Interno della Basilica della Salute
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Il 21 novembre a Venezia si festeggia la Madonna della Salute che liberò Venezia dalla peste del 1630-31. Di seguito la storia del Voto.
da Giuseppe Cappelletti, Storia della repubblica di Venezia dal suo principio sino al giorno d’oggi, Venezia, 1855
La basilica di Santa Maria della Salute
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Il flagello intanto infieriva con sempre più robusta veemenza, sicché gli stessi oracoli che con le loro erronee sentenze avevano saputo deludere la buona fede dei magistrati, ingannare la fiducia dei cittadini, strascinare la città nell’errore di una fallace sicurezza, soprappresi da terrore alla vista del pericolo palesemente attestato dalla universale propagazione del morbo, si diedero vilmente alla fuga. Così Venezia rimase tutto a un tratto abbandonata dai medici in mezzo a si tremendo frangente […] Ed oh chi potrebbe descrivere l’orribile condizione di Venezia cangiata poco meno che in un cimitero? […] Né per anco il morbo devastatore diminuiva la sua violenza, nei mesi anzi di novembre di decembre e del successivo gennaro 1631 fu ancor più veemente e funesto. Nel solo dì 9 novembre, che fu il più orrendo di cui ci abbiano lasciato memoria i cronisti e le storie, morirono 603 persone. Ad arrestare il tremendo flagello, rese inutili tutte le precauzioni del governo, tutti i suggerimenti dell’arte medica, il patriarca Giovanni Trevisan aveva ordinato pubbliche preci, divote processioni di penitenza ,solenni esposizioni per le chiese ed il morbo non di meno infieriva. La repubblica sino dall’ottobre 1630 aveva decretato l’erezione di un sontuoso tempio votivo in onore della gran Vergine sotto il titolo della Salute e nel dì 8 gennaro con tutta la magnificenza della pompa principesca il doge e la signoria eransi recati a san Pietro di Castello a venerare le preziose spoglie del proto-patriarca nostro san Lorenzo Giustiniani; la qual visita per decreto del senato del dì 3 agosto 1631 fu perpetuata per tutte le venture età di anno in anno in quel medesimo giorno.
La solennità del voto che volevasi fare a Dio in onore della Vergine doveva essere sancita dall’adesione di tutto il popolo acciocché tutti per sé e pei loro discendenti sino alla più tarda posterità vi si obbligassero notoriamente. Perciò nella basilica Marciana il dì 26 ottobre radunato ogni ordine di cittadini, il doge Nicolò Contarini, montato sulla tribuna di porfido, deposta ai piedi del Crocefisso la berretta ducale e profondamente curvato il capo in atto di adorazione, dopo alcuni minuti di silenzio per comporre a calma gli affetti che lo agitavano, cosi pronunziò il voto solenne della nazione:
«Ave stella del mare, donna delle vittorie, mediatrice di salute e di grazia. Vedi ai tuoi piedi prostrato un afflitto popolo fatto bersaglio al flagello della divina giustizia. La guerra, la pestilenza, la fame con orribile lotta si disputano a vicenda fra loro le vittime e tutte su noi vogliono trionfo di desolazione, di morte. Mira come i nostri aspetti sparuti dal disagio, lividi dalla malattia, consunti dalle afflizioni sporgono sotto la pelle, le ossa spogliate; vedi come i nostri passi vacillano, come si dilegua il coraggio della nazione, estinguendosi il rampollo di tante illustri famiglie. Saran dunque perduti i monumenti delle nostre imprese, saranno inutili le conquiste fatte in tuo nome, diverranno deserti, solinghi questi edifizi magnifici, testimoni del consiglio e del valore dei nostri padri? Quei nemici, che a noi son tali perchè son tuoi nemici, esulteranno del nostro pianto, sovrasteranno alla nostra debolezza nei nostri petti, non più riscaldati col sangue di tanti prodi, deboli scudi diverranno per opporsi ai progressi dei loro attentati. Vergine Madre, se nel tuo nome venne fondata questa patria, se i nostri cuori furono sempre a te devoti, se tante prove ci desti di patrocinio, di protezione, deh! esaudisci le nostre preci, ricevi le supplicazioni di un popolo sofferente. Siamo peccatori è vero e perciò a Te ricorriamo come a nostro rifugio; prega per noi il divin tuo figliuolo: faccia salvi gli eletti suoi, scacci, allontani, annichili, estirpi la tremenda lue che contamina le nostre vene, che miete tante vite, che desola i servi tuoi; al lampo benefico della tua grazia l’anima nostra commossa intuonerà l’inno di laudazione e col coro dei celesti confesseremo le glorie tue ed il santo nome di Dio. Ricevi l’umile offerta di un tempio sulle vaste pareti del quale vogliamo che i secoli avvenire scorgano impressi i tratti della nostra religione e dove i successori nostri ed i posteri perpetuamente tributeranno annui rendimenti di grazie a Te, ausiliatrice ed avvocata di questa repubblica».
