Nota di Radio Spada: continuiamo con questo articolo di Martino Mora la serie degli interventi a commento delle recenti e aberranti dichiarazioni attribuite a Bergoglio sulle unioni civili. Buona lettura!

di Martino Mora*

Poiché l’onestà intellettuale esige di dare sempre a Cesare ciò che è di Cesare, anche se fosse il peggior nemico, voglio ringraziare Bergoglio e il Vaticano. Perché hanno rinunciato ad ogni ambiguità.
Si può accusare Bergoglio di qualunque cosa: dall’apostasia ad altro, ma non certo di essere “ambiguo”, come qualcuno scrive senza avere capito nulla.
Papa Bergoglio ci risparmia l’ambiguità. È stato chiarissimo sin dal primo giorno. E ci risparmia persino l’ennesima supercazzola della Sala Stampa del Vaticano, modello padre Lombardi dei primi tempi, che avrebbe dato, giocando sulle parole, un ridicolo contentino ai catto-idioti perché continuassero ad arrampicarsi sui vetri. No signori, non vi è nessuna ridicola smentita sul suo supporto ad un’istanza sbagliata come quella delle unioni civili.

Ed è bene così. I suoi predecessori immediati erano ambigui, non lui. Egli rivela ogni giorno, da sette anni, senza veli, di navigare nelle nebbie. La sua malizia è immensa, ma di cristallina chiarezza, senza ambiguità , senza finzioni. Montini, Wojtyla e Ratzinger erano, chi più chi meno, sommamente ambigui. Un giorno difendevano la morale sessuale e il giorno dopo criminalizzavano la storia della Chiesa con pazzeschi mea culpa. Un giorno offendevano Cristo pregando con fedeli di Shiva, di Kali, di Confucio, di Buddha, di Maometto, del Talmud e della Cabala, e il giorno dopo tuonavano (giustamente) contro l’aborto. Bergoglio non è Montini, non è Wojtyla, non è Ratzinger. Bergoglio non dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Colpisce solo la botte, senza mai smettere. Bergoglio ce lo ha mandato la Provvidenza, proprio per la sua integrale malvagità, la sua iniquità alla luce del sole, senza infingimenti.

Lo ha “scelto” lo Spirito Santo, che è Dio, il quale, come insegna la Scrittura, punisce amaramente il suo popolo infedele. Un popolo di Dio i cui capi hanno offeso Cristo per cinquant’anni, mettendolo sullo stesso piano di Shiva, di Kali, di Confucio, di Buddha, di Maometto, del Talmud, della Cabala, dell’esoterismo sufico e ora pure di Pachahama. Dio quindi punisce la sua Chiesa attraverso il peggiore degli apostati. Ma Dio punisce sempre per correggere, per permettere il ritorno dall’apostasia, come la Bibbia insegna. Bergoglio è, nella sua integrale empietà, provvidenziale. Perché divide completamente il grano dal loglio.

Non siamo più quindi nell’ambiguità conciliare o post-conciliare. Siamo all’apostasia manifesta, che non occulta più se stessa. Ora ci sono solo due strade, signori: il ritorno alla vera Chiesa, cioè a San Pio X, gigante della fede, l’unico pontefice vero santo del XX secolo, oppure a Bergoglio. O la lotta senza tregua al modernismo, “cloaca di tutte le eresie”, o il suo totale, definitivo trionfo, quindi la demolizione del cattolicesimo. Cioè la sua svendita integrale ai poteri forti di questo mondo, e naturalmente a colui che di questo mondo è il Principe.
Tertium non datur.

Ma in ogni caso: non praevalebunt!


*Martino Mora è autore di Abbattere gli idoli contemporanei. Non moriremo liberal

Immagine in evidenza: Alan Fernando Witrón López, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons