di Luca Fumagalli
Frederick Rolfe, in arte Baron Corvo, fu uno scrittore decisamente irregolare. L’inglese, nato nel 1860 e morto a Venezia nel 1913, in estrema povertà, oltre a essere stato l’autore di quel gioiellino della letteratura cattolica che è Adriano VII (1904), è noto per aver vissuto una vita scandalosa, piena di ombre, ma, per fortuna, anche di qualche luce.
Fu un saggio biografico, l’insuperato Alla ricerca del Baron Corvo (The Quest for Corvo) di A. J. A. Symons[1], che contribuì a rilanciare la fama e la passione per un autore da tempo dimenticato. Nel 1934, quando il libro fu pubblicato, il ricordo di Rolfe sopravviveva solo presso i famigliari e gli ex amici: «Le due decadi trascorse dalla morte […] avevano fatto poco per la sua reputazione letteraria»[2]. Symons diede corpo a una pietra miliare del genere, creando una biografia divertente e leggera, strutturata nella prima parte come una vera e propria investigazione, sulle tracce di un personaggio misterioso. Attraverso incontri, documenti e lettere, l’autore compone lentamente, frammento dopo frammento, il quadro di un’esistenza a dir poco avventurosa. La seconda metà del testo, più tradizionale, abbandona lo stile da storia poliziesca per dedicarsi a una trattazione strutturata, presentata nella forma di un «unico racconto cronologicamente ordinato»[3]. Considerata ancora oggi tra le biografie più rivoluzionarie del XX secolo[4], Alla ricerca del Baron Corvo dovette il suo successo all’edizione economica della Penguin Books che ebbe vasta diffusione soprattutto negli anni del secondo conflitto mondiale, arrivando a vendere circa 170.000 copie[5].
L’azzeccato titolo, capace di catturare l’attenzione di numerosi futuri ammiratori dell’opera di Rolfe, fu un ulteriore incentivo commerciale[6].

Che sarebbe stata una biografia a determinarne il successo postumo, Baron Corvo sembrava averlo in qualche modo profetizzato quando un giorno, a Holywell, in Galles, a chi gli chiedeva come mai conservasse con cura una copia di tutte le lettere, rispose: «Saranno necessarie quando verrà scritta la mia biografia. […] Tutto quello che ha a che fare con me un giorno sarà di grande interesse»[7].
Il racconto della vita dello scrittore inglese, «salvato dall’oscurità per merito del suo biografo»[8], fu per Symons una preziosa occasione per sottoporre a verifica pratica alcune teorie circa il metodo biografico che andava elaborando da tempo (il sottotitolo dell’opera è, non a caso, An Experiment in Biography). In una conferenza tenuta nel 1929 presso il City Literary Institute di Londra, più tardi pubblicata con il titolo Tradition in Biography, l’autore di Alla ricerca del Baron Corvo sostenne l’esigenza di superare il vecchio modello cronologico, così ottusamente ancorato alla chimera dell’esaustività da risultare il più delle volte noioso. Era dell’opinione che l’eccessiva attenzione ai particolari rischiasse di offuscare il quadro generale, sacrificando la comprensibilità per un’erudizione afasica. Tutto quello che il biografo doveva fare era raccontare la verità, selezionare i fatti e presentarli al lettore in un ordine significativo e interessante, sulla scorta di quanto già aveva tentato Lytton Strachey con il suo Eminenti Vittoriani[9]. Dunque lo scopo di una biografia, secondo Symons, doveva essere «non quello di registrare, ma di rivelare»[10].
Da questo punto di vista il suo esperimento riuscì perfettamente anche se il lavoro fu tutt’altro che semplice. Al di là della scomparsa dei manoscritti di Rolfe e della concorrenza di studiosi che, parallelamente a lui, stavano collezionando documenti su Baron Corvo[11], il principale ostacolo che dovette affrontare fu l’ostilità della famiglia dello scrittore, preoccupata che aspetti poco encomiabili della vita di Frederick potessero venire allo scoperto. Nella Quest Symons dedica il quarto capitolo agli incontri e agli scambi epistolari avuti con Herbert Rolfe, fratello dello scrittore: le pagine, in cui si citano ampi stralci di lettere, testimoniano un muro d’omertà difficile da scalfire[12]. L’origine di questo atteggiamento è da imputare a Ellen, la madre, che rimase profondamente turbata da una recensione a firma di Andrew Carey in cui il figlio veniva brutalmente liquidato come «un pittoresco farabutto»[13]. Symons aveva poi commesso l’errore di mostrare un interesse esplicito per i particolari più scandalosi della condotta di Rolfe, ed Herbert era arrivato all’estremo della protesta formale: «Mi oppongo a ogni pubblicazione che, in qualsiasi modo, […] attribuisca a mio fratello disonestà o immoralità. […] Per noi egli è il figlio e il fratello che abbiamo conosciuto, e nient’altro. Ora è nelle mani del Creatore di tutti gli uomini e soggetto alla sua misericordia. Là vorremmo lasciarlo»[14]. Quando Alla ricerca del Baron Corvo raggiunse gli scaffali delle librerie, Ellen ed Herbert erano morti da tempo.

