Grande festa si fa in Palermo per l’Immacolata Concezione ed ancora oggi il Sindaco offre alla Vergine concepita senza peccato originale, Patrona di Palermo e di tutta la Sicilia, scioglie un antico Voto. Ecco la storia del Voto estratta da Palermo divoto di Maria Vergine, e Maria Vergine protettrice di Palermo (Don Antonio Mongitore, 1719, pp. 66-70).

Simulacro dell’Immacolata Concezione conservato nella chiesa di San Francesco d’Assisi in Palermo.  
[foto da researchgate.net]

Se fervente si riconosce la divozione della Città di Palermo all’Immacolata Concezione della Gran Signora nelle Chiese ed Oratori a Lei dedicati, maggiori vampe di ardore mostrò nel 1624 nel legarsi con voto e giuramento a difendere fino all’ultimo respiro la piissima sentenza della sua originale purità, già da gran tempo altamente impressa nei cuori dei Cittadini, contro chiunque ardisse opponersi ad un tanto singolar privilegio di Maria e studiarsi che fosse dagli altri insegnata e difesa; inoltre di celebrare ogn’anno la solennità di questo purissimo Mistero e digiunare la vigilia della Festa.
Diede l’impulso a questo Voto la memorabil peste che nel 1624 funestò la felicità Palermitana, poiché il Senato di Palermo dopo le straordinarie diligenze adoperate con esattissima vigilanza per allontanare dalla Città l’orribil mostro della pestilenza che da per tutto faceva lagrimevole strage, spopolandola d’abitatori, vedendo chiuso il passo ad ogn’umano soccorso, rivolto gli occhi alla pietà potentissima di Maria Vergine, invocando con supplichevole istanza il suo efficacissimo patrocinio per restarne liberato.
Quindi ai 27 di Luglio fa convocato nel Palazzo Pretoriano della Città il Popolo Palermitano a suon della campana e radunato in folto numero, il Pretore, allora il Principe della Cattolica D. Vincenzo del Bosco, propose a tutti di ricorrere per la liberazione della Patria a S. Rosalia e all’Immacolata Signora, astringendosi a celebrare a sue spese la festa dell’Immacolata Signora, dicendo: “E perché nei suoi maggiori bisogni ha sempre questa Città ricorso e trovato fedelissimo auto nella gloriosissima Vergine, di cui è particolarmente divota, si propone che prometta onorare la sua Immacolata Concezione con fare la festa nel suo giorno a sue spese nella Chiesa di S. Francesco d Assisi di questa Città, con intervenire il Senato presenzialmente alla detta festa con tutti li suoi Officiali“.
Non poteva riceversi con maggior gradimento la proposta tanto pia del Pretore da quanti eran concorsi a quel pubblico congresso, trattandosi d’accrescer gli onori alla Concezione Immacolata della Vergine, di cui vivevan tutti sommamente accesi, onde a pieni voti fu da tutti con applauso approvata; sicché, concluso il Consiglio, fu poi confermato dal Viceré e Tribunale del Real Patrimonio ai 16 di Novembre dello stesso anno ed eseguito dal Senato ai 23 dello stesso mese e fu in essa conferma stabilito che “per solennizzare e onorare la festività dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine; possa la Città ogn’anno spendere infino alla somma di onze cento in tanti giogali d’oro, argento o paramenti, alla Città benvisti quali si abbiano da presentare il giorno della festività alla Cappella della Concezione nella Chiesa di S. Francesco di questa città e abbiano da restare perpetuamente per decoro ed ornamento di essa Cappella“.
Ma più solenne fu il voto fatto ai 15 del seguente Agosto, poiché il Cardinale Giannettino Doria, allora vigilante Pastore della Chiesa Palermitana, bramando che la città restasse libera dalla peste ad intercessione della Vergine propose di farsi pubblicamente Voto obbligandosi a perpetuamente difendere ‘originale Purità della Vergine celebrarne la festa e osservare il digiuno nella sua vigilia. Nel detto giorno dunque 45 d’Agosto, concorrendo il Popolo e la Nobiltà di Palermo alla Cattedrale, si portò in essa il Cardinale, che governava allora il Regno come Luogotenente del Viceré, e seco il Sacro Consiglio e i Tribunali della Sicilia col Senato di Palermo e, celebrando pontificalmente la Messa, dopo avere incensato l’Altare, se ne ritornò al suo trono pontificale e stando in piè con tutti gli altri, il Canonico che faceva il ufficio di Diacono, saliti gli scalini dell’altare maggiore e appoggiatosi alla parte del vangelo, a nome del Cardinale, del Capitolo, del Clero e del Senato che in sua persona avean fatto procura, a nome di tutti ad alta voce si pose a leggere la forma del seguente voto che intendevano tutti professare:

