Santuario della Madonna della Misericordia a Ptujska Gora (Slovenia)
[foto da wikimedia.org]


Le glorie di Maria
CAPITOLO VIII. – Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.
§ 3. – Maria conduce i suoi servi al paradiso.

Oh che bel segno di predestinazione hanno i servi di Maria! Applica la S. Chiesa a questa divina Madre le parole dell’Ecclesiastico al capo 24 e le fa dire a conforto de’ suoi divoti: In… omnibus requiem quaevisi et in hereditate Domini morabor. Commenta Ugon Cardinale: Beatus in cuius domo B. Virgo requiem invenerit. Maria per l’amore che a tutti porta, cerca di far regnare in tutti la divozione verso di lei. Molti o non la ricevono o non la conservano: beato quegli che la riceve e la conserva. Et in hereditate Domini morabor. Idest, soggiunge il dotto Paciucchelli, in illis qui sunt hereditas Domini. La divozione verso la B. Vergine dimora in tutti coloro che sono l’eredità del Signore, cioè che saranno in cielo a lodarlo eternamente. – Siegue a parlar Maria nel citato luogo dell’Ecclesiastico: Qui creavit me, requievit in tabernaculo meo; et dixit mihi: in Iacob inhabita et in Israel hereditare et in electis meis mitte radices: Il mio Creatore si è degnato di venire a riposar nel mio seno, ed ha voluto ch’io abitassi nei cuori di tutti gli eletti – di cui fu figura Giacobbe, e che sono l’eredità della Vergine, – ed ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la divozione e confidenza verso di me.
Oh quanti beati non vi sarebbero ora in cielo, se Maria colla sua potente intercessione non ve l’avesse condotti! Ego feci in caelis ut oriretur lumen indeficiens. Così la fa parlare Ugon cardinale colle suddette parole dello stesso capo 24 dell’Ecclesiastico: Io ho fatto risplendere in cielo tanti lumi eterni, quanti sono i miei divoti. Onde soggiunge il medesimo autore sul detto testo: Multi sancti sunt in caelis intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per eam. – Dice S. Bonaventura che a tutti coloro che confidano nella protezion di Maria, s’aprirà la porta del cielo per riceverli: Qui speraverit in illa, porta caeli reserabitur ei. Onde S. Efrem chiamò la divozione verso la divina Madre l’apertura del paradiso: Reseramentum caelestis Ierusalem (Or. de laud. Virg.). E ‘l divoto Blosio parlando colla Vergine le dice: Signora, a voi son consegnate le chiavi ed i tesori del regno beato: Tibi regni caelestis claves thesaurique commissi sunt (Cimel., Endol. 1).6 E perciò dobbiamo continuamente pregarla colle parole di S. Ambrogio: Aperi nobis, o Virgo, caelum, cuius claves habes: Apriteci, o Maria, le porte del paradiso, giacché voi ne conservate le chiavi; anzi che voi stessa ne siete la porta, come vi nomina la S. Chiesa: Ianua caeli.
Perciò ancora la gran Madre è chiamata dalla S. Chiesa stella del mare: Ave, maris stella. Poiché siccome i naviganti, dice S. Tommaso l’Angelico (Opusc. 8), sono indirizzati al porto per mezzo della stella, così i Cristiani sono guidati al paradiso per mezzo di Maria: Dicitur stella maris, quia sicut navigantes ad portum diriguntur per stellam maris, ita Christiani diriguntur ad gloriam per Mariam.
Perciò similmente vien chiamata da S. Pietro Damiani scala del cielo, poiché, dice il santo, per mezzo di Maria Dio è sceso dal cielo in terra, acciocché per lei medesima gli uomini meritassero salire dalla terra al cielo: Scala caelestis, quia per ipsam Deus descendit ad terram, ut per ipsam homines mererentur ascendere ad caelum. E a tal fine, o Signora, le dice S. Anastasio (Serm. 2 de Annunc.), voi siete stata ripiena di grazia, acciocché foste fatta la via della nostra salute, e la salita alla celeste patria: Ave gratia plena, quod facta sis salutis via ascensusque ad superos. Onde S. Bernardo chiama la Vergine: Vehiculum ad caelum. E S. Giovanni Geometra la saluta: Salve, clarissime currus, nobilissimo cocchio per cui i suoi divoti son condotti in cielo. Quindi le dice S. Bonaventura: Beati quelli che vi conoscono, o Madre di Dio! mentre il conoscervi è la strada della vita immortale, e ‘l propalare le vostre virtù è la via della salute eterna: Scire et cognoscere te, o Virgo Deipara, est via immortalitatis; et narrare virtutes tuas est via salutis (In Ps. 85).
