Sintesi della 613° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo ausa epidemia di coronavirus. preparata nella festa di San Nicola di Tolentino e postata nella festa dei SS. Proto e Giacinto. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Al netto delle visibili differenze ideologiche, non vi è una comune ” forma mentis” o un nocciolo in qualche modo ” trascendentale” che accomuna internazionale trozkista e neo-cons, al di là del fatto che i rappresentanti dell’una o dell’altra ideologia ne siano più o meno consapevoli?
È il tema della presente conferenza per suffragare il quale addurrò contributi di intellettuali di diverse provenienze.
Non bisogna stupirsi se l’ osservatorio privilegiato ( o uno dei privilegiati) del mio studio è il clamoroso tramonto dell’ideologia trozkista o più in generale comunista, nell’anno di grazia il 1989, letteralmente suicidatasi e crollata su se stessa, tramonto che ha portato gli ex paesi dell’Europa dell’Est dalla galassia dell’impero sovietico” al respirare quell’”aria di libertà” che “spira ” nell’ Europa Occidentale ( il termine ” occidentale” peraltro qui lo utilizzo cum granu salis, tenendo comunque presente che il marxismo stesso è un’ ideologia occidentale).
Costanzo Preve , compianto filosofo marxista eterodosso del 900, ha ravvisato una comune ” forma mentis” che soggiace all’americanismo e al comunismo; in fondo, messianismo e determinismo teleologico permeano le rispettive filosofie della storia. Andando al di là delle ” apparenti incompatibilità”, l’ intelligenza non può che concludere che americanismo e comunismo sono gemelli-rivali.
Solitamente, vengono contrapposti adducendo il fatto che il messianismo americanista ha uno sfondo e fondamento religioso, mentre quello comunista un fondamento ateo.
Nondimeno, il ” richiamo religioso” dell’americanismo non è che epifenomeno, surrogato e soprastruttura della libertà incondizionata dell’imprenditore o del finanziere plutocrate proiettata nel Dio calvinista altrettanto libero e incondizionato.
Inoltre, il capitalista ravvisa nella riuscita degli affari il segno della benedizione divina, nondimeno sub specie del roboante richiamo messianico religioso soggiace al suprematismo americanista, vuoi nella forma teocons vuoi invece in quella neocons, un monoteismo ” ateo devoto”. I
Invece, l’ ateismo comunista è l’ espressione della ” pianificazione economica secondo i bisogni naturali dell’uomo”, l’ indifferenza spinoziana al trascendente e a fini ultraterreni viene conservata nel marxismo, per il quale la vera conoscenza della natura dell’uomo fa leva esclusivamente sull’ analisi della materia sociale (1).
Dopo il fallimento del messianismo socialista, fondato sull’ idea escatologica della futura società ” senza sfruttati né sfruttatori”, c’è stata di fatto una cospicua osmosi di intellettuali dal precedente messianismo socialista a quello occidentalista – capitalista.
È questione di opportunismo? Del rifiuto di appartenere ai ” vinti della storia” e di imboccare la direzione in cui spira il vento propizio, quello che spira secondo il ” senso della storia”?
Sulla natura escatologico-messianica del comunismo concorda con Costanzo Preve anche Augusto del Noce, segnatamente egli condivide la caratterizzazione di determinismo teleologico dell’ideologia comunista.
Essa è concepita dal filosofo torinese come punto di arrivo o esito ultimo della filosofia laica secolarizzata che si traduce in ” religione per le masse”( a differenza delle precedenti forme di laicismo che avevano subordinato la religione alla filosofia , di cui l’ ultima l’ hegelismo).
Pure l’ ateismo marxista, religione che assurge a compimento come ateismo e umanesimo radicale, conserva l’ultimo residuo di ” platonismo”, in cui il movimento teleologico un tempo principiato dall’idea del bene trascendente spetta ora alla materia sociale, soggetto della contraddizione dialettica.(2).
Nondimeno, Augusto del Noce non concorda sul fatto che il suicidio della rivoluzione comunista possa oltrepassarsi in una nuova religione o in un nuovo messianismo; la perfetta riuscita e fallimento al contempo dell’ideologia marxista invece conclude alla realizzazione della civiltà borghese allo stato puro, all’irreligione dell’Occidente, in cui sono accettate tutte le negazioni del materialismo storico marxista, in più si aggiunge la negazione del momento escatologico-messianico del comunismo.
