Dal sito della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fsspx.news, continuiamo a riprendere alcuni pensieri di san Bernardo sul tempo sacro dell’Avvento. Un’ottima meditazione per il Mercoledì delle Quattro Tempora d’Avvento in cui la Chiesa Romana contempla il mistero adorabile dell’Annunciazione della Vergine e dell’Incarnazione del Verbo.
Quando ci siamo chiesti chi è che viene, abbiamo scoperto che è un ospite di grande e ineffabile maestà.
E, quando abbiamo cercato da dove provenisse, ecco che abbiamo visto una strada di immensa lunghezza dispiegarsi davanti ai nostri occhi, come il Profeta aveva detto sotto ispirazione dello Spirito: “Ecco la maestà del Signore che viene da lontano (Is. 30, 27)”.
Infine a questa domanda “dove viene?”, abbiamo riconosciuto l’inestimabile e quasi incomprensibile onore che si è degnato di farci discendendo da sublimi altezze nell’orribile soggiorno della nostra prigione.
Chi potrebbe dubitare che non ci sia voluto niente di meno che una causa importante perché una così grande Maestà si degnasse di discendere da così lontano in un soggiorno tanto indegno di lei?
Infatti, il motivo che l’ha determinato è molto grande, perché non è altro che una grande misericordia, una grande compassione e un’immensa carità.
In effetti, per cosa dobbiamo credere che sia venuto? Questo è il punto che ora dobbiamo chiarire. Non abbiamo bisogno di farci troppi problemi per questo, poiché le sue parole e le sue azioni ci gridano ad alta voce il motivo della sua venuta. Poiché è per cercare la centesima pecora smarrita ed errante che discese in fretta dalle montagne celesti; è per noi che è venuto, “affinché siano proclamati più altamente a lode del Signore le sue misericordie e le sue meraviglie per i figlioli degli uomini” (Sal 106, 8). Quanto è grande l’onore che ci fa il Dio che viene a cercarci!
Dobbiamo anche considerare in quali tempi è venuto il Salvatore. Ora lui è venuto come sapete, credo, non all’inizio, non a metà, ma alla fine dei tempi.
Non è senza motivo, ma con grande ragione, al contrario, che la Sapienza per eccellenza ha regolato che avrebbe portato aiuto agli uomini solo quando gli fosse stato più necessario, perché non ignora che i figli di Adamo sono inclini all’ingratitudine. Ora si può dire con verità che la notte si stava già avvicinando, che il giorno stava tramontando, che il sole della giustizia era calato un po’ all’orizzonte, e non riversava più sulla terra che raggi quasi spenti e un flebile calore. Perché la luce della conoscenza di Dio era divenuta molto debole, nello stesso tempo in cui, sotto il gelido manto dell’iniquità, il calore della carità era notevolmente diminuito.
Non c’erano più apparizioni di angeli, non più profeti che alzavano la voce; sembra che, sopraffatti dalla disperazione alla vista dell’eccessivo indurimento e caparbietà degli uomini, gli uni abbiano cessato di apparire e gli altri di parlare. Ma, dice il Figlio, “è allora che ho esclamato, eccomi, vengo io” (Sal 39, 9). L’Apostolo ha detto “quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio” (Ga. 4, 4) perché la pienezza e l’abbondanza delle cose del tempo avevano prodotto l’oblio e la fame di quelle dell’eternità. Quindi era giusto che l’eternità venisse, poiché prevaleva la temporalità.
Immagine: Francisco de Zurbarán, Annunciazione, 1650, Philadelphia Museum of Art. L’Annunciazione è il mistero che si celebra il mercoledì dei quattro tempi d’Avvento.