Dal Rev. Don Leonardo Ricotta (Palermo) riceviamo un’opera monumentale e importante, un’efficace e accessibile divulgazione della dottrina cattolica così come elaborata dal Dottore per eccellenza, San Tommaso d’Aquino. Un’opera che rende il tomismo alla portata di tutti, per la quale ringraziamo l’alacre e generoso Autore! [RS]
164. Esiste il destino?
Sì, il destino esiste.
165. Che cosa è il destino?
Il destino è una di quelle idee popolari e filosofiche che è quasi impossibile definire con esattezza e che hanno accompagnato l’umanità per tutto il corso della sua storia adattandosi a tutte le epoche, a tutte le scuole e a tutti i gusti.
166. Qual è il pensiero dei filosofi?
Il loro pensiero può essere così riassunto.
Primo. Alcuni hanno affermato che gli eventi accadono a caso e non c’è nessuna causa superiore. Essi negano, dunque, la divina provvidenza e negano anche il concetto stesso di destino perché tutto è abbandonato alla casualità.
Secondo. Altri vollero ricondurre gli eventi fortuiti e casuali a una causa superiore, cioè ai corpi celesti (gli astri) e quindi, secondo costoro, le vicende umane dipendono dalla posizione dei pianeti sotto la quale uno fu concepito e venne alla luce. Questo errore è ancora oggi diffuso e si manifesta negli oroscopi e in tutta la malvagia attività di maghi e fattucchieri. Ma questa opinione è totalmente assurda perché ogni operazione della natura tende a produrre sempre lo stesso effetto (l’acqua sempre bagna e il vento sempre asciuga) e nessun agente naturale (gli astri sono elementi della natura) può causare, per esempio, che un uomo decida di scavare un fosso e trovi un tesoro. Gli atti dell’uomo, le sue scelte, non provengono dalla natura ma dal suo libero arbitrio.
Bisogna perciò affermare che gli eventi casuali dipendono da una causa preordinante che è la divina provvidenza. Niente impedisce che un evento casuale sia anche causato da un’Intelligenza superiore, cioè l’Intelletto divino. Se, per esempio, voglio far diventare ricco un contadino, gli suggerisco di scavare in un punto dove so che esiste un tesoro; il contadino penserà ad un colpo di fortuna ma non è così. Pertanto noi possiamo ammettere il destino perché quanto accade quaggiù, anche gli eventi più dolorosi, è soggetto alla divina provvidenza. Niente nel mondo accade inconsideratamente.
167. Il concetto di destino è un concetto cristiano?
Sì, è un concetto cristiano perché negare il destino equivale a negare la divina provvidenza. Tuttavia, benché sia un concetto cristiano, la parola “destino” appartiene ad una cultura pagana e, poiché con i pagani non dobbiamo avere in comune neppure la terminologia affinché la co-munanza dei termini non dia occasione di errore, chi è cristiano deve evitare di usare questo termine per non sembrare d’accordo con coloro che hanno del destino un concetto falso. Per-tanto, se qualcuno denomina “destino” la volontà e la potenza di Dio, mantenga pure la sua idea ma corregga il suo linguaggio perché, come dicevamo, esiste anche una visione pagana del de-stino.
168. Da che cosa è generata questa visione pagana?
L’abbandono della fede e della morale cattolica consegna inevitabilmente al paganesimo e alla superstizione. Quando non si crede più in Dio, si comincia a credere a tutto.
169. Che cosa è, dunque, la divina provvidenza?
In chi provvede si devono considerare due cose.
Primo. La premeditazione dell’ordine.Secondo. L’instaurazione dell’ordine premeditato.
La prima di queste cose appartiene alla potenza conoscitiva, la seconda a quella operativa. Ma tra queste due funzioni c’è una differenza. Nella premeditazione dell’ordine la provvidenza è tanto più perfetta quanto più l’ordine provvidenziale si estende fin nei minimi dettagli; infatti uno è considerato tanto più bravo quanto più numerosi sono i particolari che riesce a programmare.
