Immacolata col Bambino, XVII sec., Cattedrale di Cagliari
Davanti a questa immagine della Purissima fu votato il giuramento e per questo fu detta Madonna degli Stamenti.
[foto da wikipedia.org]
Su Deus onnipotente
cun tegus est istadu.
Pro chi t’at preservadu
Immaculada.
(canto devozionale sardo, XVII sec.)
La dottrina sulla concezione immacolata della Vergine madre di Dio per ardente impulso dei francescani, era così generalizzato nella Spagna che Filippo III, mosso dall’entusiasmo della fede popolare, tradotta sulla tela del Murillo, supplicava il pontefice Paolo V (1605-1621) che venisse a una definizione dommatica. Nondimeno la S. Sede procedeva con molta lentezza. Per cui il re dal settembre 1617 raccomandava all’arcivescovo di Cagliari di presentare al Papa un voto sulla credenza di tale verità, a nome dell’isola.
Un monastero della Concezione esisteva da qualche secolo a Cagliari e la deliberazione desiderata si ebbe nelle corti generali del 1632, presiedute dal Prieto [i.e. Gaspare Prieto, vescovo di Alghero da 1627 al 1636 e viceré di Sardegna dal 1631 al 1632]. I tre bracci degli stamenti, dopo aver confermato il donativo a S. M. Cattolica, deliberavano di offrire al re del cielo, in tributo d’onore verso la sua benedetta madre, pubblico e solenne giuramento di credere insegnare e difendere la dottrina della Concezione immacolata di Lei.
L’atto fu celebrato con grande solennità il 7 marzo 1632 nel Duomo di Cagliari. Su l’altare eretto per la circostanza, troneggiava un quadro della Purissima. Dopo la messa che celebrò il canonico Salvatore Soler, il segretario del Supremo Consiglio Reale, Monserrato Vacca, accanto al soglio del viceré lesse ad alta voce la formula dottrinale.
«Noi, don Gaspare Prieto, per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, Vescovo di Alghero, e per Sua Maestà Presidente e Capitano Generale, sì in nome proprio e dei tre Stamenti, che di tutti gli abitanti di questo Regno di Sardegna, confessiamo e di tutto cuore affermiamo il vero e naturale concepimento della Santissima Vergine Maria, Madre di nostro Signore Gesù Cristo e nostra Signora, nel primo istante che l’anima benedetta di lei fu creata ed unita al suo sacro corpo, in nessuna maniera fu tocco dalla comune colpa di origine cui vanno soggetti gli altri figliuoli d’Adamo; ma che anzi, fin dal primo momento della sua creazione, fu sempre immacolata, pura, bella, aggradevole e santa agli occhi di Dio, e così promettiamo, facciamo voto giuriamo a Dio onnipotente, alla Purissima Vergine in onore della sua Concezione, ed al nostro Santo Padre Urbano VIII ed a tutti i suoi Successori nella Sede Apostolica, per questi quattro santi Evangeli che tocchiamo e baciamo, di credere, in ogni tempo e luogo, tenere, insegnare e difendere la naturale e vera concezione della Vergine purissima senza peccato originale; di non insegnare il contrario né in parole né in iscritto, né in qualsivoglia altra maniera, e di non permettere altresì che altri lo insegni: anzi procureremo di attenerci sempre a quanto i nostri predecessori, seguendo le norme di Serenissimi Re di Aragona, di gloriosa ricordanza, hanno ognora osservato e comandato osservarsi, e di far sì che i fedeli cristiani di questo Regno di Sardegna siano istruiti in così santa, pia e lodevole dottrina, e che per tale la riconoscano sempre e la difendano a maggior gloria di Dio Signor nostro, della Vergine Purissima Maria, Madre sua e Signora nostra, e al servizio della Santa Chiesa Romana, ad esaltazione della Santa Fede Cattolica ed a salvezza delle anime nostre. Così sia».
Compiuta la lettura, si apprestano all’altare e giurano sopra i Vangeli, il viceré Prieto e tutti gli uffiziali regi, lo stamento ecclesiastico presieduto da monsignor Machin accompagnato dal presule di Bosa Melchiorre Pirella, il ramo militare con a capo don Ilarione Alagon, marchese di Villasor, e il braccio reale, preceduto da don Leonardo Sasso, sindaco di Cagliari. Nell’omelia poi in lode della divina creatura [i.e. Sermon predicado el dia del voto y juramento que las cortes hizieron de defender la limpia Concepciòn de Maria, Caller, 1632], l’arcivescovo Machin trasfuse tutto il suo religioso fervore.
Il voto fu rinnovato nel 1656, anno in cui il Parlamento elesse in patrona dell’Isola la Vergine immacolata, decretandone l’ottavario con relativo assegno. In appresso Carlo II concedette ai Capitoli di Cagliari e di Sassari la facoltà di esigere alternativamente due denari per ogni starello di cereali, e per ogni cantaro di paste e di farina che si esportavano dall’isola, per sopperire alle spese del solenne ottavario in onore dell’Immacolata che sull’esempio di molte città della Spagna, dovevasi celebrare annualmente in ambo le cattedrali, a Cagliari negli anni dispari, a Sassari negli anni pari. Cominciava nel giovedì della Settuagesima. Nel secolo scorso, essendosi dopo l’editto del 18 maggio 1820 avocati al Demani gli introiti doganali, per la conversione del 19 luglio 1824, l’amministrazione delle Gabelle continuò a pagare l’equivalente sul dazio d’esportazione, fino al 1850. Mutate le condizioni di governo ed incamerati i beni ecclesiastici, il Demanio dal 1851 ricusò di versare le annualità, e i capitoli sostennero lunghe e dispendiose liti, finite in favore dello Stato.
(Mons. Damiano Filia, La Sardegna Cristiana, Sassari, 1995, vol. II, pp. 281-282 (I edizione Cagliari, 1913). Testo raccolto da Giuliano Zoroddu)