Si narra nelle Cronache francescane (P. 1, tom. 1, c. 35) di fra Leone, che questi vide una volta una scala rossa sopra cui stava Gesù Cristo, ed un’altra bianca sopra cui stava la sua santa Madre. Vide che alcuni andavano per salire la scala rossa, salivano pochi gradini, e poi di là cadevano; tornavano a salire, e ritornavano a cadere. Onde furono esortati ad andare per la scala bianca, e per quella li vide salire felicemente, mentre la B. Vergine lor porgeva allora la mano, e così giungevano sicuri al paradiso. Dimanda S. Dionisio Cartusiano: Chi mai si salva? chi giunge a regnare in cielo? Si salvano e regnano certamente, egli stesso risponde, quelli per li quali questa regina della misericordia impegna le sue preghiere: Quis salvatur? quis regnat in caelo? illi sane pro quibus regina misericordiae interpellat. E ciò l’afferma Maria stessa: Per me reges regnant (Prov. VIII, 15). Per mezzo della mia intercessione le anime regnano prima nella vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni, e poi vengono eternamente a regnare in cielo, dove dice S. Agostino che tutti sono re: Quot cives, tot reges. Maria in somma, dice Riccardo di S. Lorenzo, è la padrona del paradiso, poiché ivi comanda come vuole, e v’introduce chi vuole. Onde applicando a lei le parole dell’Ecclesiastico: In Ierusalem potestas mea (Cap. XXIV, 15), soggiunge: Imperando scilicet quod volo, et quos volo introducendo (Ric., lib. 4, de laud. V.). Ed essendo ella la Madre del Signor del paradiso, con ragione, dice Ruperto, è benanco la Signora del paradiso: Totum iure possidet Filii regnum (Lib. 3, in Cant. 4).
Questa divina Madre, colle sue potenti preghiere ed aiuti, ben ci ha impetrato il paradiso, se noi non vi mettiamo impedimento: Caeleste nobis regnum suo interventu, auxiliis et precibus impetravit (S. Antoninus, p. IV, tit. 15, c. 2, § 1).19 Ond’è che colui che serve a Maria e per cui intercede Maria, è così sicuro del paradiso, come già stesse in paradiso: Qui Virgini famulatur, ita securus est de paradiso, ac si esset in paradiso (Guerricus abbas). Il servire Maria ed esser della sua corte, soggiunge S. Giovan Damasceno, è l’onore più grande che possiamo avere; poiché il servire alla regina del cielo è già regnare in cielo, e vivere a’ suoi comandi è più che regnare: Summus honor servire Mariae et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, et eius agi frenis plusquam regium (Damasc., de Exc. Virg., cap. 9). All’incontro dice che quelli che non servono a Maria non si salveranno, mentre coloro che son privi dell’aiuto di questa gran Madre sono abbandonati dal soccorso del Figlio e di tutta la corte celeste: Gens quae non servierit illi, peribit. Gentes destitutae tantae Matris auxilio, destituuntur auxilio Filii et totius curiae caelestis (Loc. cit.).
Sempre sia lodata la bontà infinita del nostro Dio, che ha disposto di costituire in cielo per nostra avvocata Maria, acciocch’ella, come madre del giudice e madre di misericordia, efficacemente colla sua intercessione tratti il gran negozio della nostra eterna salute. Il sentimento è di S. Bernardo: Advocatam praemisit peregrinatio nostra, quae tamquam iudicis mater et mater misericordiae suppliciter et efficaciter salutis nostrae negotia pertractabit (Serm. 1, de Assumpt.).