La civiltà borghese allo stato puro prodotta dalla ” rivoluzione dei costumi” è piuttosto agnostica che atea, accantona il problema stesso di Dio, sostituisce all’afflato al bene trascendente l’orizzontale aspirazione a un’ infinità di capricci e desideri futili; il suo volto reazionario si configura una volta venuta meno la materia delle negazioni di quegli aspetti (famiglia, patria, religione) che stavano a cuore alla borghesia puritana detronizzata dall’antitradizionalista neoborghesia che ha preso il sopravvento nell’ egemonia della pubblicistica dopo il 68′. In definitiva, per del Noce una volta avvenuto lo scacco dell’ideologia comunista non vi è prospettiva di alcun messianismo (a meno che non si decida ovviamente di uscire dalle categorie del razionalismo laico contemporaneo) in Occidente, ma solo quella di una ” conservazione della dissoluzione”.
Poc’anzi ho posto alcuni quesiti cui ora intendo dar risposta.
Può spiegarsi l’osmosi di tanti intellettuali, in America, in Italia, in Francia ( per la quale basterà citare il rubesto Bernard Henry Levi, oggi” padrone del pensiero” di spicco nella galassia dell’intelligenza neocons francese) dal trozkismo, da un posizionamento a sinistra più o meno estrema al neoconservatorismo o alla collocazione nella galassia della destra liberale bluette solo per questione di opportunismo pragmatico o in base a una critica della corruzione e degli eccidi sanguinari storicamente compiuti dal comunismo?
Certo, questo fenomeno di ” travaso” non ha carattere di necessità ma si è manifestato con una certa frequenza.
In America il neoconservatorismo data dagli anni settanta, dalla debacle degli Usa nella guerra vietnamita , molti che vi approdarono provenivano dal partito democratico o perfino da posizioni trozkiste, passarono al neoconservatorismo per una critica all’atteggiamento dei democratici, giudicato troppo elastico nel corso della guerra vietnamita stessa e per una critica al pacifismo e al non interventismo.
L’ ideologia neocons è di stampo interventista, suprematista, liberal conservatrice, brandisce l’ idea della ” guerra umanitaria” , prevede l’ utilizzo della forza militare per abbattere regimi dittatoriali e per esportare ” democrazia” e ” diritti umani”; nel corso dell’amministrazione Bush junior il neoconservatorismo ha usato quali cavalli di battaglia riviste come “Commentary”, “The Weekly Standard”, “The New Republic”, i suoi principali falchi sono stati Paul Wolfowitz, viceministro della difesa, Donald Rumsfeld, ministro della difesa, Dick Cheney, vicepresidente.
Promotori della strategia di una ” guerra infinita”, che doveva cominciare dopo l’ attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001 con l’ aggressione all’Afghanistan e via via proseguire per ” importare la democrazia” nei paesi definiti ” canaglia” e pertanto appartenenti all'” Asse del Male”( Iraq, Libia, Iran, Somalia, Venezuela, Corea del Nord). L’aggressione preventiva come miglior strumento per la ” nostra sicurezza” è uno dei motti più in voga nell’ ideologia neocons
Secondo l’ ideologia neocons (abbreviazione del termine neoconservative) la storia procederebbe in un imbuto, cioè in maniera irreversibile e deterministica (Francis Fukuyama docet) nella direzione della sua entelechia, consistente nella supremazia su scala planetaria dell’ Occidente Atlantico – centrico; con conseguente esportazione della ” democrazia” con la d maiuscola, del progresso con la p maiuscola, della libertà con la l maiuscola e altrettanto conseguente ” reductio ad Hitlerum” dei paesi che difendono il proprio non allineamento alla monarchia del dollaro.
Ha una matrice religiosa l’ ideologia neocons? Certamente essa sì riveste di una patina di messianismo religioso apocalittico, ma in ultima analisi di ” devoto ateismo”.
Nell’era dell’ amministrazione di Bush junior faceva causa comune con il fanatismo evangelico, segnatamente battista, istericamente guerrafondaio; faceva altrettanto spesso e volentieri causa comune con il ” sionismo cristiano” (la cui versione italiana trova il suo supremo banditore nel quotidiano ” Il Foglio) che preme per la realizzazione del dominio israeliano dal Nilo all’ Eufrate come condizione per l’ avvento millenaristico del Regno di Cristo sulla terra (3).
