Jeremy Irons nei panni di un Alessandro VI fumatore nella serie tv The Borgias (2013)
[foto da denofgeek.com]
Di fronte alla lacrimevole crisi patita dalla Chiesa e dal Papato da quasi sessant’anni, a seguito del Vaticano II, non pochi rievocano precedenti storici di crisi e di Pontefici poco edificanti. Siamo consapevoli che esiste anche una ricca e ancora più esaustiva letteratura, specie di parte sedevacantista , contro questa inane e falsante osservazione e/o obiezione, ma in questo caso ci sembra già efficace riprendere questa citazione dell’abbé Jean-Michel Gleize, professore di ecclesiologia ad Ecône.
«Nel passato, è potuto accadere che dei papi non siano stati all’altezza della loro missione. Essi sono potuti venir meno una volta o l’altra al loro ruolo di pastori, mettendo in pericolo più o meno grave, più o meno diretto, l’unità della fede nella Santa Chiesa. Ma questa attitudine si spiega per dei motivi di ordine essenzialmente morale. Nessuno di questi papi fu attaccato all’errore per convinzione intellettuale. Essi sbagliarono tutti senza dare un’adesione essenzialmente intellettuale all’errore, e questo si è verificato sia per una mancanza di coraggio nell’ambito delle persecuzioni, come nel caso di Liberio, sia per una certa ingenuità e un eccesso di conciliazione, come nel caso di Onorio e Vigilio, sia infine per una sorta di intemperanza teologica, come in Giovanni XXII. L’attitudine più grave di tutte, quella di Papa Onorio, meritò la censura favens hoeresim. Essa non ha comportato a questo Papa di essere condannato come eretico formale […] Ma rispetto a questi casi isolati, l’attitudine costante di tutti i papi da dopo il concilio Vaticano II, presenta tutt’altro aspetto. La predicazione quotidiana dei sommi pontefici è costantemente inquinata dai falsi principii della libertà religiosa, dell’ecumenismo e della collegialità. Si tratta di errori gravi che sono la conseguenza di quell’«eresia del 20° secolo», per riprendere l’espressione di Jean Madiran, che è l’eresia modernista. Errori costanti e ripetuti, di Giovanni XXIII, Paolo VI e Benedetto XVI, errori che non sono la conseguenza di una debolezza o di un’ingenuità passeggere, ma sono invece l’espressione di una sostanziale adesione dell’intelligenza, l’affermazione di una convinzione ben maturata. Ecco perché una tale situazione è del tutto senza precedenti».
(Jean-Michel GLEIZE, Vu du Haut 14, (2008), pp. 95-96)
QUI un articolo a proposito di papa Liberio.