Due sono in seno alla Chiesa gli Ordini che furono esplicitamente fondati per il riscatto dei cristiani caduti sotto la schiavitù dei musulmani: l’Ordine della Santissima Trinità e l’Ordine di Santa Maria della Mercede. Al primo, fondato dai santi Giovanni de Matha e Felice di Valois, e approvata da Innocenzo III il 17 dicembre 1198, si lega la figura del genio spagnolo Miguel de Cervantes, che oltre ad aver brillato nelle belle arti, militò nelle operazioni contro i Turchi (fu anche a Lepanto e vi fu ferito). Nel 1575 la sua galea viene assalita dal rinnegato Arnaut Mami e rimarrà prigioniero ad Algeri fino al 1580 quando riebbe la libertà, nei modi di cui al seguente articolo, grazie alla carità redentiva del padre trinitario Juan Gil.

Senza dubbio fra’ Juan Gil fa parte della storia dell’umanità come colui che ha guidato la redenzione in cui fu liberato Miguel de Cervantes.
Nel novembre 1578, il Ministro generale dell’Ordine della Santissima Trinità, fra’ Bernardo Dominici (1570-1597), presiede a Granada un capitolo congiunto delle province di Castiglia e Andalusia, che avevano trascurato per troppi anni l’opera di redenzione, e fissò una scadenza al 24 giugno 1579 per iniziare un nuova azione redentrice. A Madrid, nel palazzo drl Pardo, incontra il re Filippo II per spiegargli tutto ciò che era stato concordato, consegnargli il decreto finale del Capitolo e chiedergli la licenza e il sostegno per eseguire la redenzione. [1]
Alla data prevista, la notizia della redenzione viene bandita in tutto il regno, come sappiamo dalle dichiarazioni di Doña Leonor de Cortinas, madre di Cervantes.
Il 21 maggio 1579, il Consiglio provinciale di Castiglia, formato dal Ministro provinciale, fra’ Pedro de Bilbao e dai Definitori, fra’ Diego de Guzmán, Ministro di Salamanca, fra’ Antonio de Castañeda, Ministro di Cuenca, fra’ Gaspar de Prado e fra’ Gaspar de Río de Losa, riunito a Medina del Campo, nomina fra’ Juan Gil, che era allora Procuratore Generale dell’Ordine, Redentore Generale, e gli conferisce una procura per accompagnare fra’ Antón de la Bella, ministro di Baeza e Redentore della provincia dell’Andalusia, a soccorrere i prigionieri cristiani ad Algeri.
Con lettere date a Madrid il 12 e 13 agosto 1579, Felippo II concede ai redentori la licenza e l’incarico di recarsi ad Algeri per salvare i prigionieri e per ricevere e raccogliere i legati, le opere di carità e le elemosine che si fanno, nonché i testamenti e le ultime volontà, per la suddetta redenzione dei prigionieri. [3] Egli nomina anche D. Pedro de Anaya y Zúñiga notaio della redenzione.
I redentori si mettono quindi, secondo l’usanza dell’Ordine Trinitario, a raccogliere fondi per la missione redentrice.
Questi sono quelli che ottennero.

– Dalla Tertia Pars *, il 25 luglio 1579, il ministro di Madrid consegnò 3.572 ducati con 292 maravedíes, di cui 2.000 ducati appartenenti alla Tertia Pars dei conventi dell’Andalusia e il resto alla Tertia Pars dei conventi di Castiglia. Riceve anche altri 800 ducati consegnati da vari conventi trinitari dalla propria Tertia Pars.
– Felipe II ordina il 31 agosto 1579 che 190.000 maravedi siano consegnati a P. Juan Gil dall’ufficio contabile della Crociata.
– Il 20 agosto 1579, il signor Gallo consegnò 48.500 maravedi dalla fondo lasciata dal soldato Francisco de Carabanchel per la redenzione dei prigionieri, e che in seguito sarebbero serviti per completare il prezzo del riscatto di Cervantes.
– Il vescovo di Lugo, D. Juan Suárez de Carvajal, lascia 1.200 ducati in oggetti e indumenti in oro e seta per salvare donne e bambini, di cui 240.746 maravedies ottenuti con la loro vendita.
– Il Consiglio reale delle Indie ha contribuito con 253.784 maravedies.
. Il Consiglio degli ordini militari ha contribuito con 255.675 maravedies.
– Dalle collette fatte nelle città di Toledo, Salamanca, Villalón, Talavera de la Reina, Badajoz, Siviglia, Écija, Córdoba, La Rambla, Granada, Jerez, Puerto de Santa María, Antequera, Málaga, Baeza, Cuenca e altre più piccole 150.204 reales e 2 maravedíes.
– A Toledo acquistarono 40 dozzine di berretti, di cui una parte fu data al re di Algeri e ad altri importanti ministri, il resto fu venduto per aumentare i fondi di riscatto di 2.832 reales.
– A Córdoba, Jaén e Baeza acquistarono stoffe scarlatte e pregiate che tinsero a Valencia per darle ai principali signori di Algeri e poi venderle per aumentare il fondo di redenzione di 103.000 maravedies.

