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di Massimo Micaletti

In occasione dell’anniversario della barbarie dell’introduzione del divorzio, che tante tragedie familiari, economiche e sociali ha provocato, riprendo un brano di Pio XII, tratto dalla Sertum Laetitiae, Enciclica che Pio XII dedicò nel 1939 ai 150 anni della costituzione della gerarchia ecclesiastica negli Stati Uniti d’America (testo integrale qui).

Il Pontefice si sofferma sulla bellezza del matrimonio cristiano, per poi ammonire sulle conseguenze gravissime della legalizzazione dell’atto distruttivo della famiglia. Il Papa è consapevole che la rinuncia alla tutela legale dell’indissolubilità del matrimonio comporta una destabilizzazione di tutta la società che può ben essere compresa anche da chi è lontano dalla Fede e aggiunge al proprio pensiero quello di Leone XIII che già decenni prima aveva messo in guardia su quello che la nostra civiltà rischiava annullando la rilevanza legale del matrimonio come mattone e fondamento della società. Pio XII ha sotto gli occhi la condizione degli Stati Uniti degli Anni Quaranta, già colpiti dal fenomeno, ed indica i guasti che esso produce, auspicandone il contrasto fermo da parte dei legislatori ed esortando le gerarchie cattoliche ad operare in tal senso. Chiede inoltre ai sacerdoti una sana e solida formazione sulle cose e sulle novità del mondo e ai laici di munirsi di una valida preparazione religiosa: questo affinché “i singoli fedeli ricevano in tutta la sua pienezza l’insegnamento delle verità divine e i popoli abbiano chiaro il cammino che conduce alla salvezza”.

La Chiesa indicava dunque con chiarezza la via, senza ambiguità e senza desiderio di piacere al mondo, opponendosi al piano inclinato verso il peccato anziché, come avviene oggi troppo spesso, assecondarlo sperando di potere, per via, rallentare la caduta di qualche anima. La distanza da quanto possiamo leggere e constatare ai nostri tempi è siderale e non necessita di illustrazione.

Preghiamo perché le giovani coppie abbiano presente con sempre maggiore chiarezza che il divorzio e tutti gli annessi sono armamentari vecchi e borghesi, non degni di un cattolico che vive con entusiasmo e Fede, pronto al perdono e all’ascolto, alla prima Carità che è quella verso chi si è scelto di avere accanto per tutta la vita. E preghiamo anche affinché le persone che hanno subito questa ingiustizia – il coniuge abbandonato, i figli che hanno visto la famiglia cambiare e sgretolarsi, le persone care che hanno assistito impotenti al finire della coppia – possano conservare la Fede, la carità di perdonare, la speranza di vedere la loro sofferenza accolta e consolata.

Che cosa vi può essere in terra di più sereno e lieto che la famiglia cristiana? Sorta presso l’altare del Signore, dove l’amore è stato proclamato santo vincolo indissolubile, nello stesso amore, che la grazia superna nutre, si solidifica e cresce. Ivi «onorato è il connubio presso tutti e il talamo è immacolato» (Eb 13,4); le pareti tranquille non risuonano di litigi, né sono testimoni di segreti martirii per la rivelazione di astuti sotterfugi di infedeltà; la solidissima fiducia allontana la spina del sospetto; nella vicendevole benevolenza si sopiscono i dolori, si accrescono le gioie. Ivi i figli non sono considerati gravi pesi, ma dolci pegni; né un vituperevole motivo utilitario o la ricerca di sterile voluttà fanno sì che sia impedito il dono della vita e venga in dissuetudine il soave nome di fratello e sorella. Con quale studio i genitori si dànno premura, perché i figli non soltanto crescano vigorosi fisicamente, ma perché seguendo le vie degli avi, che spesso loro sono ricordati, siano adorni della luce che deriva dalla professione della fede purissima e dall’onestà morale. Commossi per tanti benefici, i figli ritengono loro massimo dovere quello di onorare i genitori, di assecondare i loro desideri, di sostenerli nella vecchiaia con il loro fedele aiuto, di rendere lieta la loro canizie con un affetto che, non spento dalla morte, nella reggia del cielo sarà reso più glorioso e più completo. I componenti la famiglia cristiana, non queruli nelle avversità, non ingrati nella prosperità, sono sempre pieni di confidenza in Dio, al cui impero obbediscono, nel cui volere s’acquietano e il cui soccorso non invano aspettano.