E Giacomo monaco, dottore tra’ PP. Greci, dice che Dio ha destinata Maria come un ponte di salute, per cui facendoci passare sopra l’onde di questo mondo, possiamo giungere al porto beato del paradiso: Eam tu pontem fecisti, quo a mundi fluctibus traiicientes, ad tranquillum portum tuum deveniamus (Orat. in Nat. Deip.). Onde esclama S. Bonaventura: Udite, o genti, voi che desiderate il paradiso, servite ed onorate Maria, e troverete sicuramente la vita eterna: Audite gentes qui cupitis regnum Dei, Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam aeternam (In Psalt. Virg.).
Né debbono punto sconfidare di ottenere il regno beato anche quelli che si han meritato l’inferno, se si pongono con fedeltà a servire questa regina. Quanti peccatori, dice S. Germano, han procurato di trovare Dio per mezzo vostro, o Maria, e si son salvati! Peccatores per te Deum exquisierunt, et salvi facti sunt (Serm. de dormit. Deip.). Riflette Riccardo di S. Lorenzo che da S. Giovanni si dice esser Maria coronata di stelle: Et in capite eius corona stellarum duodecim (Apoc. XII, 1); all’incontro ne’ Sacri Cantici si chiama la Vergine coronata di fiere, di leoni, di pardi: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni; coronaberis… de cubilibus leonum, de montibus pardorum (Cant. IV, 8). Come ciò s’intende? Risponde Riccardo che queste fiere sono i peccatori, che per favore ed intercessione di Maria divengono stelle del paradiso, che meglio convengono alla testa di questa regina di misericordia, che tutte le stelle materiali del cielo a coronarla: Et quid est hoc? nisi quia ferae per gratiam et orationes Mariae sunt stellae, quae conveniunt tantae reginae (Ricc., de laud. Virg., cap. 3). – Pregando un giorno la SS. Vergine, nella novena della sua Assunzione, la serva del Signore, la vergine Suor Serafina da Capri – come si legge nella sua Vita – le domandò la conversione di mille peccatori. Ma temendo poi che la domanda fosse troppo avanzata, le apparve la Vergine e la corresse di questo suo vano timore dicendole: Perché temi, forse io non sono abbastanza potente ad ottenerti dal mio Figliuolo la salute di mille peccatori? Eccoli, io già te l’impetro. Indi la condusse in ispirito in paradiso, ed ivi le dimostrò innumerabili anime di peccatori, che si avean meritato l’inferno, e poi per sua intercessione s’eran salvati, e già godevano la beatitudine eterna.
È vero che in questa vita niuno può star certo della sua eterna salute: Nescit homo utrum odio vel amore dignus sit, sed omnia in futurum servantur incerta (Eccl. IX, 1).28 Ma dimandando Davide a Dio: Signore, chi si salverà? Domine, quis habitabit in tabernaculo tuo? (Ps. XIV, [1]); risponde S. Bonaventura su queste parole: Amplectamur Mariae vestigia, peccatores, et eius beatis pedibus provolvamur. Teneamus eam fortiter, nec dimittamus, donec ab ea mereamur benedici. E vuol dire: Peccatori, seguiamo le pedate di Maria, e buttiamoci a’ suoi beati piedi, e non la lasciamo finch’ella non ci benedica; poiché la sua benedizione ci assicurerà del paradiso.
Basta, Signora, dice S. Anselmo, che voi vogliate salvarci, che allora non potremo non esser salvi: Tantummodo velis salutem nostram, et vere nequaquam salvi esse non poterimus (De Exc. Virg., c. 11). Aggiunge S. Antonino che le anime protette da Maria necessariamente si salvano: Necessarium est quod hi ad quos (Maria) convertit oculos suos, iustificentur et glorificentur (P. 4, tit. 15).
Con ragione, dice S. Idelfonso, la SS. Vergine predisse che tutte le generazioni l’avrebbero chiamata beata: Beatam me dicent omnes generationes (Luc. I, [48]), perché tutti gli eletti per mezzo di Maria ottengono la beatitudine eterna: Beata iure dicitur, quia omnes ex ea beatificantur (S. Idelph., Serm. 3, de Ass.). Voi, o gran Madre, siete il principio, il mezzo ed il fine della nostra felicità, parla S. Metodio: Tu festivitatis nostrae principium, medium et finis (Serm. in Hypant.):33 Principio, perché Maria ci ottiene il perdono de’ peccati; mezzo, perché ci ottiene la perseveranza nella divina grazia; fine, perché ella finalmente ci ottiene il paradiso. Per voi, siegue a dire S. Bernardo, è stato aperto il cielo, per voi si è votato l’inferno, per voi è stato ristorato il paradiso, per voi in somma è stata donata la vita eterna a tanti miserabili che si meritavano l’eterna morte: Per te caelum apertum est, infernus evacuatus, instaurata caelestis Ilerusalem, miseris damnationem exspectantibus vita data est (Serm. 4, de Ass. Virg.).