Alle parole del doge facevano eco le voci supplichevole e le copiose lagrime del popolo, dei patrizi, dei magistrati e sebbene il morbo anziché scemare infierisse in modo maraviglioso ed orrendo, tuttavia il senato faceva le opportune disposizioni per incominciare il votivo edifizio […] La mattina del dì 25 marzo 1631 era stata stabilita per collocarne la prima pietra acciocché in quel giorno in cui ebbe principio sotto gli auspizi di Maria la nostra città avesse anche a commemorarsi il principio della conseguita sanità ,ma la funzione non si poté effettuare per grave indisposizione del doge che doveva in principalità celebrarla. Essa invece ebbe luogo il primo giorno di aprile. Ne compi il sacro rito il patriarca Giovanni Tiepolo e poscia il consigliere decano detto talvolta il vicedoge, Giulio Giustiniani ne collocò la pietra benedetta a base del fondamento e con essa vi gettò undici medaglie fatte a bella posta coniare per questa circostanza, dieci d’argento ed una d oro. Esse da una parte rappresentavano in alto la Vergine nella gloria del Paracleto, al basso la vista della Piazzetta per indicare la città ed all’intorno le parole VNDE ORIGO INDE SALVS. Nel rovescio vedevasi il doge in supplichevole atteggiamento genuflesso additando il modello del nuovo tempio ed accennato dall’iscrizione NICOLAO CONTARENO PRINCIPE SENATVS EX VOTO MDCXXXI. La pietra poi e le medaglie furono poscia laggiù coperte da un ampio marmo su cui sta scolpita l’epigrafe:
D. O. M.
DIVAE MARIAE SALVTIS MATRI
TEMPLI AEDIFICANDI
AD PESTILENTIAM EXTINGVENDAM
SENATVS EX VOTO
PRIMUS HIC LAPIS EST
ANNO DOMINI MDCXXXI XXV MARTII
VRBANO VIII SVMMO PONTIFICE
NICOLAO CONTARENO DVCE
IOANNE THEVPOLO PATRIARCHA
Posta la prima pietra non se ne incominciò il lavoro delle fondamenta che nel dì 6 settembre, le quali al narrare del Martinioni, continuatore del Sansovino e dello Stringa, furono piantate sopra un battuto di un milione cento cinquanta seimila seicento cinquantasette pali. La violenza del morbo che sino al mese di giugno aveva sempre più accresciuto il numero delle sue vittime andava notevolmente scemando già da due mesi. Ma incominciato che fu quel lavoro diede ancor più chiari segni del suo scemare a grado che nel dì 28 del susseguente novembre fu pubblicato con solenne dichiarazione essere la città affatto libera dal contagio. Ed è perciò che a commemorazione perpetua della riacquistata sanità fu stabilito il di 21 di esso mese, in cui la Chiesa festeggia la Presentazione della santa Vergine al tempio, chiudendone appunto l’ottava il suindicato di 28.