Nonostante l’importanza che Symons rivestì nel far conoscere al vasto pubblico la figura di Corvo, il suo saggio non è esente da difetti. Dal punto di vista letterario, il libro conserva un fascino straordinario e non disturbano le carenze e le omissioni dovute alle scarse fonti disponibili all’epoca della pubblicazione. Il lento procedere degli eventi, l’ansia dell’investigazione e l’euforia con cui l’autore accoglie nuove scoperte garantiscono al lettore un’esperienza unica e inebriante.
I limiti sono altri: quello di Symons «è un ritratto realmente creativo, interpretativo come Picasso, ma, a differenza di quest’ultimo, la sua peculiarità è quella di rivelare non una verità ma un pregiudizio»[15]. L’autore, cercando il sensazionale a tutti i costi, cade nell’errore di considerare i romanzi dell’inglese una fonte biografica sicura[16] e, in secondo luogo, dà all’opera un carattere moralistico che distorce l’immagine di Rolfe e della sua narrativa[17]: la descrizione dell’inesorabile discesa nell’Inferno del peccato di un martire delle contingenze non regge al confronto delle più recenti acquisizioni[18]. Alla ricerca del Baron Corvo appare quindi più come una serie di approssimazioni piuttosto che una biografia pienamente legittima[19].
Se ancora manca una monografia completa e aggiornata dedicata agli aspetti critico-letterari del lavoro di Rolfe[20], la sua vita è stata oggetto di altre due importanti biografie.

Corvo di Donald Weeks (1971)[21] è la cucitura di diversi aneddoti, una ricca ricostruzione raccontata dal punto di vista di un appassionato collezionista. Il volume, non sempre chiaro e scorrevole[22], sebbene sia un documento superiore rispetto al lavoro di Symons, pecca di una superficialità diffusa, riscontrabile, in particolare, nell’assenza di note che possano confermare alcune affermazioni apparentemente arbitrarie. Si tratta, in buona sostanza, di un’apologia rolfiana, gravata oltretutto da non pochi errori[23]. Che Corvo sia il tributo di un ammiratore lo dimostrano anche diversi particolari come, ad esempio, la prefazione: il racconto del “pellegrinaggio” di Weeks in Inghilterra, sulle tracce di Rolfe, è modellato secondo gli stilemi di Alla ricerca del Baron Corvo[24].
Nel 1977 fu dato alle stampe Frederick Rolfe: Baron Corvo[25] della professoressa Miriam J. Benkovitz. Più convenzionale rispetto alle altre due biografie, il libro, impostato su solidi criteri accademici, con un ampio apparato bibliografico, ottenne una buona accoglienza da parte della critica[26]. L’eccessivo accumulo di dati, però, alla lunga rischia di annoiare il lettore e, soprattutto, di vanificare uno sguardo d’insieme sulla figura di Rolfe[27].
Contemporaneamente all’uscita del volume, Weeks diede il via a un’aspra polemica con la docente americana che durò diversi anni. La Benkovitz venne duramente attaccata per aver commesso, almeno secondo lui, una lunga serie di imperdonabili errori[28] (e diversi, in effetti, si confermarono tali)[29].
Contese a parte, Frederick Rolfe: Baron Corvo è a oggi il testo più completo sulla vita dello scrittore, un punto di riferimento imprescindibile.

Oltre ai lavori di Symons, Weeks e Benkovitz, in conclusione merita una menzione speciale il recente libro di Robert Scoble Raven. The Turbulent World of Baron Corvo (2013)[30]. Non si tratta di un saggio biografico in senso tradizionale, ma di una selezione di quindici episodi finalizzati a gettare nuova luce sul carattere e la personalità di Rolfe[31]. Rinunciando preventivamente a ogni pretesa di completezza, Scoble esegue un raffinato carotaggio, utile a integrare e a dare profondità storica e umana ai fatti narrati nelle altre biografie.
Ora, al lettore interessato non resta altro che armarsi di santa pazienza e iniziare a esplorare il folle e affascinante mondo di Baron Corvo. Come visto, il materiale non manca…
[1] A. J. A. SYMONS, Alla ricerca del Baron Corvo, Roma, Castelvecchi, 2015. La traduzione è firmata da Giorgio Agamben.