Invece, nell’instaurazione dell’ordine premeditato, che è la seconda fase (quella operativa), la provvidenza di chi governa è tanto più perfetta quanto più essa è universale e più numerosi sono i ministri con cui attua il suo disegno. Ora, la provvidenza divina è sommamente perfetta perché ordina tutte le cose, per quanto minime possano sembrare : si dice, infatti, che “non si muove foglia che Dio non voglia…”. Ed è altrettanto sommamente perfetta perché si serve di cause intermedie che sono numericamente quasi infinite e che sono però fallibili sebbene la causa uni-versale sia infallibile e possono addirittura apparire in contrasto tra di loro benché concorrano al bene universale. Accade, per esempio, che un animale mangi l’altro ma questo mantiene il bene e l’equilibrio della natura; oppure, nel caso di una caduta, il braccio espone se stesso al male per proteggere la testa ma questo male particolare serve al bene di tutto l’uomo.
170. Come accadono, dunque, le cose nel mondo?
In questo reticolato invisibile che è la divina provvidenza, alcuni eventi- è evidente- dipendono dal caso. Capita però, qualche volta, che un evento, in rapporto ad una causa superiore sia voluto direttamente mentre in rapporto alle cause inferiori sia fortuito o casuale. Si pensi, per esempio, a due persone che, non sapendo l’uno dell’altro, vengono mandate nello stesso luogo dal loro padrone. L’incontro tra i due è casuale perché avviene senza che essi lo vogliano ma per il loro padrone, che ha preordinato tutto, non è casuale ma voluto direttamente.
171. In che modo la provvidenza divina produce i suoi effetti?
La provvidenza divina porta a compimento i suoi effetti servendosi di cause intermedie che sono le virtù angeliche, gli stessi eventi naturali, le molteplici astuzie dei demoni e lo stesso li-bero arbitrio dell’uomo. Tutte queste cause intermedie interagiscono tra di loro però ricade sotto l’ordine della divina provvidenza non solo l’esistenza di quei dati effetti ma anche che l’uno esista in maniera necessaria e l’altro in maniera contingente. E la divina provvidenza è causa dell’uno e dell’altro. Ogni evento, dunque, è come Dio, fin dall’eternità, ha stabilito che dovesse essere. Se, dunque, Egli ha prestabilito che una cosa debba essere contingente, ne segue che essa avverrà infallibilmente ma in modo contingente e non necessario. E da ciò consegue che un evento prestabilito da Dio per il futuro, se è nel genere delle cose contingenti, avrà la possi-bilità di non accadere poiché è stato prestabilito come cosa contingente, ossia come capace di non essere.
Dal fatto, dunque, che tutte le cose sono prestabilite dalla divina provvidenza non segue che niente dipenda da noi poiché Dio ha stabilito, appunto, che determinate cose siano compiute da noi deliberatamente. Non è dunque sbagliato quell’antico proverbio che dice : “prega perché tutto dipende da Dio e agisci perché tutto dipende da te…”.
172. E se, per caso, vengono meno le cause intermedie, che succede?
La defettibilità delle cause intermedie, mediante le quali vengono prodotti gli effetti prestabiliti, non può togliere certezza alla divina provvidenza poiché Dio opera in tutti gli esseri secondo la sua volontà. Quindi, dipende dalla sua provvidenza lasciare che, in certi casi, le cause intermedie falliscano mentre in altri le preserva dal fallimento.
173. Perché accadono eventi tragici?
Quando accadono eventi tragici, l’uomo è portato a ribellarsi a Dio dicendo “dov’ era Dio…” Ma questo è irragionevole perché, se esiste il male, esiste Dio. Infatti,per esempio, se esiste il freddo ( che è il male ) esiste anche il caldo ( che è il bene ) e, se esiste il caldo, deve necessariamente esistere anche la fonte del calore ( che è il Sommo Bene, cioè Dio ). Anche gli eventi tragici sono, dunque, inseriti nella trama della divina provvidenza e servono a ricordare all’uomo la sua fragilità, le sue colpe e la sua responsabilità. Infatti, se un uomo guida la macchina in stato di ubriachezza e muore, tale morte non può certo essere addebitata a Dio la cui volontà sempre interagisce con il libero arbitrio dell’uomo. Nulla impedisce, però, che la morte, dalla parte di chi la provoca negli altri, sia estranea all’ordine della divina provvidenza; invece, dalla parte di chi la subisce, derivi dalla volontà divina, come già dicevamo.
174. Il destino è immutabile?
Alcuni hanno pensato che la concatenazione delle cause intermedie sia necessaria in se stessa e quindi tutto accadrebbe in maniera necessaria. Ma questo è evidentemente falso! Infatti, se ciò che accade qualche volta non accadesse mai, ciò che accade il più delle volte accadrebbe sempre e necessariamente. Per esempio, un uomo che sale una scala, il più delle volte arriva a destinazione ma, qualche volta, cade; ora, se non potesse mai cadere, egli non avrebbe bisogno di stare attento perché sarebbe impossibile cadere. E questo è falso! Se tutto ciò che accade dovesse accadere necessariamente, il mondo sarebbe un terrificante ingranaggio e noi saremmo semplici marionette senza libertà e senza dignità.