Ad tuæ Majestatis pedes, o Cœli, terræque Regina, provoluti, Nos Cardinalis Joannettinus Doria Archiepiscopus Panormitanus, et Capitulum, et Clerus Metropolitanæ Ecclesiæ Panormitanæ, et Nos Senatus, Populusque Panormitanus, Sanctissimi Domini nostri Domini Urbani Divina providentia Papæ Octavi, de tuæ gloriæ amplificatione benemeriti, ejusque prædecessorum Romanorum Pontificum, ac Sacrorum Conciliorum, Tridentini præsertim, probatissimorumque Patrum, universo fere populo Christiano plaudente, vestigiis inhærentes, in hoc tibi Sacro Templo, in hoc nobis læta, et fausta solemnitate, per merita Filii tui, Te jam ab ipsa æternitate sine peccato originali prævisam, et præservatam confitemur: testamurque Deum, et Filium tuum, Nos hanc sententiam de tua originali præservazione, nostro jam dudum insitam pectori, Deo inspirante constantissimè ad ultimum vitæ spiritum retenturos, atque a Nostris, quantum in nobis fuerit, teneri, ac doceri, Deo adjuvante curaturos: et insuper Conceptionis tuæ Sacratissimum diem festivitate solemni, ac ipsius pervigilium Ecclesiastico jejunio celebraturos. Ita vovemus. Ita spondemus. Ita juramus. Sic nos Deus adjuvet, et hæc Sancta Dei Evangelia. Quam assertionem, votum, et juramentum ad pedes SS Domini nostri Domini Urbani Papæ Octavi submittimus, ut hec omnia apostolica benedictione promovere dignetur. Tu ergo o fœlix, o summe fœlix Beatissima Virgo, que in eternitate ab ipso Deo electa fuisti, et preservata, Sanctissimum Dominum nostrum Urbanum Octavum diuturnitate felicissime pacis amplifica; Catholicum Regem nostrum Philippum, tue sine peccato Conceptioni constanter addictum, omnibus bonis accumula, et ineffabili pietatis tue largissimo dono diutius conserva: Universæ Reipublice Christiane perpetuam pacem, ac tranquillitatem elargire, et ut Filius tuus nobis omnibus, et huic huic populo animorum puritatem, corporum que incolumitatem concedat, et ab hac Civitate, ac toto Siciliæ Regno mortalitatis, et pestilentiæ flagellum avertat impetrare digneris piissima Mater. Amen“.

Terminata di leggersi la forma del Voto, il Ciantro, prima dignità nella Cattedrale dopo l’Arcivescovo, pigliato il libro dei Sacri Vangeli dalle mani del Maestro di Cerimonie e portatolo al Cardinale, l’apri dove è il Vangelo che leggesi nella messa del Ss. Sacramento e allora il Cardinale, deposta la mitra, stando in piè, a nome proprio e di tutto il Capitolo e Clero della Cattedrale e con le mani sul Vangelo confermò il Voto dicendo: “Sic voveo, sic juro, sic me Deus adjuvet et hac Sancta Dei Evangelia“, baciando dapoi con riverenza il libro. Accomodato poscia sopra d’un tavolino coperto di velluto e piomaccio di feta il sacrosanto Libro i n mezzo alla Sedia Arcivescovile e Reale, ivi li portarono a ratificare lo stesso voto successivamente genuflessi e riverenti á nome della Città: prima il Capitano e Giustiziere della Città di Palermo, D. Giovanni Ventimiglia; indi il Pretore D. Vincenzo del Bosco, Principe della Cattolica; e dapoi i Senatori […] e finalmente D. Giacomo Agliata, Sindaco e Procuratore Generale della Città, a nome del Popolo Palermitano, proferendo tutti con le stesse parole del Cardinale la conferma del Voto.
Al terminare questa non men tenera che divota funzione, non fu ordinario l’applauso della Città tutta poiché oltre il suono festivo delle trombe e tamburi e lo sparo di oltre a duecento mortaretti, che per tre volte si scaricarono, l’artIgliaria del Castello reale del Molo e Baluardi della Città col festevole rimbombo del cannone acclamarono l’atto della Palermitana divozione, tre volte svegliando fervidi affetti nei cuori di tutti verso l’Immacolata Concezione della Vergine, cavarono lagrime di tenerezza dagli occhi d’ognuno, onde il Popolo ebbro di gioia, scorrendo per la Città, prorompeva da per tutto in voci di giubilo dicendo: Viva l’Immacolata Concezione di Maria Vergine Concetta senza peccato originale.