[2] R. SCOBLE, The Corvo Cult, Londra, Strange Attractor Press, 2014, p. 225.
[3] SYMONS, Alla ricerca del Baron Corvo, p. 108.
[4] Alla ricerca del Baron Corvo «non è solo la biografia di Frederick Rolfe […], ma il resoconto della ricerca e della scrittura della vita di Frederick Rolfe, una meta-biografia» (S. KELLY, Biography’s Victorian Values: Why Do Modern Lives Adhere To a 19th-century Model?, «The Guardian», 11 dicembre 2014). In altre parole, «la ricerca è la biografia» (A. FALK, Aspects of Political Psychobiography, «Political Psychology», vol. 6, n. 4, dicembre 1985, p. 608).
[5] Cfr. SCOBLE, The Corvo Cult, p. 315. La prima edizione, per i tipi della Cassel, vendette solo poche centinaia di copie (cfr. ivi, p. 303). Ulteriori dettagli sulle prime edizioni del libro di Symons si trovano in C. WOOLF, A Bibliography of Frederick Rolfe Baron Corvo, Londra, Rupert Hart-Davis, 1972, pp. 117-122.
[6] Cfr. BIRKETT, Introduction, p. X e in C. WOOLF, B. SEWELL (a cura di), New Quests for Corvo, Londra, Icon Books, 1965, gli articoli di Donald Weeks (A Corvo Collection, pp. 93-97) e Bertram W. Korn (The Anatomy of Corvinism, pp. 65-68).
[7] Cit. in SCOBLE, The Corvo Cult, p. XI.
[8] Voce Frederick William Rolfe, in Enciclopedia Britannica Online (www.britannica.com).
[9] Cfr. A. J. A. SYMONS, Essays and Biographies, a cura di J. SYMONS, Londra, Cassel, 1969, pp. 1-9.
[10] A. S. BYATT, Introduction, in A. J. A. SYMONS, The Quest for Corvo, New York, New York Review of Books, 2001, p. X.
[11] Oltre ai tentativi biografici, presto abortiti, del giornalista Philip Sainsbury e di Grant Richards, anche Augustus Theo Bartholomew aveva iniziato a collezionare dal 1918 numerosi documenti con l’intenzione, all’epoca aurorale, di scrivere un libro sulla vita di Rolfe. Nel lavoro di ricerca fu avvantaggiato dal buon rapporto che era riuscito a instaurare con i famigliari dello scomparso scrittore, ma nel 1926 accantonò definitivamente il progetto. Dopo la sua prematura scomparsa, Symons ebbe l’opportunità di visionare il materiale da lui raccolto (cfr. SCOBLE, The Corvo Cult, 259-265).
[12] Cfr. SYMONS, Alla ricerca del Baron Corvo, pp. 47-56.
[13] A. CAREY, In His Own Image, «The Spectator», 6 dicembre 1924.
[14] Cit. in SYMONS, Alla ricerca del Baron Corvo, p. 252.
[15] S. Houédard, A Request for Rolfe, in WOOLF, SEWELL, New Quests for Corvo, p. 114. L’articolo prosegue: «Il grande (e forse unico) difetto della Quest è che siamo portati a credere si tratti di una reale investigazione, quando invece siamo condotti in un tour sapientemente costruito» (ibid.). A proposito del libro di Symons, Edwig Campbell parla del pericolo di trasformare le biografie in romanzi fantasiosi (cfr. E. CAMPBELL, The Room in the Driskill, «The Kenyon Review», vol. 8, n. 3, estate 1986, p. 57).
[16] Cfr. M. A. MIERNIK, Rolfe, Rose, Corvo, Crabbe: The Literary Images of Frederick Rolfe, Francoforte, Peter Lang, 2015, p. 11.
[17] Cfr. C. MARENGO VAGLIO, Frederick Rolfe “Baron Corvo”, Milano, Mursia, 1969, p. 9.
[18] «The Quest for Corvo è stato spesso paragonato a un romanzo poliziesco. Niente è più vero anche in senso stretto: all’origine della ricerca sta la scoperta, per così dire, di un crimine. Il Symons sceglie il materiale con l’intento di illustrare la parabola discendente della vita di Rolfe proprio verso la colpa, verso il crimine finale. L’uso di questo disegno ideale, anziché di un ordine storico, inficia tutta la ricerca» (ivi, pp. 8-9).
[19] Non è possibile, in questa sede, offrire un elenco esaustivo dei numerosi difetti che caratterizzano Alla ricerca del Baron Corvo. Le onnipresenti divagazioni, l’uso acritico delle fonti e il tentativo di Symons di manipolare la biografia di Rolfe per restituire di sé l’immagine di un intellettuale bohemien sono solo le mancanze più evidenti (cfr. MIERNIK, Rolfe, Rose, Corvo, Crabbe …, pp. 59-73).