Ma soprattutto dee animarci a sperare sicuramente il paradiso la bella promessa che fa Maria stessa a coloro che l’onorano, e specialmente a chi colle parole e coll’esempio procura di farla conoscere ed onorare anche dagli altri: Qui operantur in me, non peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli. XXIV, [30], 31). Oh felici dunque, dice S. Bonaventura, quelli che acquistano il favore di Maria! questi saran riconosciuti da’ beati già per loro compagni; e chi porterà l’insegna di servo di Maria, sarà già registrato nel libro della vita: Qui acquirunt gratiam Mariae, agnoscentur a civibus paradisi, et qui habuerit characterem eius, adnotabitur in libro vitae (S. Bon., in Spec.). Che serve dunque ad inquietarci colle sentenze delle Scuole, se la predestinazione alla gloria sia prima o dopo la previsione de’ meriti? se siamo scritti o no nel libro della vita? se saremo veri servi di Maria ed otterremo la sua protezione, sicuramente saremo scritti; poiché, siccome dice S. Giovan Damasceno, Dio non concede la divozione verso la sua santa Madre, se non a coloro che vuol salvi. Conforme par che palesò espressamente il Signore per S. Giovanni: Qui vicerit… scribam super eum nomen Dei mei et nomen civitatis Dei mei (Apoc. III, 12). Chi avrà da vincere e salvarsi, porterà scritto nel cuore il nome della città di Dio. E chi è questa città di Dio se non Maria, come spiega S. Gregorio sul passo di Davide: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei? (Ps. LXXXVI, [3]).
Ben dunque può qui dirsi con S. Paolo: Habens signaculum hoc, cognovit Dominus qui sunt eius (II Tim. II, 19): Chi porta questo segno d’esser divoto di Maria, è riconosciuto da Dio per suo. Onde scrisse S. Bernardo che la divozione alla Madre di Dio certissimum est signum salutis aeternae consequendae. E ‘l B. Alano, parlando dell’Ave Maria, disse che chi spesso riverisce la Vergine con questo angelico saluto, ha un segno molto grande di predestinazione: Habentes devotionem hanc, signum est praedestinationis permagnum ad gloriam (P. 2 Ros., c. 11). E lo stesso disse della perseverante recitazione del SS. Rosario in ogni giorno: Signum sit tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in die Beatam Virginem in psalterio salutaveris (P. 4 de Psalt., c. 24).
Dice di più il P. Nierembergh – nel suo libretto dell’Affezione a Maria, al capo 10 – che i servi della Madre di Dio non solo in questa terra son più privilegiati e favoriti, ma anche nel cielo saranno più distintamente onorati. E soggiunge ch’essi avranno in cielo una divisa e livrea particolare più ricca, per cui saranno riconosciuti per famigliari della regina del cielo e per gente di sua corte, secondo quel detto de’ Proverbi: Omnes… domestici eius vestiti sunt duplicibus (XXXI, 21).
S. Maria Maddalena de’ Pazzi vide in mezzo il mare una navicella, in cui stavano ricoverati tutti i divoti di Maria, ed ella, facendo l’officio di nocchiera, sicuramente li conduceva al porto. Col che intese la santa che quelli che vivono sotto la protezione di Maria, in mezzo a tutti i pericoli di questa vita, son liberi dal naufragio del peccato e della dannazione; poiché da lei son sicuramente guidati al porto del paradiso.
Procuriamo dunque di entrare in questa navicella beata del manto di Maria, ed ivi stiamoci sicuri del regno beato; mentre canta la Chiesa: Sicut laetantium omnium habitatio est in te, Sancta Dei Genitrix. S. Madre di Dio, tutti coloro che saran partecipi del gaudio eterno, abitano in voi, vivendo sotto la vostra protezione.

Esempio.