A costituire e a mantenere le famiglie secondo la norma della sapienza evangelica esortino dunque spesso i fedeli coloro, che nelle chiese hanno funzioni direttive o di magistero e che pertanto si industriano con assidua cura per preparare al Signore un popolo perfetto. Per la stessa ragione bisogna pure sommamente attendere a questo, che il dogma cioè dell’unità e indissolubilità del matrimonio da quanti accedono alle nozze sia conosciuto in tutta la sua importanza religiosa e santamente rispettato. Che tale capitale punto della dottrina cattolica abbia una valida efficacia per la salda compagine familiare, per le progressive sorti della società civile, per la santità del popolo e per una civiltà, la cui luce non sia falsa e fatua, riconoscono pure non pochi, i quali, sebbene lontani dalla nostra fede, sono ragguardevoli per senno politico. Oh, se la patria vostra avesse conosciuto per esperienza di altri e non già da domestici esempi il cumulo di danni che produce la licenza dei divorzi! Consigli la riverenza verso la religione, consigli la pietà verso il grande popolo americano energiche azioni, perché il morbo purtroppo imperversante sia curato radicalmente. Le conseguenze di tale male così sono state descritte da papa Leone XIII, con termini che scolpiscono il vero: «A causa dei divorzi il patto nuziale è soggetto a mutabilità; si indebolisce l’affetto; sono dati perniciosi incentivi all’infedeltà coniugale; ricevono danno la cura e l’educazione della prole; si offre facile occasione a scomporre la società domestica; si gettano semi di discordie tra le famiglie; è diminuita e depressa la dignità della donna la quale corre pericolo di essere abbandonata dopo che ha servito come strumento di piacere al marito. E poiché a rovinare la famiglia, a minare la potenza dei regni nulla tanto vale quanto la corruzione dei costumi, facilmente si intuisce che il divorzio è quanto mai nocivo alla prosperità delle famiglie e degli stati».

Quanto alle nozze, nelle quali l’una e l’altra parte dissenta circa il dogma cattolico o non abbia ricevuto il sacramento del battesimo, Noi siamo sicuri che voi osserverete esattamente le prescrizioni del Codice di diritto canonico. Tali matrimoni infatti, come a voi consta per larga esperienza, sono raramente felici e sogliono cagionare gravi perdite alla chiesa cattolica.

Ad ovviare a danni sì gravi, ecco il mezzo efficace: che i singoli fedeli ricevano in tutta la sua pienezza l’insegnamento delle verità divine e i popoli abbiano chiaro il cammino che conduce alla salvezza. Esortiamo pertanto i sacerdoti a cercare che la loro scienza delle cose divine e umane sia copiosa: non vivano contenti delle cognizioni intellettuali acquisite nell’età giovanile; con attenta indagine considerino la legge del Signore, i cui oracoli sono più puri dell’argento; continuamente gustino e assaporino le caste delizie della sacra Scrittura; col progredire degli anni studino con maggior profondità la storia della chiesa, i dogmi, i sacramenti, i diritti, le prescrizioni, la liturgia, la lingua di essa, in modo che in loro il progresso intellettuale proceda di pari passo con quello delle virtù. Coltivino pure gli studi letterari e delle discipline profane, specialmente quelle che sono maggiormente connesse con la religione, affinché con lucido pensiero e labbro facondo possano impartire l’insegnamento di grazia e di salute, capaci di piegare anche i dotti ingegni al lieve peso e giogo dell’evangelo di Cristo. Felice la chiesa se così «sarà fondata sugli zaffiri» (cf. Is 54,11). Le esigenze dei tempi attuali inoltre richiedono che anche i laici, specialmente quelli che coadiuvano l’esercizio dell’apostolato gerarchico, si procurino un tesoro di cognizioni religiose, non povero ed esile, ma solido e ricco, mediante le biblioteche, le discussioni, i circoli di cultura: così trarranno grande giovamento per se stessi, potranno insegnare agli ignoranti, confutare gli avversari caparbi ed essere utili agli amici buoni“.


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