Consideriamo la purissima Vergine che esce dalla sua umile dimora per andare a far visita a santa Elisabetta, sua cugina. La Chiesa onora questo Mistero il Venerdì delle quattro Tempora dell’Avvento, come si può vedere sopra, in tale giorno, nel Proprio del Tempo. Attingeremo ancora da san Bonaventura il racconto di quella sublime scena, certi che nulla sarà più gradito ai nostri lettori che sentire nuovamente la voce del dottore Serafico che sa meglio di noi rivelare alle anime pie quei meravigliosi preludi alla nascita del Salvatore.
«Quindi la Vergine, ripensando alle parole che l’Angelo le ha dette riguardo alla cugina Elisabetta, propone di andar a farle visita per congratularsi con lei, e servirla in tutto. Parte dunque da Nazareth in compagnia di Giuseppe suo sposo, verso la casa di quella pia Donna, che distava quattordici o quindici miglia circa da Gerusalemme. Né l’asprezza né la lunghezza del cammino la fanno esitare, ma va in fretta, perchè non voleva apparire troppo a lungo in pubblico; e non si sente affatto affaticata in seguito alla concezione del Figlio, come capita alle altre donne, poiché il Signore Gesù non fu mai di peso alla Madre sua. Considerate come va sola con il suo Sposo la Regina del cielo e della terra, e non a cavallo ma a piedi. Non ha scorta di soldati o di cavalieri, non è accompagnata da valletti né da damigelle d’onore; ma con essa cammina la povertà, l’umiltà, la modestia e insieme l’onestà di ogni virtù. Porta inoltre con sé il Signore, il quale ha come corteo una grande e nobile compagnia, ma non quella vana e pomposa del secolo.» Ora, come fu entrata nella casa di Elisabetta, salutò quella santa Donna dicendo: «Salve, sorella Elisabetta !». Allora Elisabetta, trasalendo di gioia, trasportata dall’allegrezza e infiammata dallo Spirito Santo si alza ed abbraccia la Vergine con molta tenerezza; quindi, esclamando nell’eccesso della sua letizia, dice: Benedetta sei tu fra tutte le donne, e benedetto il frutto del tuo seno! E donde mi è data la fortuna che venga da me la Madre del mio Signore? Appena infatti la Vergine ebbe salutato Elisabetta, Giovanni fu nel seno della madre ripieno di Spirito Santo, e con lui ne fu ripiena anche la madre. Essa non è colmata di quella celeste infusione in preferenza del figlio, ma il figlio arricchito di quel dono supremo ne comunica la pienezza alla madre, non facendo tuttavia qualcosa nell’anima di lei, ma meritando, per lo Spirito Santo, che questo operi qualcosa in lei, poiché in lui risplendeva con maggior abbondanza la grazia dello Spirito Santo, e fu il primo a risentirla. Come dunque la cugina sentì la venuta di Maria, così pure il bambino sentì la venuta del Signore. Egli dunque sussultò, e la madre si mise a parlare profeticamente. Osserva quanto è grande la virtù delle parole della Vergine, poiché come vengono pronunciate è conferito lo Spirito Santo. E in verità essa ne era tanto ripiena che dei suoi meriti lo Spirito Santo riempiva anche gli altri. Ordunque, Maria rispose ad Elisabetta dicendo: La mia anima magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore!».

(Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 301-302)

Immagine : Juan de Sevilla, Immacolata Concezione, 1660-1675, Meadows Museum – Southern Methodist University, Dallas, Texas, USA. da commons.wikimedia.org