Dalla pagina Facebook della Unione degli Istriani riprendiamo un post su alcune nuove acquisizioni circa la atroce vicenda degli eccidi perpetrati dai partigiani comunisti titini nella Venezia Giulia .

Un rosario e un crocefisso rinvenuti nella fobia.
Immagini esclusive presentate in conferenza stampa dal team di ricercatori, riprese dalla TV di Stato slovena.

In seguito alla conferenza stampa che ieri aveva annunciato il recupero di 250 resti di persone trucidate ed infoibate nel Kočevski rog, in Slovenia, sono emersi particolari agghiaccianti.
Sarebbero oltre un centinaio i ragazzini uccisi dell’età compresa tra i 15 e i 17 anni, mentre almeno 5 sarebbero le donne. Questo è quanto emerso dall’analisi antropologica preliminare ordinata dalla Commissione dello Stato per l’individuazione delle fosse comuni, presieduta dallo storico Jože Dežman. Inoltre, secondo quanto dichiarato dal coordinatore del team di speleologi, l’archeologo Uroš Košir, nella voragine e lungo i bordi esterni è stata trovata una grande quantità di munizioni, prova questa che le esecuzioni furono eseguite sul posto.
L’analisi delle ferite in entrata e in uscita trovate sui teschi ha evidenziato che le vittime sono state uccise con fucili automatici.
“I resti dei corpi erano coperti di rocce e detriti, tuttavia la squadra di scavo ha anche trovato dei corpi sopra di questi, e per questo sospettiamo che questi fossero prigionieri incaricati di coprire il baratro, ma in seguito furono liquidati anche loro e fatti precipitare all’interno”, così ha detto Košir alla stampa.
Il responsabile delle indagini di polizia, Pavel Jamnik ha dichiarato invece che incrociando dati e testimonianze sull’attività partigiana in quella zona, la responsabilità dell’eccidio è da attribuire all’OZNA, la polizia segreta jugoslava, e in particolare al suo braccio “operativo”, il KNOJ (Korpus narodne obrambe Jugoslavije), ovvero il Corpo di difesa popolare della Jugoslavia, costituito da partigiani ed incaricato della sicurezza interna dei territori “liberati” durante la seconda guerra mondiale in Jugoslavia e in seguito il territorio della Jugoslavia comunista.