>>> L’anima armata <<<

una nuova recensione di Piergiorgio Seveso

Non esiste un pieno accordo tra Animus e Anima, lo spirito e l’anima. Sono passati i tempi, è terminata la luna di miele, durante la quale Anima aveva il diritto di parlare a suo piacimento e Animus l’ascoltava rapito. Dopo tutto, non è stata forse Anima a portare la dote e a contribuire all’andamento del «ménage »? Ma Animus non ha accettato per lungo tempo questa posizione subalterna e ben presto ha manifestato la sua vera natura, vanitosa, pedante e tirannica. Anima è una ignorante e una sciocca, non è mai andata a scuola, mentre Animus conosce un’infinità di cose, ha letto un sacco di cose nei libri … tutti i suoi amici dicono che non si può parlar meglio di quanto egli faccia… Anima non ha più il diritto di dire una sola parola Sa meglio di lei quello che ella vuol dire. Animus non è fedele, ma non può fare a meno di essere geloso, perché in fondo, egli sa bene (no, ha finito col dimenticarlo) che è Anima ad avere in mano tutta la fortuna, lui è un poveraccio, non vive che di quello che gli si dà. Per questo non smette di sfruttarla e di tormentarla per farle cacciar fuori denari… Ella resta silenziosa a casa, a far da mangiare e a spazzare, tutto come può … In fondo Animus è un borghese, possiede abitudini regolari, desidera che gli si servano sempre gli stessi piatti.
 Ma accade una cosa strana. Un giorno in cui Animus era rientrato all’improvviso, ha sentito Anima che cantava tutta soletta, da dietro la porta chiusa, una curiosa canzone, qualcosa che egli non conosceva; nessuna possibilità di riconoscere le note, o le parole, o la chiave, una strana e meravigliosa canzone. Più tardi, egli ha cercato subdolamente di fargliela ripetere, ma Anima finge di non capire. Ella tace appena egli la guarda. L’anima tace appena lo spirito la guarda. Allora Animus ha trovato un trucco, fa in modo da farle credere che egli non c’è … a poco a poco Anima si rassicura, guarda, ascolta, respira, si crede sola e, senza far rumore apre la porta al suo Amante Divino.

(Paul Claudel)

Ho voluto iniziare questa recensione con questo lungo apologo poetico di Claudel perchè ho la ragionevole certezza che non molti tra i nostri lettori leggeranno quest’articolo, dal momento che i temi strettamente di spiritualità hanno poco appeal e fanno poco share, come si direbbe nel linguaggio massmediologico.

E allora, per i pochi volenterosi e coraggiosi, mi son permesso una lunga digressione iniziale,

Si sa, oggi il lettore “tradizionalista medio”, travolto spesso da un uso parossistico dei social media, è attirato molto da ciò che accade intorno a lui, dalla temporalità battagliante, dal complotto sensazionale, dall’assalto roboante delle forze della sovversione, insomma dal terribile e dal meraviglioso: insomma da tutto ciò che è fatto per l’Animus della nostra citazione mentre l’Anima, divina e immortale, vera sostanza dell’uomo, giace spesso negletta nel dimenticatoio.

E’ innegabile che siano tempi drammatici, tragici e caotici al contempo in cui ci si immerge a ritmi incalzanti e con un incedere spesso inesorabile e scandito dagli impegni quotidiani.

L’Anima cristiana stessa, quasi costretta ad una danza imperiosa e spesso ineluttabile, rischia di perdere le proprie coordinate essenziali, il proprio baricentro spirituale, la propria freschezza e vivacità morale, il proprio essere sempre “al cospetto di Dio” e delle sua legge, entrando in una sonnolenza che spesso è anticamera della morte spirituale.

La coscienza si fa distratta, si fa assopire da un incessante attivismo e la vita spirituale si intorpidisce o si intorbida: vi ingannaremmo, cari lettori, e inganneremmo noi stessi se considerassimo questa condizione qualcosa di remoto e di intangibile. La si tocca invece con mano, la si percepisce, la si vive.

Per questo è necessario. “mangiar sano”, “fare esercizio” e, se serve , prendere qualche medicamento come direbbero i telegiornali: se l’uomo a una dimensione si imbottisce di xanax o di tavor, le Edizioni Radio Spada vi forniscono invece una piccola, fruttuosa e fruttifera antologia di scritti spirituali adatti all’uomo di ogni tempo.

Il “Trattato degli scrupoli” di Padre Giuseppe Cabrino, da noi riportato alla luce con sfarzo antiquario, viene affiancato da brevi estratti della Filotea di San Francesco di Sales, del “Compendio di teologia e mistica” del Tanquerey e delle conferenze del famoso e benemerito Padre Barrielle, il sistematizzatore degli esercizi di Sant’Ignazio, già ridotti decenni fa “ad usum populi” dal padre Francisco de Paula Vallet.

Come ben vedete, il libro non si rivolge propriamente agli “uomini di sangue”, divorati dalle passioni e quasi dimentichi del sovrannaturale, ma sopratutto ai devoti, a chi quotidianamente, con fatica, con sacrificio , ma anche con distrazioni e diversioni, cerca di adeguare la propria vita alla legge di Cristo, ai dettami del cattolicesimo, di mantenere la propria anima fedele alla Verità, attraverso la vita sacramentale e le buone opere.

Se prima parlavamo di mondani e lassi, non va taciuto che anche per i pii e i ferventi non mancano tentazioni “sotto l’apparenza di bene” (spesso più disastrose del vizio più grossolano), disordini, incertezze, angosce e desolazioni perchè il Nemico del genere umano, il diavolo, lavora senza posa per macchiare, compromettere o almeno minimizzare i progressi dei questi devoti.

Quindi accanto ai famosi “libri blu” (che tutti i tradizionalisti che non siano appena cascati dal pero conoscono), oggi avete a disposizione un libro verde, un libro (e vi diamo un consiglio assolutamente non commerciale) che è meglio non comprare, se lo si deve tenere tra i tanti della propria libreria.

Quando cala invece la sera e le battaglie temporali cessano, o forse meglio riprendendo poeticamente Claudel, in quel momento del giorno in cui l’Animus si ritira e si addormenta e l’Anima può finalmente conversare in qualche modo con l’Amante divino, anche questo libretto potrà esservi utile e darvi qualche arma in più nel combattimento spirituale . Fatene buon uso!

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