[20] L’unico libro interamente dedicato agli scritti di Corvo è il saggio di Carla Marengo Vaglio Frederick Rolfe “Baron Corvo” che illustra «ogni meno esplorato angolo del mondo di Rolfe, del suo ingegno e della sua opera» (A. DEBENEDETTI, Gloria e infamia di Baron Corvo, «La Stampa», 2 novembre 1969). Il volume, brillante e acuto, mostra però i segni del tempo. Limiti analoghi sono riscontrabili in Baron Corvo, l’exilé de Venise, Parigi, Éditions du Rocher, 2008, un agile compendio biografico, a firma di Michel Bulteau, pubblicato in prima edizione nel 1990.
[21] D. WEEKS, Corvo, Londra, Michael Joseph, 1971. Nel 1972 la casa editrice McGraw-Hill pubblicò il volume in America. L’edizione, esteticamente differente rispetto a quella inglese, mantiene comunque la medesima numerazione delle pagine.
[22] Uno dei primi recensori, spazientito per la scarsa coerenza strutturale del libro, commentò con tono lapidario: «Weeks non è certamente uno scrittore» (R. FREEDMAN, Corvo, «Book World», 4 febbraio 1973). Il romanziere Francis King fu coinvolto nelle revisione di Corvo, ma dopo poco tempo si arrese alla prosa eccessivamente contorta di Weeks e abbandonò l’incarico (cfr. http://callumjames.blogspot.it/2013/09/frederick-rolfe-centenary-donald-weeks.html).
[23] Cfr. MIERNIK, Rolfe, Rose, Corvo, Crabbe …, pp. 73-84.
[24] Cfr. WEEKS, Corvo, pp. XI-XXIX.
[25] M. J. BENKOVITZ, Frederick Rolfe: Baron Corvo, Londra, Hamish Hamilton, 1977. In America il libro uscì per i tipi della G. P. Putnam’s Sons. Il grande interesse suscitato dall’annuncio dell’imminente pubblicazione del testo è raccontato in G. SERVADIO, Londra: si punta sulle biografie, «La Stampa», 28 agosto 1976.
[26] «Senza alcun dubbio il lavoro definitivo su Corvo» (N. DENNIS, New Quest for Corvo, «The Sunday Telegraph», 16 gennaio 1977, p. 16). Della stessa opinione R. NYE, Between cuckoo and phoenix, «The Scotsman», 8 gennaio 1977 e The Quest for Rolfe, «Observer», 16 gennaio 1977, p. 21.
[27] Cfr. L. BRAUDY, The Frenzy of Renown: Fame and Its History, New York, Vintage Books, 1997, p. 522. David Dougill giunse all’estremo di contestare la freddezza scientifica con cui Benkovitz aveva trattato la vita di Rolfe: «Nonostante il libro […] abbia i suoi momenti luminosi, per la maggior parte è scritto clinicamente» (D. DOUGILL, Continuing Quest 2, «Books and Bookmen», vol. 23, n. 11, ottobre 1977, p. 52).
[28] Cfr. D. WEEKS, Letter to the Editor, «Books and Bookmen», vol. 22, n. 12, settembre 1977, p. 5. Miriam J. Benkovitz tentò di districarsi con eleganza dal ginepraio invitando Weeks a un pacato confronto sul terreno delle fonti. La proposta non fece altro che alimentare l’ottuso antagonismo dell’uomo (cfr. C. WILSON, Miriam Benkovitz talks of the Eccentric Men in Her Life, «The Saratogian», 10 febbraio 1981).
[29] Cfr. MIERNIK, Rolfe, Rose, Corvo, Crabbe …, pp. 84-88. Benkovitz ammise di essere responsabile solo di alcuni dei refusi, incolpando l’editore degli altri.
[30] R. SCOBLE, Raven. The Turbulent World of Baron Corvo, Londra, Strange Attractor Press, 2013.
[31] Cfr. ivi, p. XVI. I capitoli del libro, ad eccezione dell’introduzione, erano già stati pubblicati separatamente tra il 2006 e il 2011dalla Callum James Books per la collana “The Raven Series”.
Per chi fosse interessato ad approfondire questi e altri aspetti della vita di Rolfe, si consiglia la lettura del saggio Baron Corvo. Il viaggio sentimentale di Frederick Rolfe (Edizioni Radio Spada, 2017), reperibile – in sconto – al seguente link: http://www.edizioniradiospada.com/component/virtuemart/ecommerce/baron-corvo-il-viaggio-sentimentale-di-frederick-rolfe-detail.html?Itemid=0

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