Il Laterano entra la prima volta nella storia ecclesiastica nell’anno 313, quando, al riferire d’Ottato di Milevi, venne celebrato tra le sue mura sotto papa Milziade un concilio contro i Donatisti, «Convenerunt in domum Faustae, in Lateranis». Fu precisamente verso questo tempo, che Costantino aveva donato alla Chiesa Romana l’antico palazzo dei Laterani, che era venuto probabilmente in suo possesso siccome porzione della dote di sua moglie Fausta, sorella di Massenzio.
A partir di quell’epoca, il Laterano divenne la residenza abituale dei Papi, e come tale, può essere da noi riguardato siccome un vivo monumento, anzi una religiosa Reliquia di quella lunga serie di Pontefici santi che vi risiedettero durante quasi dieci secoli. Quanta storia, dunque, quanta poesia, quanta arte tra quelle mura quasi due volte millenarie, e che videro una dinastia pontificale assai più diuturna che non qualsiasi altra più lunga dinastia di sovrani.
Fu là, in Laterano, che, ad insinuazione di papa Silvestro, Costantino trasformò, o eresse la prima basilica dedicata in Roma al Salvatore. Ed avvenne cosi che le sale termali del vecchio palazzo di Plauzio Laterano, caduto vittima della crudeltà di Nerone, furono trasformate in battistero cristiano, dove trionfò appunto quella medesima Croce che Nerone aveva voluta precisamente divelta dalla Città dei sette colli. Il bottino di Nerone divenne dopo tre secoli la pacifica eredità dei successori di san Pietro.
La disputa se il Laterano, o non piuttosto la basilica vaticana sia la cattedrale di Roma, non ha senso per gli antichi secoli ai quali noi ci riferiamo. Sarebbe un anacronismo parlar di cattedrale a Roma nell’alto medio evo, quando col sistema della liturgia stazionale il Papa ufficiava, non già una determinata chiesa, ma tutte quante le basiliche e i titoli urbani e del suburbio. Egli nell’alto medio evo risiedeva bensì nel vecchio palazzo di Fausta: quando tuttavia doveva celebrare qualche solennità, l’Epifania, il battesimo pasquale, l’Ascensione, la Pentecoste, le sacre Ordinazioni, le incoronazioni dei re, allora era sempre in san Pietro dove si adunava la stazione, perché era là che nel battistero si conservava la cattedra di san Pietro. Era perciò là che il Papa doveva iniziare il suo pontificato; era ancor là che lo doveva chiudere colla sua sepoltura.
Solo più tardi, col declinare del sistema liturgico stazionale e collo svilupparsi dell’esteriore potenza del pontificato, prevalse il concetto fondato sullo stato di fatto che, essendo il Laterano la residenza pontificia, ne fosse perciò anche la cattedrale in confronto cogli altri titoli dell’Urbe. Questo concetto venne formandosi a poco a poco; e si affermò in tutto il suo possente splendore verso il secolo VIII, quando precisamente l’episcopium divenne anche la sede del governo, ed il successore di Silvestro raccolse indiscutibilmente nelle sue mani la duplice eredità di Pietro insieme e di Costantino.
[…] Cattedrale Pontificia e Madre di tutte le Chiese, la basilica del Salvatore dalla fede del mondo cattolico è stata sublimata alla dignità di simbolo dell’autorità pontificia.
[…] La liturgia poi ha consacrato anch’essa questa fede dalla famiglia cattolica, collo splendore dei suoi riti : di guisa che, le odierne encenie lateranensi, da Pio X sono state equiparate di grado alle maggiori solennità del ciclo festivo, col rito cioè di doppio di seconda classe per tutta la Chiesa latina.
E così la liturgia ha risolto praticamente in favore della basilica del Salvatore la questione agitata già col tempio vaticano, a qual dei due spetti cioè la dignità di sede cattedrale pontificia.
Inchiniamoci pertanto venerabondi a baciare la soglie di questa sacra aula del Salvatore, nella quale all’indomani della vittoria Costantiniana ad saxa rubra, primo brillò agli occhi dei Romani stupefatti il labaro gemmato e sfavillante del trionfatore: EN TOYTO NIKA. In hoc vinces. E qui davvero il Pontificato Romano, per lungo corso di secoli alternando lotte e trionfi, giorni di umiliazione e di lieta vittoria, EN TOYTO, nell’unico segno della Croce, ha combattuto ed ha vinto il mondo, senza che mai le potenze dell’Averno, le portae inferi, siano riuscite a prevalere contro la Chiesa.


(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. IX. I Santi nel Mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dalia Dedicazione di san Michele all’Avvento), Torino-Roma, 1932, pp. 127-130)