Il 22 maggio 1580 si imbarcarono finalmente nel Grao de Valencia sulla galea chiamata Santa María y Santa Olalla. Arrivarono ​​ad Algeri otto giorni dopo, il giorno dopo la festa della Santissima Trinità. La prima cosa che fecero fu distribuire i doni che stavano portando ai capi della città. Il 31 maggio furono presentati a Hassan Basha, re di Algeri, che chiese il 10% di tutto ciò che trasportavano come diritto di ingresso in città, 1.552 dobloni e quattro dozzine di berretti di Toledo per la merce e 1.833 reales per il denaro. P. Juan Gil fece un buon lavoro nel nascondere 2.415 scudi d’oro. Un turco voleva derubarli e ruppe una delle casse con 8.000 ducati, ma non poté prendere tutto, poiché qualcuno ha avvertito i redentori.
Il 12 giugno iniziò la redenzione. Prima riscattarono 13 prigionieri del re, per cento scudi ciascuno.
Alla fine di luglio ne avevano salvati altri 98, tra cui due frati trinitari, Antonio Munera e Diego López, per i quali pagarono rispettivamente 450 e 110 dobloni dall’elemosina dell’Ordine.
I redentori portavano aiuti per molti prigionieri, ma dopo molti via vai in tutta la regione non li trovarono: la maggior parte di loro era stata spedita come schiavi ai remi sulle navi turche che arrivavano in città.
I 111 prigionieri liberati salirono a bordo con padre Antón de la Bella diretti in Spagna sulla nave Santa María y San Nicolás insieme al cancelliere reale Pedro de Anaya; pagarono al comandante della nave due dobloni per ogni passeggero e arrivarono a Valencia il 5 agosto. Fra’ Antón de la Bella presentò il 6 dello stesso mese al Viceré di Valencia l’elenco dei redenti e con il permesso dell’Arcivescovo san Juan de Ribera fu organizzata la processione dal convento trinitario di Nuestra Señora del Remedio alla Cattedrale, portando quelli lo scapolare trinitario che li identificava come prigionieri liberati dalla Santissima Trinità. Tornati al convento mangiarono tutti e fu dato un brevetto che erano stati salvati, ognuno poi partì verso la propria terra.
P. Juan Gil rimase ad Algeri per sette mesi e mezzo e riuscì a salvare solo altri 42 prigionieri, poiché i suoi soldi erano finiti. Tra loro c’erano un altro trinitario, Juan de Santiago, salvato il 13 febbraio 1581 per 300 dobloni. Salvò pure una spina dalla corona di Cristo con altre reliquie, prese dai corsari turchi a Tortosa dal marchese di Ayamonte nel 1580, per 92 dobloni. Ne rimandava in Europa: 6 a Valencia nell’ottobre 1580; 2 in Sicilia nel dicembre 1580; e il 12 marzo 1581 egli stesso si imbarcò con 25 prigionieri nella Saetía chiamata Santa María y San Nicolás, e sbarcarono a Denia e da lì si recarono a Valencia, dove ebbe luogo la tradizionale processione dei riscattati dal convento trinitario del Remedio alla Cattedrale. In totale, 186 prigionieri erano stati salvati.
In quest’ultimo gruppo di riscattati c’era un certo Miguel de Cervantes, catturato sulla goletta Sol il 26 settembre 1575, vicino a Marsiglia. Fu portato ad Algeri, insieme a suo fratello Rodrigo e ad altri prigionieri e trascorse cinque anni nei bagni. Lì organizzò quattro piani di fuga per sé e per i suoi compagni. Al secondo tentativo, il re costrinse il padrone di Cervantes a dargli uno schiavo così pericoloso per 500 scudi. La madre di Miguel de Cervantes aveva dato 250 ducati ai Trinitari per il loro salvataggio, e la sorella altri 50.
Fra’ Juan Gil divenne amico di Miguel de Cervantes ma il salvataggio fu complicato perché il suo padrone, che non era altri che lo stesso re-governatore che aveva finito il suo governo ad Algeri e si preparava a tornare a Costantinopoli, chiese la stessa cifra che aveva pagato per lui. All’ultimo momento, quasi in partenza, fra’ Juan Gil riuscì a raccogliere i 500 ducati d’oro di Spagna e salvò Miguel de Cervantes.

