’incontestabile grandezza di Cristo non giustifica [agli occhi dei musulmani] il fatto che se ne faccia il figlio di Dio. Questa grandezza consiste [sempre per i musulmani] nella sua missione fondamentale: quella di essere il precursore immediato di Maometto e di annunziare la sua venuta, un po’ come Giovanni [Battista] è grande perché è stato il precursore di Gesù e ha testimoniato la verità del suo messaggio [Gesù è il Giovanni del Corano, che preannunzia Maometto come profeta dell’islam]. Del resto, Gesù è l’ultimo dei profeti di Israele. Annunziando [sempre secondo i musulmani] Maometto che si ricongiunge direttamente ad Abramo grazie ad Ismaele [progenitore degli Arabi], e che è il restauratore del monoteismo puro del Padre della Fede [cioè di Abramo], Gesù ristabilisce l’unione di tutta la discendenza di Abramo. In relazione all’ideale musulmano dell’unità di tutti i credenti in Allah, l’Unico, la figura di Gesù gioca quindi un ruolo capitale. Ma lo gioca, questo ruolo, solo perché è considerato un uomo, un servitore di Dio [cioè un muslim del Dio unico], un profeta dell’Islam [della incondizionata sottomissione e servitù ad un Dio unico predicata da questa religione]” (Gesù nel pensiero musulmano, 1988, tr. it. F. Caponi, Edizoni Paoline, Milano, 1990). Un semplice uomo, il cui merito, agli occhi di Allah, è soprattutto quello di aver preannunziato Maometto, preannunzio tuttavia occultato dai suoi seguaci, che hanno alterato il Libro “fatto scendere” da Dio su Gesù, Libro che, secondo i musulmani, noi non possediamo nella sua forma pura ed originaria e che comunque è stato abrogato dal Corano, ultima e definitiva rivelazione […] Conclusione: il vero “dialogo” è professare senza paura la nostra fede, rimettendosi per il resto a Nostro Signore. Si può dialogare quando i nomi e i concetti designano credenze e valori non solo diversi ma addirittura opposti? Il buon senso dice di no, mentre il sensus fidei grida giustamente allo scandalo. La fede nella “Vergine” può esser “luogo d’incontro” solo per chi possiede la vera Rivelazione e viene a rimettersi al Cuore Immacolato della vera Maria, Madre semprevergine di Nostro Signore, Concepita senza peccato originale. Assunta in cielo, Mediatrice di tutte le grazie, Madre della Santa Chiesa, Nemica vittoriosa di tutte le eresie.