Narra Cesario (Lib. 7 dial., c. 3) che un certo monaco cisterciense molto divoto della Madonna, il quale desiderava una visita dalla sua cara Signora e continuamente di ciò la pregava, una notte uscito in giardino, mentre se ne stava guardando il cielo ed inviando caldi sospiri alla sua regina per desiderio di vederla, ecco vede scendere dal cielo una vergine bella e luminosa che gli domanda: Tommaso, avresti a caro di sentire il mio canto? Certo, egli rispose. Allora quella vergine cantò con tanta dolcezza, che al divoto religioso sembrava essere in paradiso. Finito il canto, sparì e lasciollo in un gran desiderio d’intendere chi fosse stata colei. Ma eccogli d’innanzi un’altra vergine anche bellissima, che ancora gli fe’ udire il suo canto. A quest’altra egli non poté contenersi di domandare chi fosse, e la vergine rispose: Quella che poc’anzi vedesti fu Caterina, io sono Agnese, tutte due martiri di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a consolarti. Ringrazia Maria, e preparati a ricevere una grazia maggiore. E ciò detto disparve; ma il religioso restò con maggiore speranza di veder finalmente la sua regina. Né s’ingannò; poiché d’indi a poco vede una gran luce, sente riempirsi il cuore d’una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce gli si fa vedere la Madre di Dio circondata d’angeli, e d’una bellezza immensamente maggiore dell’altre due sante apparitegli, che gli dice: Caro mio servo e figlio, io ho gradita la servitù che m’hai fatta, ed esaudite le tue preghiere; hai desiderato vedermi; eccomi: e voglio farti sentire anche il mio canto. E la SS. Vergine cominciò a cantare, e fu tanta la dolcezza, che il divoto religioso perdette i sensi e cadde colla faccia per terra. Sonò il mattutino, si unirono i monaci, e, non vedendo Tommaso, andarono a cercarlo alla cella e in altri luoghi; finalmente andando al giardino lo trovarono ivi come morto. Il superiore gli fece il precetto che dicesse quel che gli era accaduto, ed allora egli, venendo in sé per virtù dell’ubbidienza, raccontò tutti i favori della divina Madre.

Preghiera.
O regina del paradiso, madre del santo amore, giacché voi siete fra tutte le creature la più amabile, la più amata da Dio e la sua prima amante, deh contentatevi che v’ami pure un peccatore il più ingrato e misero che vive sulla terra, il quale, vedendosi libero dall’inferno per vostro mezzo, e senza alcun merito così da voi beneficato, s’è innamorato della vostra bontà, ed in voi ha collocate tutte le sue speranze. Io v’amo, Signora mia, e vorrei amarvi più di quanto v’hanno amato i santi più innamorati di voi. Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini che non vi conoscono, quanto voi siete degna d’essere amata, acciocché tutti vi amassero e vi onorassero. Vorrei anche morire per vostro amore, in difendere la vostra verginità, la vostra dignità di Madre di Dio, la vostra Immacolata Concezione, se mai per difendere questi vostri gran pregi mi bisognasse morire. Ah Madre mia dilettissima, gradite questo mio affetto, e non permettete che un vostro servo che v’ama, abbia da esser mai nemico del vostro Dio che voi tanto amate. Ahi misero me! tale sono stato un tempo, allorché offesi il mio Signore. Ma allora, o Maria, io non vi amava, e poco cercava d’essere amato da voi. Or non però altro più non desidero, dopo la grazia di Dio, che d’amar voi e d’essere amato da voi. Di ciò non mi sconfido per le mie colpe passate, mentre so che voi, benignissima e gratissima Signora, non isdegnate d’amare anche i più miserabili peccatori che v’amano; anzi non lasciate da alcuno di farvi vincere d’amore. Ah regina amabilissima, io voglio venire ad amarvi in paradiso. Ivi giunto a’ vostri piedi meglio conoscerò quanto voi siete amabile e quanto avete fatto per salvarmi; ond’ivi io vi amerò con maggior amore, e vi amerò eternamente, senza timore di lasciare mai più d’amarvi. O Maria, io spero certo di salvarmi per vostro mezzo. Pregate Gesù per me. Non ci vuol altro, voi mi avete da salvare; voi siete la mia speranza. Andrò dunque sempre cantando:
O Maria, speranza mia,
Voi m’avete da salvar.

Da intratext.com