Verso coloro che intendessero accantonare a priori l’ipotesi di una parentela tra globalismo trozkista e globalismo neo – cons faccio osservare che un filo comune, neanche molto sotterraneo, soggiace alle due ideologie: il rifiuto della misura, del metron tanto caro ai classici greci, segnatamente ad Aristotele, il ripudio del dialogo su basi razionali, l’ affermazione dell’apeiron, ovvero del dominio incontrastato su scala planetaria, l’ ideologia no border, il disprezzo verso tutto ciò che è richiamo a radice, tradizione, localismo, sovranità.
L’orizzonte circoscrivente di ideologia neocons e trozkismo è pur sempre l’ internazionalismo globalista che rifiuta confini nazionali e tradizioni: muta tuttavia il soggetto, il focus della filosofia della storia che nell’ ideologia trozkista è costituito dall’avvento del dominio del proletariato, nell’ ideologia neocons dall’avvento escatologico del primato dell’Occidente americano-centrico su scala mondiale .
Torna qui d’ attualità M. Heidegger, che aveva affermato che americanismo e comunismo non costituiscono alcunché di differente dal punto di vista metafisico, essendo il loro comune denominatore il primato della tecnica, il materialismo tecnocratico (che nell’ ideologia neocons è mascherato da un devoto ateismo), il rifiuto di nicchie culturali, tradizioni, confini, sovranità, peculiarità culturali.
Claes Ryn , ideologo paleo conservatore(4), ascrive il neoconservatorismo statunitense a una variante dell’ ideologia giacobina, esso si presenta, a suo giudizio, sotto forma di neogiacobinismo; Claes Ryn critica con livore l’ ideologia neocons per la sua ambizione cosmopolita, livellatrice, globalista, aspirante allo sradicamento, all’antiproibizionismo, all’annichilamento di tutte le peculiarità culturali e storiche, all’affermazione astratta su scala planetaria degli universali “diritti umani”; la critica di Claes Ryn al neogiacobinismo degli ideologi neocons richiama non poche affinità rispetto alla denuncia che il tradizionalismo romantico dell 800′, segnatamente la penna di E. Burke, aveva mosso alla ragione giacobina e illuminista cosmopolita per consolidare i diritti della storia e della tradizione contro l’ umana natura cosmopolita; a tal guisa, sempre a giudizio di Claes Ryn, i guerrafondai neocons si comportano in fondo in maniera non granché differente da Napoleone Bonaparte; tanto questi aveva dato una svolta suprematista e imperialista ai guadagni storici della Rivoluzione francese, quanto i neocons a suon di ” bombardamenti umanitari” intendono esportare gli ideali di democrazia e libertà ( mutatis mutandis, nel senso che per Napoleone Bonaparte la Francia giacobina e illuminista era depositaria di questi valori cosmopoliti, invece per gli ideologi neocons l’ America).
Le osservazioni critiche del Ryn appaiono a chi scrive fondate e ben argomentate; nulla di più infondato vi sarebbe della pretesa di ridurre il neoconservatorismo al conservatorismo tradizionale statunitense; per i paleo-conservatori è ragionevole la prospettiva culturale della coesistenza di ” una pluralità di Americhe” in senso multipolare, ciascuna con il sacrosanto diritto alla salvaguardia delle proprie nicchie culturali e tradizioni contro ogni livellamento monolitico.
Non è sicuro che l’ ideologia strasseriana sia sovrapponibile tout court a quella neocons, nondimeno gli ideologi neocons hanno attinto notevolmente alle idee di Leo Strauss, sociologo e filosofo politico contemporaneo; il suo itinerario di pensiero è molto ben descritto da Maurizio Blondet nel suo “Selvaggi con telefonino”: un tempo imbevuto e infatuato dall’ideologia trozkista, ha abbandonato la ” rivoluzione permanente trozkista” per sostenere con fervore la ” supremazia permanente Yankee”, auspicando l'”interventismo etico” degli Usa ( il fine ormai ci è noto, è quello che permea la propaganda neocons, l’ ” esportazione” di ” democrazia” e ” diritti umani” su scala mondiale) in politica estera e un autocratico conservatorismo in politica interna, permeato da patriottismo enfatico e roboante ( con molta probabilità quando l’ amministrazione USA, in seguito all’ attentato alle Torri Gemelle, ha emanato tutta una serie di misure restrittive delle libertà costituzionali e personali, come ad esempio il “Patriot Act”, ha preso come punto di riferimento l’ autoritarismo strasseriano).
