
di Redazione
Riportiamo il desolante messaggio di auguri che il Segretario della CEI, Mons. Russo ha ritenuto di rivolgere oggi 13 novembre alla comunità Indù italiana e mondiale in occasione della festività del Diwali che cadrà domani 14 novembre. il Diwali è una festa che cade in ottobre o novembre, dura cinque giorni e con essa gli Indù celebrano la vittoria della luce sul buio: ovviamente, la luce, rappresentata dal ritorno del re Rama dopo un lungo esilio, è quella induista in quanto Rama rappresenta un’immagine incarnata – avatar – di Visnù, divinità principale del pantheon vedico. Stiamo parlando, insomma, di paganesimo vero e proprio, intriso di nichilismo: nulla che abbia a che vedere con la salvezza dell’anima per come la Chiesa ha sempre predicato. Per non parlare delle persecuzioni anticristiane con le quali i seguaci di questi culti primitivi vessano, colpiscono e talora uccidono anche ai giorni nostri. Se la via della pacifica convivenza si regge sulla negazione della Verità, né la pace né la convivenza saranno possibili e gli esiti concreti del dialogo ecumenico lo provano ogni giorno. E a farne le spese sono sempre i cattolici. Il miglior augurio che si possa fare – e che noi di RS facciamo di cuore – a coloro che vivono nelle tenebre di queste credenze, è di incontrare al più presto Cristo, Vera Luce. Con buona pace della CEI.
Stimata Unione Induista Italiana,
rivolgo un caro saluto ai Fratelli Indù in occasione della festività del Diwali prevista per il 14 novembre. Sono molto lieto di ricordare questa festa cui il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso dedica regolarmente un messaggio. Quest’anno, in particolare, vorrei riprendere le parole del testo del Pontificio Consiglio che sanno di auspicio e augurio: “In mezzo alle difficoltà della pandemia da Covid-19, questa festa possa spazzare via le nubi della paura, dell’ansia e di ogni timore e colmare menti e cuori con la luce dell’amicizia, della generosità e della solidarietà”.
La solennità del Diwali, una delle principali feste dell’induismo, con le sue lampade accese simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre, della verità sulla menzogna, della vita sulla morte. Nel difficile momento che tutto il mondo sta attraversando, dove l’emergenza si somma all’indigenza, la celebrazione di questa festa ricorda a tutti e a ciascuno che il bene vince sempre sul male e che si può e si deve sempre tenere accesa la luce della speranza. Ed è possibile farlo insieme. Paolo VI, nel suo viaggio in India, nel dicembre del 1964, richiamò i versi della Brihadaranyaka Upanishads: “Dalla falsità portami alla verità, dall’oscurità alla luce, dalla morte all’immortalità”. Questa citazione non indica solo la stima della Chiesa verso l’Induismo, ma anche il riconoscimento, come sottolineava Giovanni Paolo II in Redemptoris missio, che lo Spirito di Dio è operante in ogni tempo e in ogni luogo.
Papa Francesco, del resto, nella recente Enciclica Fratelli tutti, ha molto insistito affinché le religioni instaurino un collaborativo dialogo di azione che sia finalizzato alla sconfitta dell’ingiustizia e della povertà.
Questa celebrazione religiosa è associata, il 13 novembre, con una riflessione comune sul tema della ricerca. La contingenza attuale legata alla pandemia da COVID-19 ci ha fatto comprendere quanto importante sia la ricerca comune verso una cura capace di contrastare il virus che ci affligge. È auspicabile, a questo proposito, che la ricerca scientifica collettiva che nazioni diverse stanno oggi mettendo in campo, diventi un modello per contrastare e sconfiggere le altre povertà che affliggono il pianeta.
La ricerca di tipo scientifico, però, non può mai essere disgiunta da una ricerca di ordine sapienziale capace di svelare il significato etico e il senso religioso che devono contrassegnare ogni impegno di ricerca umana. Papa Francesco, nel suo magistero, non smette di rimarcare che la soluzione dei problemi del pianeta passa da una ricerca previa: l’unità fraterna tra i popoli, le culture e le religioni.
La celebrazione religiosa del Diwali, che esalta l’universalità di valori comuni, possa trasmettere la luce da una lampada all’altra e far splendere il progresso imprescindibile e fecondo del dialogo interreligioso. Sia stimolo a offrire, in spirito di fratellanza, un contributo sostanziale alla costruzione di un modo più giusto e unito.
Auguro a tutti voi un felice Diwali!
Stefano Mons. Russo
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