Plautilla Bricci, Apoteosi di san Luigi, XVII sec., Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

Ecco un re sul quale Cristo Crocifisso impresse ben profondo lo stigma della sua passione. A dimostrare che la virtù non ha sempre il premio in questo mondo, Ludovico, la cui pietà sospingeva del continuo verso l’Oriente alla riconquista dei luoghi santificati dal Sangue della Redenzione, invece di palme o di allori, non vi raccolse che disfatte e cattività; tanto che, riscattato dai suoi, ritornò a Parigi riportando appunto quale simbolico trofeo delle sue campagne la Corona di spine del Divin Salvatore. Egli mori vittima dell’epidemia sotto le mura di Tunisi, cui s’accingeva già a stringer d’assedio, il 25 agosto 1270. Roma Cristiana gli ha dedicato un insigne tempio non lungi dallo stadium Domitiani.

La messa è come il 23 gennaio, per la festa di san Raimondo [1].
La prima lezione è tolta dalla messa dei Martiri, come il giorno di san Canuto il 19 gennaio [2], ed allude alla dura prigionia sofferta dal santo Re a cagione del suo zelo per la riconquista dei Luoghi Santi. La Sapienza di Dio è quella che guida dapertutto i servi suoi. Essa non abbandonò Lodovico neppure tra i ceppi, e se in vita lo espose ad aspro cimento, fu per premiarlo in cielo d’una palma assai più gloriosa.
Per la festa di questo santo Re, che in Francia per lunghi secoli assorse quasi a simboleggiare la monarchia cristianissima della Figlia primogenita della Chiesa, la lezione evangelica è quella della parabola del monarca che distribuisce i suoi danari ai proprii servi, perché li traffichino sino al suo ritorno (Luc., XIX, 12-26). Il significato è quasi identico all’altro del Padrone che distribuisce 1 suoi capitali ai servi, perché li diano ad interesse (Matt. XXV, 14-23).
Nell’odierna lettura però, una frase soprattutto ci colpisce. Il servo neghittoso dice al Signore, esser lui homo austerus, ed egli l’accetta ed anzi, la ripete.
Iddio è con noi quello che noi siamo con lui. Cogli amanti, è padre di misericordia e di amore; con quelli poi che rinunziano a queste grazie e s’allontanano dal suo amplesso, egli li regge e li governa col braccio della sua purissima santità e giustizia.
Le tre collette sono proprie.
Preghiera. – «O Signore, tu che trasferisti dal trono terreno al celeste il beato re Lodovico; pel suoi meriti ed Intercessione, deh! fa’ sì, che anche noi meritiamo d’essere a parte dell’eredità di Cristo Gesù, Re dei Re».
Oggi la Chiesa in questa prima colletta richiama i fedeli al senso della dignità regia, che per mezzo della nostra Incorporazione a Cristo re e sacerdote, abbiamo conseguita nel sacramento del battesimo. Se i Cristiani appartengono tutti a questa sacra dinastia istituita da Cristo, – regale sacerdoitium – conviene che essi veramente signoreggino in loro stessi e tengano a sé soggette le passioni.
È attribuita a san Colombano una bella frase, che si riferisce appunto a questa regale libertà che deve custodire intatta il Cristiano. Ad un re tiranno questo santo Abbate disse un giorno: si aufers libertatem, aufers dignitatem.
Sopra le oblate. – «Come il beato confessore Lodovico, spregiate le attrattive del mondo, si studiò di piacere unicamente a Dio; così ti preghiamo, o Signore, che la sua intercessione renda anche noi a te accetti».
Nulla c’è di più vile, quanto il transigere colla propria coscienza per non dispiacere agli uomini. Con tutta la migliore buona voglia, col tatto e la prudenza la più circospetta, è impossibile di soddisfare a tutti. San Paolo ai studiò di farlo, ma egli stesso scrisse: Si adhuc hominibus placerem, Christi servus non essem. Il Salterio ha una parola assai forte contro queste vili vittime del rispetto umano: disperdet ossa eorum qui hominibus placent, quoniam Deus sprevit eos.
Dopo la Comunione. – «Tu, o Signore, che prima illustrasti in terra, quindi glorificasti in cielo il beato confessore Lodovico, stabiliscilo altresì difensore della Chiesa».
Chi adesso ricorda più con passione i nomi dei sovrani delle antiche dinastie franche? Eppure, il nome di san Luigi IX esprime ancora per quella nazione tutto un programma ed un ideale di fede, di purezza, di valore e di onore, il quale eleva i gigli della vera Francia Cattolica tanto più in alto, quanto più è scesa nel fango l’avversa fazione giacobina sterilizzatrice della propria patria.


(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VIII. I Santi nel Mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di S. Michele), Torino-Roma, 1932, pp. 206-208)
Testo raccolto da Giuliano Zoroddu


[1] Missa “Os iusti” de Communi Confessoris non Pontificis I loco
[2] Sap. 10, 10-14