Spero di aver sufficientemente illustrato che un comune codice di pensiero e forma mentis soggiaciono all’ ideologia trozkista o neo-giacobina e al neoconservatorismo e si possono rintracciare a condizione di oltrepassare il superficiale involucro delle loro differenze; sono entrambe rivoluzione globali permanenti, con a loro fondamento un’ altrettanto permanente strategia della tensione, entrambe mirano al dominio globale su scala planetaria, ontologicamente fondate sull’ odio e la fobia per ogni anelito all’ identità o sovranità nazionale e locale, per ogni rivendicazione etnico- culturale.
Muta il soggetto del movimento teleologico che nel caso della rivoluzione permanente trozkista è la “classe operaia”, nel caso di quella neo-conservatrice è l’ egemonia Usa a livello militare e di way of american life.
In entrambi i casi, si tratta di utopie violente, antistoriche, basate su un infondato e dogmatico determinismo teleologico.
Cari amici, rimarcando ripetutamente alcuni punti, non è assolutamente stata mia intenzione quella di annoiarvi, ma di dare consistenza argomentativa alle mie tesi.
Non ci riconosciamo minimamente nella ” religione dell’ Occidente” di matrice atlantico-centrica, professata dal noto filosofo della matematica Giorgio Israel (5), permeata da un ecumenismo sincretico occidentalista, i cui ingredienti sono il sionismo cristiano, gli universali ideali di Progresso, Libertà, Democrazia, Mercato incondizionatamente libero, il liberalismo conservatore anglosassone, segnatamente ispirato a J. Locke, F. Von Hayek.
Ci riconosciamo invece nell’ Occidente cattolico latino, prodotto della feconda ed eccellente fusione tra ellenismo, Patristica, Scolastica Medievale.
E non si dirà mai abbastanza bene della riflessione profondamente educativa di Luigi Copertino:” contro coloro che criticano l’ ellenizzazione della fede biblica come legittima operazione storica- filosofica, faccio osservare che l’ incontro della Fede presente nelle Sacre Scritture con la filosofia greca che ha avuto inizio già in tempi precristiani è stato in realtà il ” rivestirsi” e il” tradursi” della fede nei panni di un pensierofilosofico che ha consentito alla Fede stessa di dotarsi di strutture di pensiero e di linguaggio universali.”(6)
A differenza dell’ atea devota” religione dell’Occidente” propagandata dal Foglio, l’ Occidente cattolico latino non è suprematista, ma universalista; valorizza e profondo amore nutre verso tutte le identità culturali, dalle più evolute a quelle primitive. Amicizia verso le etnie primitive e meno sviluppate non per un primitivismo fine a se stesso né per propagandare il roussoviano ” mito del buon selvaggio”, bensì per testimoniare a coloro che ancora la ignorassero la Gloria e la Regalità sociale di Cristo Re, Salvatore del genere umano.
Note all’ articolo
(1) cfr. Costanzo Preve, Filosofia e Geopolitica, edizioni del Veltro, Parma, 2005, pp. 41-42
(2) Augusto del Noce, I cattolici e il progressismo, Leonardo, Milano,1994, pag 123. Per quanto paradossale possa parere, in Marx un elemento platonico sussiste ancora. Platone ha descritto la situazione della creatura pensante,attratta verso l’ alto dall’azione sovrasensibile dell’ idea del bene…Marx ha materializzato questa idea”
(3) sulla benedizione del fondamentalismo Battista americano della ” crociata” di George Bush in Medio Oriente si può leggere Maurizio Blondet, Israele, gli USA, il terrorismo islamico, Effedieffe, Milano,2005 opera che come coerente seguito di ” 11 settembre”, “Chi comanda in America?”, ” Osama Bin Mossad, contiene le inchieste revisioniste del giornalista milanese sull’ attacco alle Twin Towers
(4) Claes Ryn è un educatore di origine svedese, naturalizzato americano. La sua critica al neogiacobinismo che considera matrice culturale del neoconservatorismo si trova esposta nell’opera ” The New giacobinism”, di cui una prima edizione risale al 1991, un’ altra più recente al 2001
(5) G. Israel ,scienziato e filosofo della matematica provenienti dall’area culturale di sinistra, oggi è una delle più importanti voci del quotidiano Il Foglio, altoparlante del neoconservatorismo di casa nostra
(6) l’ articolo di Luigi Copertino è apparso sul sito Effedieffe il 1 giugno 2009