En la ciudad de Argel, a diez y nueve del mes de septiembre, en presencia de mí, el dicho notario, el M. R. P. Fr. Juan Gil redentor susodicho, rescató a Miguel de Cevantes, natural de Alcalá de Henares, de edad de treinta y un años, hijo de Rodrigo de Cervantes y de doña Leonor de Cortinas, vecinos de la villa de Madrid, mediano de cuerpo, bien barbado, estropeado del brazo y mano izquierda, cautivo en la galera Sol, yendo de Nápoles a España, donde estuvo mucho tiempo al servicio de S.M. Perdióse a 26 de septiembre del año 1575. Estaba en poder de Azán Bajá, rey; y costó su rescate quinientos escudos de oro en oro. No le quería dar su patrón si no le daban escudos de oro, en oro de España, porque si no, le llevaba a Constantinopla. Y así, atento a esta necesidad y que este cristiano no se perdiese en tierra de moros, se buscaron entre mercaderes doscientos veinte escudos, a razón cada uno de ciento veinte y cinco ásperos; porque los demás, que fueron doscientos ochenta, había de la limosna de la Redención; y los quinientos escudos son y hacen doblas, a razón de ciento y cinco ásperos cada escudo, mil trescientas cuarenta doblas. Tuvo de adyutorio trescientos ducados. Fue ayudado con la limosna de Francisco Carabanchel, del Consejo de S.M., con cincuenta sobas; y de la limosna general de la Orden fue ayudado con otras cincuenta; las demás restantes, a cumplimiento de las mil y trescientas cuarenta, hizo obligación de pagarlas a la dicha Orden, por ser maravedíes para otros cautivos, que dieron deudos en España para sus rescates, y por no estar presentes en Argel, no se han rescatado, y estar obligada la dicha Orden a volver a las partes su dinero, no rescatando los tales cautivos. Y más se dieron nueve doblas a los oficiales de la galera del dicho rey Azán Bajá, que pidieron sus derechos.
En fe de lo cual lo firmaron de sus nombres, testigos: Alonso Verdugo, Francisco de Aguilar, Miguel Molina, Rodrigo de Frías, cristianos.
Fray Juan Gil.
Pasó ante mí, Pedro de Rivera, notario apostólico

E Cervantes, che sempre fece della gratitudine un culto, dedicò questi versi a Juan Gil dalla sua commedia El trato del Argel del 1584:

Albricias, caro Aurelio, que es llegado
un navío de España; y todos dicen
que es de limosna, cierto; en el cual viene
un fraile trinitario, cristianísimo,
amigo de haçer bien y conocido,
porque ha estado otra vez en esta tierra
rescatando christianos, y da exemplo
de mucha cristiandad y gran prudencia.
Su nombre es Fray Juan Gil.

E nel suo romanzo La española inglesa (1613), mette queste parole in bocca a Ricaredo, il protagonista:

Trujéronnos a Argel, donde hallé que estaban rescatando los padres de la Santísima Trinidad; hablélos, díjeles quién era; y movidos por la caridad, aunque yo era extranjero, me rescataron en esta forma: que dieron por mí trescientos ducados, los ciento luego, y los doscientos cuando volviese el bajel de la limosna a rescatar al padre de la redención, que se quedaba en Argel empeñado en cuatro mil ducados, que había gastado más de lo que traía, porque a toda esta misericordia y liberalidad se extiende la caridad de estos Padres, que dan su libertad por la ajena y se quedan cautivos por rescatar los cautivos.

Il 28 novembre 1608, nel convento dei Trinitari scalzi di Madrid, fu fondata la Esclavonía del Santísimo Sacramento, in cui Miguel de Cervantes fu ricevuto il 17 aprile dell’anno successivo. E in segno di gratitudine al grande amore e predilezione per l’Ordine Trinitario, ordinò di essere sepolto presso le Monache Trinitarie, come recita il suo certificato di morte il 23 aprile 1616.

* Come prescritto dalla Regola dell’Ordine, scritta da San Giovanni de Mata e approvata da Innocenzo III, di tutti i beni ricevuti in ciascuna Casa della Santissima Trinità, una terza parte deve essere riservata per la redenzione dei prigionieri.

Fonte : es.wikipedia.org. Traduzione a cura della redazione.
Immagine : Juan de Jáuregui (attribuito), Ritratto di Miguel de Cervantes, 1600, Real Academia de la Historia, Madrid. da commons.wikimedia.org

Fray Juan Gil
[da mentideroliterario.es]