Una grande ondata di abbandoni si ebbe all’indomani della “primavera del Concilio” (rectius: del disastro vaticansecondista), Ora Il Secolo d’Italia, in un articolo di P. Corrado che cita L’Osservatore Romano, presenta nuovi dati. Eccone un estratto, con grassettature nostre:


“Tra i fattori di riduzione della compagine sacerdotale, – scrive l’Osservatore Romano – si osserva che, tra il 2013 e il 2018, il numero dei decessi tra i sacerdoti è stato di 4.000 unità circa inferiore alle ordinazioni, superando nel mondo le 39 mila unità. In Europa, caratterizzata da un corpo sacerdotale nettamente più anziano, i decessi hanno sopravanzato le ordinazioni di quasi 15 mila unità. Sono scesi quindi a 23.365 unità. Essi sono, tuttavia, compensati dal saldo positivo registrato complessivamente in Asia. E, soprattutto, in Africa, dove l’età media della popolazione sacerdotale risulta più contenuta. Quasi in perfetta parità, infine, il bilancio demografico in America”.

La pubblicazione dell’Annuario statistico ha consentito anche di fare un bilancio sulle pecorelle smarrite nella Chiesa. Vale a dire i preti che hanno abbandonato la tonaca. Il fenomeno delle defezioni, in generale, ha interessato quasi seimila sacerdoti nel mondo nel periodo 2014-2018. Quanto alla distribuzione territoriale del dato, oltre l’81% delle defezioni è avvenuto in America e in Europa, mentre le altre aree ne hanno sofferto in maniera piuttosto contenuta.


Immagine in evidenza: La moglie del prete, film del 1970 diretto da Dino Risi / Pubblico dominio.