Altri pensano che non la concatenazione delle cause intermedie ma la prima causa, cioè la provvidenza divina, sia immutabile in se stessa ma anche tale pensiero è falso perché ripugna alla natura stessa di Dio, che crea e agisce liberamente e per amore e non può essere costretto da nessuno, nemmeno da se stesso, ad essere immutabile. Lo vediamo nel mistero dell’Incarnazione. Egli, pur essendo immutabile per natura, possiede anche la libertà di una mutazione assumendo la natura umana.
Pertanto bisogna affermare che il destino, considerato in rapporto alle cause intermedie, è mutabile; considerato, invece, in rapporto alla causa prima, che è la provvidenza, è immutabile ma non di necessità assoluta bensì condizionata.
175. Che significa necessità condizionata?
Leggiamo nella Scrittura che Dio stava per punire il suo popolo a causa delle infedeltà ma, a motivo della supplica di Mosè, Egli abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo. Una necessità condizionata, dunque! La volontà di Dio che interagisce con il libero arbitrio dell’uomo. Fin dall’eternità, cioè, Dio aveva stabilito che il popolo infedele dovesse essere perdonato attraverso la preghiera di Mosè.
176. L’immutabilità della provvidenza divina non esclude, dunque, l’utilità della preghiera?
Esatto! L’immutabilità della divina provvidenza, come non impone necessità alle cose prestabilite, così non esclude l’utilità della preghiera. Infatti le preghiere vengono rivolte a Dio non per mutare l’eterna disposizione della provvidenza ma per ottenere da Dio ciò che si desidera.
177. Tutte le cose sono sottoposte al destino?
Abbiamo detto che il destino è la concatenazione delle cause intermedie rispetto alla causa prima che è la divina provvidenza. Perciò, tutto quello che è soggetto alle cause intermedie, è pure soggetto al destino. Tuttavia vi sono effetti prodotti immediatamente dalla potenza di Dio che non sono soggetti al destino, cioè non vengono realizzati attraverso le cause intermedie: la creazione delle cose e i miracoli nei quali Dio, pur rispettando l’ordine naturale, lo trascende.
178. Perché nelle vicende umane c’è tanta confusione e tutto sembra andare per conto suo?
Chi entra nell’officina di un fabbro o nel laboratorio di un falegname vede che tutto è in disordine. Eppure niente è abbandonato a se stesso perché, se l’artigiano cerca qualcosa, nonostante l’apparente confusione, sa esattamente dove si trova. Esiste, dunque, disordine e confusione nelle vicende umane ma tutto è sottoposto all’intelligenza di chi ordina il disordine stesso.
179. Le catastrofi naturali sono da considerarsi castighi di Dio?
Come dicevamo, il destino esiste e nient’altro è se non la trama della divina provvidenza che tutto dispone per il bene dell’uomo, anche le cose meno piacevoli. Negare i castighi significa negare la stessa divina provvidenza e cadere in quell’errore di cui già parlavamo: cioè che gli eventi accadono a caso e non c’è nessuna causa superiore e tutto è abbandonato al caos e alla fatalità. Ma questo è falso, come è, evidentemente, falsa l’idea che il peccato non abbia conseguenze. Il castigo è un dolore ma il dolore non è un castigo quando lo si sa accogliere e usare con giustizia. Il dolore è come un sacerdozio, un sacerdozio aperto a tutti, un sacerdozio che dà un grande potere sul cuore di Dio; e un grande merito. Il dolore, causato dall’ingiustizia del peccato, incredibilmente sa placare la giustizia divina e Dio sa indirizzare al bene dell’uomo lo stesso suo castigo che dà dolore. Non c’è altro mezzo per annullare la colpa e togliere il peccato del mondo. Quello che noi chiamiamo castigo di Dio è una ragione di così alto amore che non può essere capito in questa vita perchè rientra in quel mistero di sapienza che è scritto nei libri della vita e che solo in cielo saranno letti dai beati. Letti, veramente letti in senso reale e non metaforico. Questo, in ultima analisi, è il destino: qualcosa che viviamo nel presente ma capiremo soltanto nella patria beata del cielo.