
>>> Abbattere gli idoli contemporanei <<<
Nuova recensione di Piergiorgio Seveso
Lo si dica con buona pace di tutti: viviamo tempi di profondissima involuzione rivoluzionaria (sovversiva e degenerativa) e non da oggi. Lo dicevo in una conferenza tenuta presso il Christus Rex di Verona nel marzo 2016: viviamo tempi calamitosi e mostruosi e tempi mostruosi generano, com’è naturale, mostri, che oggi affollano le nostre città, le nostre strade, i nostri media, i nostri social network.
Non a caso la copertina di quest’ottimo saggio del coraggioso amico Martino Mora, pubblicato per i tipi di Radio Spada, attinge alle categorie dell’horrendum, dello splatter, del trash, del freak.
Su uno sfondo rosa shocking, individui dal sesso incerto, avvolti nell’immancabile e quanto mai deprecata bandiera dell’Unione Europea, stanno a significare il mondo che si sta costruendo in questi anni pezzo per pezzo, mattone su mattone, sofisma su sofisma, delitto su delitto.
Se il Monstrum in passato aveva la sua cittadinanza nella società degli uomini ma solo come polo negativo da limitare, da incatenare e se possibile da rendere inoffensivo in maniera totalizzante (come ad esempio nella narrativa pedagogica per l’infanzia), oggi invece viene idolatrato come sublime manifestazione della libertà umana, come naturale, festosa e pacificante realizzazione del proprio ego, di una gran folla di ego, bramosi tutti di autoaffermarsi a qualunque costo, egoticità infelici che troviamo affastellate nel nostro contesto urbano e suburbano.
Come nei peggiori B movies americani, l’ideologia degli affabulatori francofortesi si è saldata con il comunismo (ormai ridotto a ben più eversivo progressismo) e con tutti i cascami della borghesia degenere occidentale (passata allegramente dal già empio liberalismo ottocentesco al neolibertinismo contemporaneo).
Il risultato è una società dove gli zombies dell’autoreferenzialità onanistica imperversano, dottoreggiando, pontificano e legiferano, creando tendenze e nuovi stili di vita.
Proprio nel momento in cui l’assalto di questa generale e anomica sovversione si faceva più parossistico, il più grande e forse l’unico antemurale di Civitlà e di Verità che esisteva nelle nostre martoriate contrade ovvero la Chiesa cattolica ha de facto, nell suo aspetto gerarchico ufficiale e visibile, SPOSATO la causa rivoluzionaria, attraverso una serie ciclica di desistenze, rese, deboli difese e palesi tradimenti. Anche di quest’aspetto si occupa Martino Mora in un saggio che è certamente una silloge composita e talvolta estemporanea dei suoi scritti ma che al contempo ritrova in queste chiavi di lettura una piena organicità, la ruvida franchezza del pamphlet e l’esaustività del saggio accademico non pedante.
Come già scrissi a proposito de “La questione zingara” di Raimondo Gatto, anche questo libro di Martino Mora, in una società ben ordinata o restituita ai suoi valori, potrebbe essere adottato nei licei come manuale di educazione civica. Penso che per un giovane docente come Lui, votato appunto alla formazione e all’educazione delle giovani menti, non vi possa essere apprezzamento migliore.
A Martino Mora che con presenza di spirito ha scelto di stampare con noi, incappando negli anatemi del politicamente corretto e nelle beghe da ballatoio dell’integrismo italiano, le nostre più vive felicitazioni per quest’opera ad servizio del Bene e del Vero.
A Voi, cari lettori, il compito di far vostro questo libro, ben più che con l’acquisto, con l’intima adesione intellettuale e morale alle posizioni che propugna con tanta ricchezza di argomenti e con tanta passione. Buona lettura!
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